Cronache USA

Trump: sussidi alimentari e viaggi aerei, lo shutdown colpisce duro

08
Novembre 2025
Di Giampiero Gramaglia

La battaglia legale sui sussidi alimentari, che interessano 42 milioni di americani – uno ogni otto – e la cancellazione, nella giornata di ieri, di oltre mille voli, sono gli effetti dello shutdown, cioè della parziale serrata della pubblica amministrazione, che conquistano stamane le prime pagine dei maggiori media USA. Le spese federali non sono più coperte da quasi sei settimane: l’impatto sui cittadini diventa ogni giorno più pesante.

Solo la CNN guarda più alla scena internazionale e dà rilievo a quanto avviene in Medio Oriente, sotto traccia dell’attenzione mediatica: “I palestinesi costretti a lasciare la Cisgiordania, perché le violenze dei coloni contro di loro imperversano e peggiorano… Pestaggi a sangue e alberi che muoiono per mancanza d’acqua, così le angherie dei coloni colpiscono la raccolta delle olive dei palestinesi…”. In tale quadro, il Washington Post segnala che gli Stati Uniti stanno aumentando la loro presenza militare per sostenere il fragile cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Relativamente scarso rilievo, e comunque meno di quello dato dalla stampa europea, riceve la visita alla Casa Bianca del premier ungherese Viktor Orbán, cui il presidente Donald Trump “regala” l’esenzione per un anno dall’obbligo – imposto a tutti i Paesi, pena sanzioni – di cessare l’import di energia dalla Russia. Orbán viene così premiato per essere una “quinta colonna” trumpiana e putiniana nell’Unione Europea. Trump ribadisce l’intenzione di tenere a Budapest, se mai si farà, il prossimo vertice con il presidente russo Vladimir Putin sull’invasione dell’Ucraina.

Trump 2: shutdown va avanti, compromesso non passa

Veniamo alle conseguenze dello shutdown, su cui il New York Times fa il punto. Una giudice della Corte Suprema, Ketanji Brown Jackson – prima afroamericana in quel ruolo, progressista, designata da Joe Biden – ha temporaneamente bloccato ieri sera (da noi, era notte fonda) l’ordine emanato da un giudice federale di primo grado di pagare per intero, a novembre, i sussidi alimentari previsti dal programma federale SNAP (Supplemental Nutrition Assistance Program), utilizzando fondi d’emergenza. L’amministrazione ne progetta invece una riduzione o una sospensione.

La giudice Brown Jackson non si è pronunciata sul merito della questione, ma ha solo disposto che l’amministrazione Trump abbia tempo per ricorrere in appello. Sul Washington Post, reportage raccontano come la riduzione dei sussidi alimentari colpisca anche Stati “trumpiani” e come raccolte di aiuti a favore dei meno abbienti vengano organizzate un po’ ovunque.

La cancellazione dei voli e i conseguenti ritardi e disservizi – oltre 4.000 quelli di ieri – creano disagi a milioni di viaggiatori e possono, in prospettiva, compromettere gli spostamenti per il Thanksgiving, la Festa del Ringraziamento, quando gli americani si riuniscono in famiglia.

Di fronte all’impatto dello shutdown, che pesa sempre più sulle vite dei cittadini, i democratici – racconta sempre il NYT – hanno sostanzialmente ridotto le loro richieste per un compromesso, chiedendo un’estensione di un anno, e non il rinnovo a tempo indeterminato, dei sussidi sanitari in scadenza a fine anno. Ma i repubblicani respingono la proposta.

Così, lo shutdown va avanti e i suoi effetti non potranno che peggiorare.

Trump 2: dopo le elezioni di martedì, segnali contraddittori

Dopo la batosta subita dai repubblicani nelle elezioni svoltesi martedì scorso, ci sono state reazioni politiche diverse da parte di Trump e del partito, preoccupati in vista del voto di midterm fra un anno, e un susseguirsi di notizie contrastanti, specie sul fronte legale.

Ieri, una giudice federale dell’Oregon ha definitivamente bloccato lo spiegamento a Portland della Guardia Nazionale, prevista per accelerare gli arresti e le deportazioni di immigrati illegali. Secondo la giudice, l’amministrazione non ha dimostrato che in città esista una situazione d’emergenza.

Intanto, nelle aule di giustizia di New York, la procuratrice generale Letitia James cerca di convincere un giudice federale a far cadere le accuse mossele dal Dipartimento della Giustizia, “palesemente incostituzionali”, poiché basate sul desiderio di rivalsa del presidente Trump, che lei aveva perseguito e di cui aveva ottenuto, nel 2024, la condanna per reati finanziari.

Il magnate presidente ha invece segnato un ennesimo punto nel suo scontro con le università più prestigiose del Paese: pur di non perdere i finanziamenti federali ai suoi programmi per 250 milioni di dollari, la Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York, ha accettato di pagare 60 milioni e di applicare le regole dettate dall’amministrazione Trump 2 contro i criteri di diversità, inclusione ed equità nei piani di iscrizione e di studio. È un ulteriore esempio dell’asservimento di molti atenei ai diktat trumpiani.

Il presidente, che continua a negare l’aumento dei prezzi conseguente ai dazi introdotti, ha intanto accusato di esserne responsabili alcune aziende straniere che impacchettano la carne USA, ordinando un’indagine contro di loro.