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Usa 2024: – 254, repubblicani votano in South Carolina; Trump e Haley scambiano accuse

24
Febbraio 2024
Di Giampiero Gramaglia

Nelle primarie repubblicane in South Carolina, che si svolgono oggi, sono in palio 50 delegati alla convention repubblicana di luglio, che designerà il candidato del partito alle elezioni presidenziali del 5 novembre.

Per ottenere la nomination, ci vuole la maggioranza assoluta dei delegati, cioè 1215. Donald Trump ha finora ottenuto 63 delegati negli Stati che si sono già espressi, Iowa, New Hampshire, Nevada, mentre la sua rivale Nikki Haley ne ha 17.

Nei sondaggi della vigilia in South Carolina, Trump ha un enorme vantaggio, dell’ordine di 2 a 1, su Haley, che pure è stata la governatrice dello Stato per due mandati. Haley assicura, però, che resterà in corsa, quale che sia il risultato di oggi. La prossima tappa importante del processo delle primarie è il Super Martedì del 5 marzo, quando si voterà in una ventina di Stati.

In campo democratico, le primarie nella South Carolina si sono svolte il 3 febbraio, con la vittoria quasi incontrastata del presidente Joe Biden.

Usa 2024: Trump e Haley, ultimi fuochi e ultimi attacchi
Nei comizi della vigilia, l’ex presidente equipara i suoi oppositori americani ai nemici stranieri che gli Stati Uniti hanno affrontato nella Seconda Guerra Mondiale: “Il nostro Paese allora era in guerra con il nemico. Questa volta la maggiore minaccia non arriva da fuori dal Paese, ma da persone che sono nel nostro stesso Paese. Persone pericolose e malate”.

Trump sostiene, inoltre, che, se perde le elezioni a novembre, “i mercati finanziari affonderanno”, nel crollo peggiore della storia americana. E di Haley, dice, senza fornire dettagli, come spesso fa, che il Dipartimento di Giustizia potrebbe aprire un’indagine nei suoi confronti.

In comizi incrociati, Haley replica che Trump è schierato con i dittatori che vogliono “distruggere l’America, che uccidono i loro rivali politici e che arrestano gli americani”. L’ex ambasciatrice ribadisce che, a suo avviso, Trump non è adatto alla presidenza: “Non vincerà alle elezioni. Può aggiudicarsi tutte le primarie che vuole ma non vincerà le elezioni. Avremo un presidente donna, che sia io o Kamala Harris”, ripete l’ex rappresentante degli Usa all’Onu.

A livello nazionale, Trump corteggia, come ha sempre fatto, il voto dei fondamentalisti cristiani: parlando alla National Religious Braocasters, dice che la sinistra radicale e la “corrotta” classe politica perseguitano i cristiani che “non possono restare ai margini di questa battaglia”, ovvero delle elezioni. I liberal perseguitano i cristiani “perché sanno che la nostra fedeltà non è a loro, bensì al nostro Paese e al nostro creatore”.

Alcuni potenziali candidati a essere vice di Trump a Usa 2024, sono sfilati negli ultimi due giorni sul palco della Conservative Political Action Conference (Cpac) dove oggi parlerà Trump: c’erano la governatrice del South Dakota Kristi Noem, la deputata di New York Elise Stefanik, il senatore J.D. Vance e l’ex candidato alla nomination Vivek Ramaswamy. Nel sondaggio informale che concluderà la conferenza, verrà pure chiesta un’indicazione su chi dovrebbe fare ticket con Trump.

Usa 2024: Trump, i conti (con la giustizia) non tornano
Nonostante l’andamento fin qui trionfale per lui delle primarie repubblicane, Trump sta incontrando difficoltà nella raccolta dei fondi, mentre è chiamato a esborsi straordinari sul fronte giudiziario, sia per le spese legali sia per pagare multe e indennizzi (un conto che già supera il mezzo miliardo).

Un esempio: le somme complessivamente raccolte in gennaio dai comitati che lo sostengono, 13,8 milioni di dollari secondo la Ap, sono state inferiori alle spese legali sostenute nello stesso mese. Questo avviene, sempre secondo la Ap, perché alcuni tradizionali grandi donatori repubblicani sono restii a sostenere Trump e preferiscono appoggiare Haley, che a gennaio, ha raccolto tre milioni più di Trump.

Secondo quanto comunicato ieri dal giudice di New York Arthur Engoron, Trump dovrà pagare complessivamente 454 milioni di dollari per avere gonfiato gli averi della holding di famiglia, la Trump Organization, allo scopo di ottenere condizioni più vantaggiose da banche e assicurazioni. Ai 354 milioni decretati al momento della sentenza, vanno infatti aggiunti 99 milioni di interessi.

Se ai 454 milioni si sommano gli 83 del risarcimento a una scrittrice da lui aggredita sessualmente e poi diffamata, si supera abbondantemente il mezzo miliardo.

I legali dell’ex presidente insistono sulla tesi dell’immunità nei procedimenti in corso e chiedono che le accuse mossegli per la gestione di centinaia di documenti riservati portati via dalla Casa Bianca siano respinte perché quell’atto sarebbe stato coperto dall’immunità presidenziale. Un’istanza presso il tribunale di West Palm Beach sostiene che lo spostamento dei documenti era un “atto ufficiale” e che, quindi, non è soggetto allo scrutinio della legge.

A New York, la procuratrice generale Letitia James assesta un altro colpo alla galassia Trump, cioè al magnate e ai suoi sostenitori: in una causa civile per corruzione, un Grand Jury stabilisce che la National Rifle Association, la lobby delle armi, e il suo capo per decenni Wayne LaPierre, sodale del magnate, hanno gestito in modo illegale milioni di dollari; LaPierre, in particolare, usava i fondi dell’Associazione per pagarsi voli e vacanze e deve rispondere di cattiva condotta finanziaria e corruzione.