Lavoro

Parità di genere, arriva il rapporto sulla situazione nelle aziende

27
Maggio 2022
Di Giampiero Cinelli

Le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti saranno tenute a redigere un rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile. A disporlo un decreto interministeriale firmato dal ministro del lavoro Andrea Orlando e la ministra alle pari opportunità e alla famiglia Elena Bonetti.
Le società devono produrre il rapporto esclusivamente in modalità telematica, inserendo le informazioni contenute nell’allegato A del Decreto, attraverso l’utilizzo dell’apposito portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche entro il 30 settembre 2022 (per il solo biennio 2020-2021; per tutti i successivi bienni è confermata la data del 30 aprile dell’anno successivo alla scadenza di ciascun biennio). L’applicativo informatico sarà operativo dal 23 giugno 2022.

L’ispettorato del Lavoro, le figure istituzionali preposte e il ministero del lavoro potranno visionare i rapporti, al fine di valutare lo stato di avanzamento delle politiche volte alle pari opportunità. Il rapporto deve essere redatto sia in relazione al complesso delle unità produttive e delle dipendenze, sia in riferimento a ciascuna unità produttiva con più di 50 dipendenti. Le aziende pubbliche e private che occupano fino a 50 dipendenti possono redigere il rapporto su base volontaria.

La mancata trasmissione – anche dopo l’invito alla regolarizzazione da parte dell’Ispettorato del Lavoro competente per territorio – comporta sanzioni. Se nell’arco di un anno l’azienda non trasmette il rapporto, vede sospesi per un anno i benefici contributivi eventualmente goduti. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro verifica la veridicità dei rapporti e, in caso di rapporto falso o incompleto, è prevista una multa da 1.000 a 5.000 euro.

Il decreto vuole dunque certificare. Ma chissà se queste direttive, mirate ad avere un quadro più esaustivo del mercato del lavoro, serviranno a spingere le aziende ad assumere più donne. Nel 2021, come registra l’Istat, il tasso di occupazione femminile è al 50,5%. Il dato più alto di sempre, in risalita rispetto al 49% del 2020. Ma molto ancora c’è da fare e al sud le medie scendono particolarmente. Un problema di efficienza ma, molto probabilmente, anche culturale. E che risente delle mancanze di strutture di welfare, il più possibile integrate con le esigenze femminili. Il divario di genere in quarant’anni è sceso da 41 punti a 18. Nel 1977 l’occupazione femminile era al 33,5%. Fino al 2018 è aumentato di 16 punti. Mentre per gli uomini nel complesso è sceso. Molto giocheranno in futuro gli incentivi e le condizionalità date dal Pnrr ai fondi e agli investimenti, unitamente a politiche sempre più volte a favorire l’integrazione delle donne nelle varie attività sociali. I risultati verranno ovviamente monitorati anche dagli osservatori esterni al Paese.