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Usa 2024: – 339, la saga dei processi a Trump riparte, reintrodotto il ‘bavaglio’

01
Dicembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Si riaccende la saga de processi all’ex presidente Trump, a meno di un anno da USA 2024. Gli avvocati che difendono l’ex presidente Donald Trump nel processo intentatogli ad Atlanta per avere tentato di rovesciare il risultato delle elezioni del 2020 nello Stato compaiono oggi in un’aula di tribunale della Contea di Fulton per la prima volta. Il magnate non è però presente all’udienza.

Il rinvio a giudizio di Trump e di altri 18 co-imputati, alcuni dei quali hanno già ammesso le loro responsabilità, dichiarandosi colpevoli, è uno degli almeno cinque procedimenti giudiziari che l’ex presidente deve affrontare. Due processi sono federali, a Washington e in Florida; e altri due scaturiscono da inchiede della magistratura di New York e riguadano il pagamento in nero del silenzio di una pornostar nella campagna elettorale 2016 e pratiche fraudolente della Trump organization, la holding di famiglia.

I capi d’accusa per Trump e i suoi co-imputati sono 41. Gli inquirenti vogliono che il processo cominci il prossimo agosto e coincida, quindi, con la campagna elettorale in cui il magnate sarà impegnato se avrà ottenuto la nomination repubblicana; la difesa vuole spostare in là la data d’avvio. La decisione finale saraà presa dal giudice che sovrintende il procedimento.

Ieri, una corte di appello di New York ha reintrodotto il divieto per Trump di insultare il personale del tribunale che si occupa del processo civile per frodi compiute dalla sua holding. La decisione è stata presa dai quattro giudici della corte d’appello due settimane dopo che un altro giudice aveva temporaneamente sospeso in divieto, in attesa del loro verdetto. Il magnate ha vivacemente contestato il provvedimento, che considera un ‘bavaglio’ alla sua libertà d’espressione.

Uno dei manager della campagna del candidato alla nomination repubblicana Vivek Ramaswamy ha intanto ‘mollato’ l’imprenditore del biotech di origine indiana, in perdita di velocità da tempo, nei sondaggi, per passare a Trump. Brian Swensen si è dimesso da direttore politico nazionale e si occuperà ora della campagna del magnate negli Stati dove si pratica il voto anticipato.

Le dimissioni di Swensen sono l’ultimo segnale che la campagna di Ramaswamy fatica a decollare, anche perché l’imprenditore s’è esplicitamente allineato alle politiche di Trump. E, fin quando l’originale sarà disponibile, in ottica USA 2024, gli elettori lo preferiranno al sosia.

A meno di sette settimane dai caucuses nello Iowa, che il 15 gennaio segneranno l’inizio delle primarie per i repubblicani, Trump mantiene nello Stato, che per composizione etnica – soprattutto bianchi – e orientamento politico – conservatore – gli è favorevole, un netto margine di vantaggio sui riveli nello Stato, con Ron DeSantis e Nikki Haley a contendersi il secondo posto.

ANSA, 01/ 12 – Continua a far discutere nel Regno Unito l’endorsement dato dalla ex premier tory britannica Liz Truss a Donald Trump, in vista di USA 2024, durante una ‘rumorosa’ visita compiuta oltre oceano in questi giorni, ospite del Partito repubblicano e di vari think tank.

Truss – 48 anni e tuttora impegnata a cercare di mantenere visibilità sulla scena politica – si è riferita alla corsa per la Casa Bianca senza fare alcun nome. Ma ha chiaramente detto d’auspicare il ritorno dei repubblicani alla presidenza, esortando il partito a unirsi, alla fine della corsa alla nomination, “dietro il candidato conservatore più forte”, oggi Trump.

Riferimenti imbarazzanti per il governo in carica guidato da Rishi Sunak: tenuto alla neutralità rispetto alla sfida interna al Partito repubblicano e al galateo diplomatico verso un Paese alleato guidato da un presidente democratico, Joe Biden.

Conclusa ingloriosamente l’effimera parabola da primo ministro – durata poche settimane fra la fine del regno di Elisabetta II e l’inizio di quello di Carlo III e segnata dal tracollo finanziario innescato nel Regno da una spericolata manovra shock d’esordio a colpi di tagli delle tasse in deficit -, Truss resta oggi deputata a Westminster e punto di riferimento di una frangia della destra tory che critica il suo successore da posizioni ultraliberiste.

Dopo essere stata per quasi un decennio alla guida di vari dicasteri sotto i premier David Cameron, Theresa May e Boris Johnson, fino al ruolo di ministra degli Esteri ricoperto per circa un anno, Truss era divenuta a sua volta premier un po’ a sorpresa.