Politica

Il centrodestra fa quadrato. Meloni prepara la volata verso Palazzo Chigi

28
Luglio 2022
Di Alessandro Caruso

Strizza l’occhio al centro, abbassa i toni duri, tratta con gli alleati, li striglia. E blinda il suo consenso. È dalla convention di Milano di quel Primo maggio alternativo che Giorgia Meloni sembra avere colto l’importanza della sfida che si sta giocando, quella che potrebbe portarla alla guida del paese. E dall’esito del vertice del centrodestra di ieri alla Camera dei Deputati è arrivata la conferma. Il suo obiettivo era convincere gli alleati, soprattutto un recalcitrante Berlusconi, ad approvare il principio che governa chi prende più voti. E l’ha ottenuto. Voleva ottimizzare il più possibile il volume del consenso accumulato in questi tanti anni di opposizione. E ci è riuscita. Lo ha fatto mediando sulle candidature nei collegi. L’accordo raggiunto, infatti, prevede che la ripartizione dei candidati nei 221 collegi in cui il centrodestra correrà unito, lo schema sarà il seguente: 98 a FdI, 70 a Lega, 42 a FI-Udc e 11 a Noi con l’Italia e Coraggio Italia. La Meloni si è mostrata molto “accomodante e generosa”, perché ha acconsentito alla presa in carico della quota minima di 11 collegi destinati ai centristi».

I leader del centrodestra hanno raggiunto pieno accordo e avviato il lavoro con l’obiettivo di vincere le prossime elezioni politiche e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo, informa la nota diffusa al termine della riunione. Presenteranno anche una lista unica nelle circoscrizioni estere e hanno istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore. “L’unità del centrodestra è la migliore risposta possibile alle accuse e gli attacchi, spesso volgari, di una sinistra ormai allo sbando, con una coalizione improvvisata, che gli italiani manderanno a casa il prossimo 25 settembre”. Concludono. Tuttavia la pax è retta dagli interessi. E Giorgia Meloni è anche scaltra e si muove già da leader, che non vuole sacrificare la sua reputazione per gli errori degli altri. Alleati sì, ma non fratelli. Gli unici “fratelli” che riconosce sono i Fratelli d’Italia. E uno dei maggiori, nonché fidato consigliere, è Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera. È a lui che Giorgia ha affidato la prima reazione sull’inchiesta che rivela alcuni presunti contatti nei mesi scorsi: «Se ci imbarazza l’inchiesta sui legami tra Lega e Russia? Le questioni di carattere internazionale vanno chiarite e approfondite. Noi non siamo imbarazzati rispetto a nulla, l’Italia è dalla parte dell’Occidente. Noi siamo al fianco dei nostri alleati», ha detto. E ribatte: «Con i se non si fanno cose serie. La richiesta di verificare è legittima». Fratelli d’Italia si è anche già smarcata dalle ambiguità sulla politica estera. Da tempo ormai il partito è schierato con gli Alleati per eccellenza. Lo ha confermato anche Adolfo Urso pochi giorni fa al Senato alla presentazione del Transatlantic Investment Committee, alla presenza degli emissari dell’ambasciata Usa in Italia: «Se andremo noi al governo, cosa molto probabile, sicuramente le relazioni bilaterali tra Italia e USA non ne risentiranno – ha riportato in esclusiva The Watcher Post -. Crediamo molto nell’amicizia tra i nostri paesi e quindi sicuramente agiremo nel segno della continuità». Ed è anche sotto i suoi radar che dovrebbe passare l’inchiesta dei rapporti Lega-Russia, visto che Letta ha annunciato che sottoporrà la questione al Copasir, che Urso presiede.
L’unica accusa da cui Giorgia Meloni e fratelli dovranno continuare a difendersi sarà probabilmente quella di essere considerati “fascisti” dai principali oppositori. Poca roba rispetto alle previsioni. Sicuramente la sinistra ha nella Garbatella un avversario temibile. E la strategia che il centrosinistra sta seguendo al momento sembra essere quella di puntare sull’indebolimento della parte più fragile della coalizione.

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