Economia

Stretta Bce anti inflazione: non mancano critiche tra gli operatori

09
Settembre 2022
Di Massimiliano Mellone

A fronte di un’inflazione troppo elevata e con il rischio concreto di un ulteriore aumento nel breve periodo, la Bce ha annunciato ieri il maggiore aumento dei tassi di interesse della sua storia con un rialzo di 75 punti base votato all’unanimità. La decisione segue l’aumento di 50 punti base annunciato a luglio, portando quello principale a 1,25% e quello sui depositi a 0,75%.

In conferenza stampa la Presidente Lagarde ha ribadito che il Consiglio ritiene necessari ulteriori rialzi nel corso delle prossime riunioni e che questi rialzi con ogni probabilità saranno tanto più vigorosi quanto più si rimane lontani da un tasso coerente con un ritorno dell’inflazione al 2%.

Riguardo all’andamento dell’economia, la Bce sulla base dei dati recenti vede un considerevole rallentamento che dovrebbe sfociare in una fase di stagnazione nel prosieguo dell’anno e nel primo trimestre del 2023 a causa principalmente delle quotazioni elevate dell’energia che riducono il potere di acquisto dei redditi delle famiglie e delle strozzature dal lato dell’offerta che, sebbene in moderazione, continuano a frenare l’attività economica. Il Pil si fermerà al 3,1% nel 2022, allo 0,9% nel 2023 (un taglio importante dal 2,1% previsto prima dell’estate) e dell’1,9% nel 2024 (a giugno era 2,1%). È stato inoltre elaborato uno scenario negativo, nel caso in cui la Russia fermasse tutto il gas verso l’Europa, e non si trovasse approvvigionamento alternativo: in quel caso, con i razionamenti per famiglie e imprese, nel 2023 la crescita sarebbe negativa.

Pasquale Diana, Head of Macro Research di AcomeA SGR, afferma che l’interpretazione più plausibile sia che la Bce «non considera rialzi di 75bp come “standard”, ma di certo si aspetta di continuare su questo percorso, magari con rialzi più moderati (25bp o 50bp). Detto questo la Lagarde ha chiaramente lasciato intendere che altri rialzi significativi sono possibili nei mesi a venire, se necessari».

Per Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income di Candriam, «le banche centrali e in particolare la Bce non hanno saputo prevedere l’inflazione. Giudicando l’aumento dei prezzi come transitorio, hanno costantemente sottovalutato la natura e l’entità del fenomeno e gli effetti di secondo impatto. Ci si chiede quindi come l’investitore possa ancora avere fiducia nelle nuove previsioni».

Dal canto suo, Filippo Diodovich, Senior market strategist di IG Italia, ritiene possibile che ci sia stato un “compromesso” tra i membri più dovish del Consiglio di Francoforte (Lane e Panetta) e i membri più falchi per posticipare l’avvio del processo di riduzione degli acquisti fatti durante il programma APP (Asset Purchase Programme). L’esperto evidenzia comunque che la Bce «non è riuscita a fermare la discesa del cambio euro/dollaro», mentre resta della convinzione che l’Eurotower «sia troppo indietro rispetto alle altre banche centrali in politica monetaria, soprattutto rispetto alla Federal Reserve».

L’obiettivo dell’inflazione al 2% resta primario secondo la Bce: lo evidenzia Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte, che fa un parallelo tra la Lagarde e Powell: «Entrambi i banchieri centrali stanno cercando di far percepire il fatto che non molleranno la presa sul fronte politiche restrittive, neanche di fronte ad un potenziale scenario recessivo che si sta aprendo prima di tutti per l’area Euro. L’ipotesi del pivot, ossia dell’inversione di politica monetaria, viene per ora cancellato dalle banche centrali, in preda alla lotta all’inflazione».

«Questa inflazione spinta dai costi, in gran parte causata dagli shock sul lato dell’offerta, e’ molto dura da combattere con gli strumenti di politica monetaria», sostiene Wolfgang Bauer, gestore del Public Fixed Income Team di M&G Investments. «Per dirla tutta, nemmeno il più ambizioso dei rialzi dei tassi da parte della Bce riaprirà Nord Stream 1. Verosimilmente, un tetto ai prezzi dell’energia, come quello ora allo studio nel Regno Unito, sarebbe lo strumento di politica più efficace in queste circostanze davvero singolari».

«Ulteriori rialzi sembrano a venire»: sostiene Antonella Manganelli, AD e Responsabile Investimenti di Payden & Rygel Italia che osserva come non sia stato molto menzionato lo scudo antispread. «Quello che forse ci ha più colpiti però sono stati i commenti sulla crescita», e in particolare sul fatto che quest’anno si possa evitare al momento una recessione «pur riconoscendo l’esistenza di uno scenario negativo di contrazione».

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