Esteri
Ucraina: niente tregua; ipotesi vertice a tre con la Russia
Di Giampiero Gramaglia
È durato poco, un’ora appena; ed è servito a poco, il secondo incontro diretto tra Ucraina e Russia, oggi, a Istanbul: niente tregua, figuriamoci la pace. Ma non diciamolo alle centinaia di prigionieri che torneranno a casa, dall’una e dall’altra parte; alle 6.000 famiglie ucraine cui saranno consegnati i cadaveri dei loro cari. Per i prigionieri che torneranno a casa, per le famiglie dei caduti, l’incontro di Istanbul è stato un successo: una festa, o il modo per chiudere un lutto.
E c’è già la prospettiva di un terzo appuntamento, più o meno fra tre settimane, e sempre a Istanbul. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alza di nuovo la barra: solo un vertice può risolvere i problemi, colmare le distanze. Il presidente turco RacepTayyip Erdogan è pronto a fare partire gli inviti, oltre che aZelensky, ai presidenti russo Vladimir Putin e Usa Donald Trump. Sempre che loro siano pronti ad accettare. E non è affatto detto, soprattutto per quanto riguarda Putin.
Lo scambio concordato segue quello di mille prigionieri per parte deciso al primo incontro, a metà maggio, e già attuato: riguarda tutti i militari sotto i 25 anni catturati dal nemico e i feriti gravi. L’Ucraina ha anche consegnato alla Russia una lista di bambini deportati, di cui chiede il ritorno alle loro case, alle loro famiglie.
La delegazione ucraina, guidata dal ministro della Difesa RustemUmerov, ha chiesto una tregua senza condizioni di 30 giorni, il rilascio dei prigionieri e un incontro fra i presidenti. Quella russa, guidata da Vladimir Medinsky, consigliere di Putin, ha risposto offredno un cessate-il-fuoco di due o tre giorni lungo settori del fronte specifici, ha concordato in buona parte sul rilascio dei prigionieri e ha rimesso a Putin la decisione sul Vertice.
“Dobbiamo far sì che la diplomazia non sia vuota. La base di partenza deve essere la tregua. Se Istanbul non porterà a niente, ci vorranno nuove sanzioni da Ue e Usa”, aveva detto Zelensky, prima della riunione, parlando a Vilnius al Vertice dei Paesi del Nord. Un concetto ribadito, dopo l’esito dell’incontro: nuove sanzioni, per smuovere Putin che sembra sempre prendere tempo.
Mosca ha però messo in tavola le condizioni per porre fine alla guerra, presentando il memorandum di cui Trump e Putin avevano parlato una decina di giorni fa. C’è il riconoscimento dell’annessione dei territori occupati e il ‘disarmo’ dell’Ucraina, oltre che un ‘cambio di regime’ a Kiev tramite elezioni presidenziali.
Inoltre, i leader occidentali dovranno impegnarsi a revocare le sanzioni alla Russia e a bloccare l’allargamento a Est della Nato, il che significa escludere l’adesione di Ucraina, Moldavia e Georgia. Mosca chiede pure lo sblocco dei beni sovrani russi congelati in Occidente e vuole garanzie sulla protezione dei russofoni in Ucraina.
Sul terreno, la Russia rivendica quasi ogni giorno piccole conquiste territoriali e compie ogni notte attacchi letali con missili e droni sulle città ucraine. Ma domenica l’Ucraina aveva clamorosamente sorpreso le difese russe, colpendo con droni, a migliaia di chilometri dal confine, basi aeree russe. Con un’operazione di intelligence sofisticata e a lungo preparata, i droni erano stati nascosti su tir ed erano poi stati lanciati sui loro obiettivi quando si trovavano a breve distanza. Volando bassi, sìsono sottratti alle difese anti-aeree russe.
Secondo le fonti ucraine, l’attacco ha distrutto decine di bombardieri strategici al suolo, un terzo circa della flotta russa.Mosca parla di terrorismo, annuncia l’arresto di responsabili e ammette danni limitati.
Il premier britannico Keir Starmer, invece, difende l’attacco ucraino in territorio russo, definendolo “un atto di autodifesalegittimo”, e dice che Londra vuole rafforzare la propria linea anti-Russia ed essere “pronta” a scenari di guerra ipotetici. In precedenza il cancelliere tedesco Friedrich Merz aveva ricevuto a Berlino il presidente Zelensky, promettendogli sostegno “senza limiti” e annunciando che la Germania produrrà con l’Ucraina armi a lungo raggio.
Prese di posizione che aumentano le distanze fra molti Paesi europei e il Cremlino, che pare, invece, preoccupato di non tirare la corda con gli Usa e con Trump. Il portavoce Dmitry Peskov, tornando sulle frasi del presidente Usa, secondo cui “Putin sta giocando con il fuoco”, ribadisce che anche Mosca vuole “una soluzione rapida” del conflitto ucraino, ma aggiunge che gli interessi nazionali della Russia “sono al di sopra di ogni altra cosa”.
