Esteri

Il piano di Israele su Gaza e gli attacchi sullo Yemen complicano la missione in MO di Trump

06
Maggio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Il piano di Israele di occupare a tempo indeterminato buona parte della Striscia di Gaza – una vera e propria ‘riconquista’ del territorio, che comporta l’espulsione dei palestinesi – e il rialzo di tensione nella Regione, dopo l’attacco “su larga scala” della scorsa notte sullo Yemen compiuto da Israele “in coordinamento con gli Stati Uniti”, complicano le prospettive della missione in Medio Oriente del presidente Usa Donald Trump, che intende visitare la prossima settimana Arabia saudita e Paesi del Golfo.

L’obiettivi di Israele nella Striscia è di occuparne in forze larga parte, per eradicarne Hamas e distruggere i tunnel costruiti dall’organizzazione terroristica.

Invece, gli attacchi aerei sullo Yemen sono stati una risposta all’attacco missilistico di domenica degli Huthi sull’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e ad altri attacchi precedenti (tutti sventati). Secondo l’esercito israeliano, le operazioni condotte da una ventina di caccia bombardieri miravano alle infrastrutture degli Huthi lungo la costa dello Yemen, tra cui il porto di Hodeida e una fabbrica di cemento nei pressi della città di Bajil – obiettivi a circa 2000 chilometri dal territorio israeliano -.

Secondo le fonti israeliane, il porto di Hodeidah è usato dagli Huthi “per il trasferimento di armi ed equipaggiamenti militari provenienti dall’Iran e per altri scopi terroristici”. La fabbrica di cemento di Bajil “rappresenta un’importante risorsa economica per l’organizzazione terroristica degli Huthi ed è utilizzata per costruire tunnel e infrastrutture militari”. Sempre secondo le fonti israeliane, l’azione della scorsa notte “rappresenta un duro colpo per l’economia degli Huthi e per il loro rafforzamento militare”.

E’ stato il sesto attacco israeliano sullo Yemen dall’inizio della guerra, cioè da 19 mesi in qua, ed è stato il primo da gennaio: Israele aveva smesso di rispondere ai tiri di missili e droni degli Huthi perché gli Usa, talora in coordinamento con la Gran Bretagna, hanno lanciato dallo scorso marzo una massiccia campagna aerea contro il gruppo di insorti sostenuto dall’Iran.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è ieri detto “allarmato” dal piano di “conquista” di Gaza. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq, spiegando che “i piani israeliani di espandere le operazioni terrestri e prolungare la presenza militare a Gaza porteranno inevitabilmente a innumerevoli altre morti civili e a ulteriore distruzione nella Striscia”. Il portavoce ha ribadito che, per l’Onu, Gaza è “parte integrante di un futuro Stato palestinese”. 

Ieri, l’aeronautica israeliana ha anche attaccato obiettivi di Hezbollah presso il villaggio di Janta, nella regione della Bekaa, nell’Est del Libano, vicino al confine con la Siria, in parallelo all’operazione condotta in Yemen. L’ennesima conferma dell’espansione delle operazioni militari da parte israeliana, dopo reiterate azioni nei giorni scorsi sul Libano e anche sulla Siria.

Sempre in ambito internazionale, Glenn Kessler, analista del Washington Post, critica il fatto che l’inviato di Trump per i negoziati sull’Ucraina, Steve Witkoff, consideri validi i referendum russi per l’annessione della Crimea nel 2014 e dei territori occupati nel 2022, mentre Aaron Blake osserva che le politiche di Trump stanno ottenendo l’effetto opposto a quello perseguito, cioè “rendono di nuovo grandi, fuori dagli Usa, i progressisti, gli immigranti e il libero scambio”.

Il New York Times segnala che i figli di Trump Donald jr ed Eric hanno concluso numerosi affari in giro per il Mondo nelle ultime due settimane: a trarne vantaggio non è l’Unione, bensì la holding di famiglia, la Trump Organization.

Trump 2: verso nuovi dazi su film e farmaci
È il giorno in cui i media Usa mettono in vetrina i loro premi Pulitzer assegnati ieri: il New York Times ne ha vinti quattro su 15, il New Yorker tre, il Washington Post due. Quello, molto ambito, per il giornalismo d’interesse pubblico è andato a un reportage di ProPublica sulle conseguenze delle restrizioni all’aborto in molti Stati dell’Unione, con storie strazianti di morti di gestanti, oltre che delle creature che portavano in grembo.

Proprio ieri, l’Amministrazione Trump, con una decisione a sorpresa, ha sollecitato l’archiviazione dei casi contro la pillola abortiva.

Tre le notizie dal Trump 2 che troviamo, variamente commentate, su molti media. Una è l’intenzione del presidente di mettere dazi del 100% su tutti i film prodotti fuori dagli Stati Uniti, dichiarandoli una minaccia alla sicurezza nazionale, senza considerare che le case di Hollywood producono all’estero molti delle loro pellicole per motivi economici.

Trump ha anche detto ai giornalisti che annuncerà dazi specifici sui prodotti farmaceutici “nel giro di due settimane”. La sua Amministrazione ha avviato in aprile un’indagine su come l’importazione di determinati prodotti farmaceutici influisca sulla sicurezza nazionale Usa: una mossa generalmente considerata un preludio all’introduzione di dazi sui farmaci. 

Un’altra notizia che attrae molta attenzione è la decisione del presidente di riaprire – e ingrandire – la prigione di Alcatraz, su un’isola di fronte a San Francisco, difficile da raggiungere e da cui quindi era difficili evadere. La prigione, resa celebre da molti film, è chiusa dal 1963: riaprirla costerà molto caro. L’obiettivo è rinchiudervi migranti illegali in attesa di deportazione.

La terza notizia, che riguarda sempre la politica di deportazione degli immigrati senza documenti, è il progetto di dare mille dollari a quanti decidano di lasciare volontariamente gli Usa e di fare ritorno al loro Paese.

Trump 2: nella ‘guerra alle Università, Harvard in prima linea
Sempre in rilievo la guerra delle Università, con Harvard in prima linea. L’Amministrazione Trump ha informato l’Ateneo più antico e più ricco del Paese che non avrà nuove sovvenzioni federali: è un tentativo di costringere Harvard a tornare a trattare sulle richieste dell’Amministrazione, che vuole imporre alle università di rinunciare ad azioni per la diversità, l’equità e l’inclusione e a dare un giro di vite contro le manifestazioni filo-palestinesi.

La decisione è stata comunicata ad Alan M. Garber, presidente di Harvard, da Linda McMahon, segretario all’Istruzione, che contesta all’Ateneo “una gestione disastrosa”. Sul Wall Street Journal, Garber sostiene che l’Amministrazione ce l’ha con lui personalmente. Il New York Times evidenzia che Trump ha un problema con le Università della Ivy League, un club che non lo ha mai accettato e che lo ha sempre osteggiato, anche se lui ne proviene, sia pure con un percorso accademico non esemplare.

Trump 2: stop ai controlli sulla qualità dell’aria nei parchi
L’Amministrazione Trump ha ordinato di porre termine ai programmi di controllo della qualità dell’aria nei parchi nazionali di tutta l’Unione. Ne dà notizia il Washington Post. I dati fin qui raccolti nei 63 parchi federali servivano a valutare se accordare o meno permessi di costruzione d’impianti industriali nei loro dintorni.