Politica

Elezioni tedesche, finisce l’era di Frau Angela. Gli scenari dietro la nuova Koalition locomotiva UE

16
Agosto 2021
Di Marco Cossu

Dopo 16 anni di Cancelleria Angela Merkel si prepara a cedere la guida della locomotiva tedesca. Anni di indiscussa leadership da madre padrona dell’Europa Unita, capace di sopravvivere alle intemperie della grande recessione. Lady austerity ha guidato la Germania tra crisi dei mutui subprime, esplosione dei debiti sovrani e scandali industriali. Ha resistito alla grande onda populista, alla crisi dei partiti e da ultimo all’emergenza sanitaria. Una delle leadership democratiche più forti e longeve del mondo occidentale, sicuramente la donna europea più influente di questi primi vent’anni del secolo. Angela è un leader longevo capace di superare in durata anche la Lady di Ferro, Margareth Thatcher, First Minister del Regno Unito per 11 anni. Le leadership però, si sa, come i cicli politici dominati da ferree leggi, si consumano e si spengono. La Germania finita l’estate vivrà entrambe le esperienze e dovrà fare i conti con l’addio della sua leader e con la crisi del sistema partitico.

La fine della leader
Che Angela Merkel non si ricandiderà alle prossime elezioni si sapeva già dall’ottobre del 2018. La cancelliera lo aveva annunciato dopo la perdita della maggioranza assoluta al parlamento bavarese, storica roccaforte della CSU (sorella locale della CDU) e alla luce del calo dei consensi in Assia. Una presa di responsabilità accompagnata dalla decisione di voler abbandonare la guida della CDU. Inscindibili per lei il ruolo di Presidente del partito e quello di cancelliere. Per i cristiano democratici d’altronde non sono stati anni particolarmente felici. Dalle elezioni federali del 2013 la CDU/CSU è passata a livello nazionale da oltre il 40% dei consensi alla stima attuale del 23%. Quasi un dimezzamento. L’emergenza sanitaria sembrava aver rafforzato il partito, ma una serie di scandali sulla sanità che ha coinvolto dei parlamentari per aver ricevuto delle tangenti sulla vendita di mascherine ha invertito il trend positivo. A questo si aggiungono i malumori dell’opinione pubblica legati alla gestione della campagna vaccinale. Lontana dai fasti del passato la CDU/CSU è costretta da qualche anno a spartire il governo del Paese con un altro storico partito tedesco, l’SPD. I socialisti stanno recuperando terreno e corrono verso la cancelleria con il ministro delle Finanze Olaf Scholz. Per il futuro si immaginano tuttavia nuove alchimie di governo.

I nuovi schieramenti
Le elezioni di settembre potrebbero dare vita a un quadro molto frammentato. La Große Koalition, nata nel 2017, potrebbe trasformarsi in una grossissima Koalition che includerebbe nel governo anche i liberali. Una conventio ad excludendum volta a tagliare fuori estrema destra e Verdi, che nei mesi scorsi avevano vissuto un vero e proprio boom. Il tema ambientale, storicamente molto sentito dall’opinione pubblica tedesca, occupa un posto importante nella corsa per il rinnovo del Bundestag. Annalena Baerbock, candidata alla cancelleria dei Verdi, era stata presentata al mondo come l’alternativa ad Angela Merkel. In un primo momento era stata brava a capitalizzare consensi sull’onda verde, tanto da superare nei sondaggi con il suo partito la stessa CDU. La Baerbock però non è riuscita a reggere sotto il fuoco incrociato degli altri partiti, perdendo consensi a causa delle accuse di plagio riferite al suo ultimo libro, “Jetz” (Adesso), in cui alcune pagine sarebbero state copiate senza citazione dal quotidiano Der Spiegel, da riviste di politica estera e da alcuni giornali online. Un quadro complesso che rende ancora più difficile la “successione” ad Angela Merkel. Al momento il favorito alla cancelleria sembra essere ​​Armin Laschet, attuale presidente della CDU, nome che però non infiamma i tedeschi.

I sondaggi
Il 26 settembre si terranno le elezioni federali e i Tedeschi saranno chiamati a scegliere i propri rappresentanti al Bundestag. Gli ultimi sondaggi di Forsa parlano di una CDU/CSU in calo. Un -3% che porta il partito al 23% (nelle federali del 2017 la coalizione valeva il 30,2%). L’altro storico partito, l’SPD, raggiungerebbe il 19% guadagnando 3 punti percentuali. Per i socialisti tedeschi si tratta della più grande crescita degli ultimi anni. Vera sorpresa degli ultimi anni i Verdi guidati da Annalena Baerbock che si attestano al 20%,  nonostante il recente crollo nei sondaggi. Scenari per il prossimo governo? Potrebbero giocare un ruolo importante i liberali del FBD, aprendo la strada alla grossissima Koalition guidata da un leader che già si annuncia già debole in partenza.

La fine dell’austerity e il ritorno di Draghi
La fine del cancellierato di Angela Merkel potrebbe rappresentare la conclusione di un lungo ed importante ciclo storico e politico che ha visto di fatto la Germania dominare sul resto del Continente. Da un lato c’è l’ulteriore frammentazione del sistema politico – orfano della presenza catalizzatrice di Angela Merkel – dall’altra la fine di un ordine regolatorio non solo tedesco ma europeo, basato sull’austerità. La crisi pandemica, nonostante le resistenze dei “paesi frugali” (avamposto tedesco) ha mandato in tilt il sistema dell’austerity inaugurato negli anni della Grande Recessione. L’Unione Europea, nonostante le resistenze, ha riaperto i rubinetti, spostato i paletti del rigore e dato il via, anche se tra mille ritardi, a Recovery Plan e Next Generation EU. Anche l’inflazione, vero totem della politica economica tedesca, è tornata a salire. La fine e l’inizio di un nuovo ciclo, non solo per la Germania ma per tutta l’Unione Europea. Puntualissimo quanto significativo il ritorno sulla scena di Mario Draghi, l’uomo del “Whatever it takes”. L’ex numero uno della BCE, ha dalla sua non solo il fattore tempo ma anche la possibilità di scegliere diverse strade: succedere a Mattarella (al momento la meno probabile), concludere il suo incarico sino a fine legislatura, (e perché no?) puntare ad un secondo mandato a Palazzo Chigi, ambire alla Presidenza della Commissione Europea. Ognuna di queste strade, Italia premettendo, gli consentirebbe un ruolo da protagonista. Una domanda per l’estate. Sarà lui il vero erede della Merkel?   

 

Photo Credits: Rete Clima

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