Cronache USA

Trump prende tempo sull’Iran, ma rafforza il dispositivo militare

20
Giugno 2025
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump prende tempo: fa annunciare dalla portavoce della Casa Bianca che deciderà nel giro di due settimane se attaccare o meno l’Iran e che cercherà, nel frattempo, di dare un’opportunità al negoziato. La comunicazione affidata a Karoline Leavitt fa i grandi titoli della stampa Usa questa mattina, mentre la guerra tra Israele e Iran entra nell’ottavo giorno con un’altra notte di bombardamenti incrociati.

Leavitt cita Trump alla lettera: c’è “una sostanziale opportunità di negoziati che potrebbero e meno tenersi nel prossimo futuro”. La voce, circolata a Washington, di appuntamenti già fissati trova però smentite a Teheran.

Da lunedì, da quando aveva lasciato a metà lavori il Vertice del G7, per seguire da vicino gli sviluppi dell’attacco di Israele all’Iran, Trump aveva fatto intendere, in modo esplicito, di stare valutando se bombardare a breve i siti nucleari iraniani con bombe che solo gli Usa hanno capaci di penetrare in profondità i bunker sotterranei dove sono allestiti i più segreti e  importanti laboratori nucleari iraniani.

In un articolo che sarebbe divertente se la materia non fosse tragica, il New York Times scrive che due settimane è “il numero magico” del magnate presidente e cita diversi episodi nei quali ha usato la stessa unità di tempo, che, di fatto, vuol dire “prima o poi e forse mai”.

Ad esempio, quando due mesi fa i media gli chiesero se potesse fidarsi di Vladimir Putin, Trump rispose: “Ve lo farò sapere tra circa due settimane”. E il magnate ha dato appuntamenti “fra 15 giorni” anche per la legge di bilancio da approvare, progetti da varare, teorie del complotto che sosteneva fossero vere ma che dovevano essere provate.

Tutte situazioni che, a un certo punto, Trump ha promesso di risolvere in “due settimane”. Secondo il New York Times, la misura per il presidente può volere dire “tutto e niente”. “Sono una proroga e allo stesso tempo una programmazione. Non sono un’unità di tempo oggettiva, ma soggettiva. Sono completamente slegate da qualsiasi senso cronologico. Significa semplicemente ‘più tardi’. Ma ‘più tardi’ può anche significare ‘mai'”.

Sempre il New York Times titola i prima: “Trump prende tempo ed è aperto a altre opzioni rispetto al coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran, ma intanto raffoza il dispositivo militare nella regione”. Per il giornale, l’intelligence militare Usa non è sicura che l’Iran voglia dotarsi dell’atomica, dopo che l’intelligence civile aveva fatto trapelare, giorni fa, che l’Iran non era sul punto di farlo.

Il Washington Post titola: “Il presidente frena sull’intervento, dà tempo alla diplomazia”. E il Wall Street Journal dà molto rilievo in apertura all’incontro che ministri degli Esteri europei avranno oggi in Svizzera con esponenti iraniani: i capi delle diplomazie di Francia, Germania e Gran Bretagna e dell’Ue incontreranno emissari di Teheran. Sono gli europei che, nel 2015, negoziarono, con Usa, Russia, Cina e Onu, l’accordo con l’Iran sul nucleare, poi denunciato proprio da Trump nel 2017.

In un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, il segretario di Stato Usa Marco Rubio aveva ieri detto che gli Stati Uniti sono aperti a “colloqui diretti” con la controparte iraniana.

La Cnn si chiede se Trump “esiti” e, come altri media Usa, ha un reportage da Teheran: racconta come, dopo una settimana di riti incrociati, “i civili presi in mezzo sono disperati e smarriti”.

Dopo una ottava notte di tiri incrociati, questa mattina un missile iraniano ha di nuovo colpito Beer Sheva, nel sud di Israele, dove ieri era stato raggiunto un ospedale – centinaia i feriti -.