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Usa 2024: – 282, Trump condannato a pagare maxi-risarcimento

27
Gennaio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Una giuria di Manhattan ha condannato Donald Trump a pagare un maxi-risarcimento (83,3 milioni di dollari) per avere diffamato la scrittrice E. Jean Carroll negando dal 2019 – quando era presidente – un’aggressione sessuale avvenuta a metà degli Anni Novanta nei camerini d’un grande magazzino di New York. La giuria ha ritenuto che il magnate abbia agito in modo malevolo, dando della bugiarda alla Carroll e attaccandola ripetutamente sui social networks, in interviste e in conferenze stampa e nei comizi della campagna elettorale. Carroll aveva chiesto 24 milioni. Per Trump, è la seconda condanna civile in questa vicenda, dopo quella del maggio scorso, quando era stato riconosciuto colpevole della violenza e di diffamazione ed era stato condannato a pagare 5 milioni di dollari. La somma fissata è molto più alta di quella prevista e richiesta: 18,3 milioni di danni compensatori (per lo stress emotivo e il danno alla reputazione e, quindi. il mancato guadagno); e ben 65 milioni di danni punitivi (come forma di deterrenza contro ulteriori diffamazioni). L’atteggiamento tenuto dall’ex presidente durante il processo, aggressivo e oltraggioso, può avere contribuito ad irrigidire la giuria nei suoi confronti.

Le reazioni alla sentenza di Trump e Carroll
Sul suo social Truth, Trump ha così commentato la sentenza: “Assolutamente ridicola! Sono totalmente in disaccordo con entrambi i verdetti e farò appello contro tutta questa caccia alle streghe diretta da Biden contro di me e il Partito repubblicano. Il nostro sistema legale è fuori controllo e viene utilizzato come arma politica. Hanno eliminato tutti i diritti del Primo Emendamento – quello che sancisce la libertà di espressione, ndr -. Questa non è l’America!”.
Carrol, invece, ha detto: “Questa è una grande vittoria per ogni donna che si rialza dopo essere stata demolita e un’enorme sconfitta per ogni bullo che cerca di tenere a freno una donna”. Il verdetto, le ha fatto eco la sua avvocata Roberta Kaplan, prova che nessuno è al di sopra della legge, “nemmeno i ricchi, nemmeno i famosi, nemmeno gli ex presidenti”. “C’è un modo per opporsi a qualcuno come Trump che si preoccupa più della ricchezza, della fama e del potere che del rispetto della legge … Opporsi ad un bullo richiede coraggio e audacia, ci vuole qualcuno come Jean Carroll. Ringraziamo la giuria per avere difeso lei e lo stato di diritto”.

La movimentata ultima udienza
Anche l’ultima udienza del processo è stata movimentata, come tutte quelle cui Trump ha voluto essere presente. A un certo punto, il magnate ha lasciato l’aula, mentre l’avvocata Kaplan pronunciava la sua arringa, salvo poi farvi ritorno prima della chiusura del dibattimento. In precedenza, il giudice Lewis Kaplan aveva prospettato il carcere alla sua avvocata Alina Habba, che aveva cercato di usare dei tweet non utilizzati in precedenza come prove, contravvenendo così alle regole.

Ppartito repubblicano ritira mozione per Trump “candidato presunto”
La mozione presentata al comitato nazionale repubblicano per dichiarare Trump candidato presunto del partito alla Casa Bianca è stata ritirata dopo le obiezioni sollevate dal magnate sul suo social Truth, dove aveva scritto di volere diventare il candidato “alla vecchia maniera … alle urne”. Trump non ha ancora ottenuto il numero dei delegati necessari per avere la nomination del partito, anzi ne ha attualmente meno del 5% dei necessari. Se la risoluzione fosse stata approvata il magnate avrebbe potuto accedere ai fondi del partito e ottenere sostegno finanziario alla sua campagna, mentre la sua rivale Nikki Haley non se ne sarebbe potuta avvalere.

David Bossie, vicino all’ex presidente, aveva fatto circolare la bozza di risoluzione, che doveva essere discussa e votata la prossima settimana in una riunione a Las Vegas. Ma dopo l’esternazione del magnate, Bossie ha fatto marcia indietro.

Secondo i media Usa, alcuni esponenti repubblicani avevano obiettato che l’iniziativa era scorretta verso Haley. E i collaboratori dell’ex presidente pensavano che poteva avere un effetto boomerang.

La campagna di Haley fa sapere di avere raccolto 2,6 milioni di dollari in 48 ore, dopo le primarie di martedì in New Hampshire. La cifra include 1,1 milioni di dollari incassati da micro-donazioni dopo la minaccia di Trump di “mettere al bando” chiunque aiuti la sua rivale – minaccia rivelatasi un incentivo a donare -. Tra ottobre e dicembre l’ex governatrice della South Carolina ha raccolto 24,5 milioni di dollari, più dell’ex presidente. Se la pressione del partito su Haley perché si ritiri è fortissima, c’è chi la spinge a restare in lizza: “Dobbiamo continuare a lavorare per sconfiggere Trump. Ora, in questa battaglia, è impegnata Nikki Haley e dovrebbe restare in corsa”, dice l’ex deputata repubblicana Liz Cheney intervistata dal New York Times. Cheney, figlia dell’ex vice di George W. Bush Dick Cheney, si augura che Haley continui a battersi contro l’ex presidente almeno fino al Super-Martedì del 5 marzo.

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