Ambiente

Caro energia, Cingolani punta su rinnovabili e chiude al nucleare

19
Gennaio 2022
Di Flavia Iannilli

Mosca in una notizia Ansa di ieri mattina, tramite le parole del Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, si è detta pronta ad una collaborazione a largo raggio con il nuovo governo tedesco sul tema energia, soprattutto in merito all’attivazione del gasdotto Nord Stream 2. Lavrov in una conferenza stampa, dopo aver incontrato Annalena Baerbock controparte tedesca, ha invitato Berlino a non politicizzare il gasdotto; in caso contrario si potrebbero concretizzare situazioni controproducenti del progetto. Per ora la Germania non ha ancora effettuato la messa in funzione del viadotto che incontra l’opposizione degli Stati Uniti.

Sull’aumento dell’inflazione legato ai rincari dell’energia si fa sentire anche Bruno Le Maire, Ministro delle finanze francese, che ieri alla fine dell’Ecofin ha dichiarato: «Alcuni Paesi hanno presentato risposte a breve termine a livello nazionale, ma abbiamo bisogno di risposte più a lungo termine, soprattutto per una maggiore indipendenza in materia di approvvigionamento energetico».

Poco dopo queste dichiarazioni si è svolta l’audizione del Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani per spiegare il problema del caro energia e le conseguenti mosse del governo per trovare delle soluzioni. La situazione relativa alle previsioni dei costi dell’energia è complessa non solo a livello nazionale, ma soprattutto su scala europea. Alla fine del 2021 si pensava di assistere ad una stabilizzazione del gas, grazie a Nord Stream 2, dopo il primo trimestre 2022. Ad oggi, con un cambiamento geopolitico in atto, la stabilizzazione sperata a breve termine si prospetta più lontana.

Mentre tutti i Paesi europei cercano una strategia comune, l’Italia sta lavorando ad una revisione del sistema elettrico, fatta, sempre in ottica europea. È necessaria una strategia con azioni di medio e lungo termine affinchè i consumatori abbiano un beneficio degli investimenti e del costo minore delle rinnovabili. Servirà particolare attenzione all’assetto relativo allo spostamento delle rinnovabili in mercato, che sia con contrattazioni a lungo termine e con prezzi che non siano più legati a quelli del gas naturale e CO2.

Cingolani tiene a chiarire: «L’aumento dei prezzi delle bollette riguarda solo in parte il costo della C02, che incide solo per il 20% – precisazione necessaria per evitare ostilità nei confronti della transizione -. La metà dei proventi del costo della C02, circa 700-800 milioni, sono in quota MiTE, e abbiamo già deciso di investirle nella mitigazione del prezzo della bolletta».

I passi successivi sono l’accelerazione del tasso di installazione delle fonti rinnovabili e delle infrastrutture per la decarbonizzazione. Per fare questo la semplificazione è un tassello che non può mancare. Inoltre serviranno incentivi, che saranno coperti anche dal Pnrr, su rinnovabili termiche, biometano, elettricità e assetti di comunità energetica. Cingolani specifica: «Questa è una strada maestra non procrastinabile».

Per dare vita ai decreti è importante avviare un patto di collaborazione tra governo e Regioni, senza la disponibilità di quest’ultime sarà difficile portare a termine l’installazione di 70 gigawatt di impianti nei prossimi anni. Il MiTE (Ministero della Transizione Ecologica) renderà operativo, dal prossimo anno, il rimborso di una quota parte dei costi della CO2 che gravano sull’energia elettrica, oltre a riflettere su eventuali interventi relativi all’Iva.

Un’altra possibilità avanzata dal Ministero, per abbassare il prezzo delle bollette, è l’estrazione di rendita da impianti fotovoltaici con incentivo fisso.

Infine il tanto discusso nucleare su cui Cingolani ha tuonato: «Noi non abbiamo centrali nucleari, non le possiamo fare e non le vogliamo fare». Diverso è l’approccio sugli Small modular reactor – SMR che, non avendo niente da spartire con il nucleare che l’Italia ha deciso di non avere, minimizzano la produzione di scorie.