Di Daniele Capezzone | 12 Maggio 2025
Referendum per rendere la sinistra strutturalmente minoritaria?
Che dire sui referendum? Non è nostro compito dare consigli alla sinistra italiana, che sa benissimo sbagliare da sola.
Giornalista, già segretario dei Radicali italiani e, successivamente, parlamentare del PdL, di cui è stato anche portavoce. È considerato uno dei più influenti pensatori e opinionisti dell'area liberal-conservatrice italiana. Autore di numerose pubblicazioni, è stato per anni una firma di punta del quotidiano La Verità. Oggi è direttore editoriale di Libero.
Che dire sui referendum? Non è nostro compito dare consigli alla sinistra italiana, che sa benissimo sbagliare da sola.
Se vi capita di entrare nella “bubble”, nella bolla politico-mediatica di Roma Centro, insomma se prendete un caffè con un esponente politico (a voi la scelta sullo schieramento), dopo quattro-cinque minuti di convenevoli (Trump, il Papa, il meteo, i ponti di primavera) si arriverà dritti a ciò che oggi sta a cuore a diversi onorevoli. Chi per speranza, chi per timore, chi per comprensione di ciò che si muove davvero tra i leader, chi come meno consapevole massa di manovra parlamentare. Sto parlando della eventuale modifica della legge elettorale.
Daniele Capezzone si chiede se la morte iper-mediatizzata di Bergoglio sia stata anche un modo di riflettere su vite prive di ricerca intima.
cosa lascerò? Quella domanda che ogni politico dovrebbe imparare a farsi. E di cui forse dovrebbe imparare anche la risposta.
Dopo la promozione da parte di Standard & Poor’s Daniele Capezzone si chiede se non sia il momento di tagli fiscali per le classi medie.
Certificata una condizione politicamente gregaria del Pd rispetto ai Cinquestelle, nonostante il noto assetto del consenso elettorale
Le opposizioni in ultima analisi non sembrano dotate di ciò che servirebbe per entrare in partita. Sono divise, disarticolate.
Scrissi che l’attuale legislatura non ha granché da dire. Da allora a oggi, la sensazione non è cambiata. Di Daniele Capezzone.
Davanti a questo brusco voltapagina servirebbero sangue freddo, pragmatismo, adattabilità, flessibilità, spirito negoziale.
Sui grandi temi la politica rischia l’autoreferenzialità, senza capire le paure della gente. Un esempio su tutti è il dibattito sulla guerra.
Si può essere pro Trump o anti Trump: ma varrebbe la pena di non negare la realtà. Rifiutarsi di accettarlo come interlocutore a cosa serve?
Ogni giorno un’invettiva, una protesta. Ma è davvero sempre colpa degli altri? L’Europa condanna salvo poi passare alla cassa degli Usa.