Politica

Primo maggio diviso. La Meloni striglia i sindacati e punta il governo

02
Maggio 2022
Di Giampiero Cinelli

Il primo maggio è innanzitutto una giornata simbolica. Ma oggi, in un mondo che ci spinge continuamente a interrogarci su cosa resta dei classici schemi interpretativi a cui siamo abituati, c’è chi ai classici simboli vuole porsi come alternativa. Domenica a Roma c’era il concerto organizzato dai sindacati confederati Cgil, Cisl e Uil, celebrando la festa dei lavoratori. Quelli che vivono di busta paga. A Milano, invece, è andata in scena la Convention di Fratelli D’Italia, cominciata due giorni prima, culminata nel discorso di Giorgia Meloni. Pure lei si è rivolta ai lavoratori. Ma soprattutto agli autonomi.

Su quale lavoro insomma si fonda l’Italia? Sul lavoro salariato della grande massa, o su quello delle partite iva, fatto di tante categorie penalizzate dalle politiche pandemiche? La differenziazione posta da Fratelli D’Italia è netta. Per il timbro dell’incontro e non a caso anche per la musica scelta. Quella giovanile e pop, interpretata da una generazione sempre più orientata al ripensamento dei costumi e dei valori. E quella classica sul palco del partito conservatore, con un’orchestra diretta da Beatrice Venezi, a cercare di richiamare, con le arie di Vivaldi, Puccini e Verdi quel senso solenne di storia comune e appartenenza. Il Va Pensiero come ispiratore di un «Nuovo Risorgimento», ha detto appunto Meloni. 

Risorgere da cosa e per cosa. Questo dovrà essere inquadrato: i sindacati domenica l’hanno voluto chiarire manifestando ad Assisi a favore della pace, siccome senza la pace ogni altro diritto come quello al lavoro e agli aumenti salariali vengono condizionati. Meno conciliante in merito Giorgia Meloni, che ha esortato Biden a farsi carico degli effetti delle sanzioni ma ha affermato che il blocco opposto alla Nato non può vincere, perché la Cina diverrebbe ancora più dominante. Il collocamento internazionale dunque adesso non è più equivocabile, «si va al governo da filo-atlantisti. Con il centrodestra o da soli». Un messaggio neanche troppo velato diretto a Salvini, assente all’evento, e molto più ondivago in politica estera. La leader di Fdi ha fatto parlare le associazioni dei cuochi, dei gestori delle discoteche, i titolari di stabilimenti balneari spaventati dalla direttiva Bolkestein. L’impressione è che ci fossero due paesi diversi riuniti nel giorno in cui tutti dovrebbero sentirsi rappresentati. E se è vero che non esiste un sindacato propriamente inteso per le piccole ditte individuali, è altrettanto vero che anche il più ampio versante del lavoro dipendente ha perso negli ultimi trent’anni tutele e benessere. Subendo un deterioramento delle condizioni e il ristagno delle paghe. La destra di Giorgia Meloni (e dei suoi alleati vogliamo presumere) ha il compito di ridefinire una strategia politica e un patto sociale che armonizzi le due macro-categorie. Da sempre un compito difficile, anche per le sinistre. Secondo lei lo si può fare iniziando a vedere con occhio più critico il processo di globalizzazione e il modello di sviluppo intergovernativo, che Draghi dovrebbe interpretare meglio nei tavoli europei. 

https://twitter.com/GiorgiaMeloni/status/1520731339317780480?s=20&t=_gQjI2ZSenbbT766JTHjug

Guardare alla patria senza nazionalismi. Essere associati al fascismo cozza con il porsi sull’asse di Washington e non gioverebbe a un partito che viste le ambizioni di governo ha bisogno di intercettare l’elettorato centrista.  «I saluti romani sono roba fuori dal tempo e un clamoroso errore. Un assist per chi non ha argomenti. La questione Almirante l’aveva chiusa nel 1969», ha affermato alla convention Ignazio La Russa. C’era ospite il sindaco di Milano Beppe Sala, il quale è intervenuto in modo più critico: «Si parla di appunti per una politica conservatrice. Abbiamo verificato che le politiche sovraniste, pronte a esasperare una tensione collettiva, finiscono per cozzare le une contro le altre, rischiando di demolire l’idea stessa di Europa. È questa la dinamica che si vuole conservare?».

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