Trasporti

Autonoleggio, le proposte del settore al governo per supportare un mercato da 12 mld di euro

10
Novembre 2022
Di Alessandro Caruso

Tra poco si entra nel vivo della legge di bilancio e anche il settore automotive si sta preprando. In particolare il segmento dell’autonoleggio, che muove un volume di fatturato complessivo di oltre 12 miliardi di euro. Proprio così, perché in Italia ogni giorno circolano oltre 1,2 milioni di veicoli in locazione. Le tendenze dell’autotrasporto, come si sa, stanno cambiando, ma proprio per questo Giuseppe Benincasa, Direttore generale dell’Associazione nazionale industria dell’autonoleggio, della sharing mobility e dell’automotive (Aniasa), spiega: «La nostra prima proposta al nuovo governo è quella di confermare fino al 2030 gli incentivi per i fruitori del comparto aziende e noleggio». Una misura a vantaggio soprattutto dei consumatori privati, che, proprio in questa fase di transizione ecologica, tramite il l’autonoleggio si avvicinano, a costi accessibili, ai nuovi veicoli ibridi ed elettrici.

Quali sono i numeri dell’autonoleggio al giorno d’oggi? E come è cambiato il trend tra prima e dopo la pandemia?
«Ogni giorno circolano sulle strade nazionali oltre 1,2 milioni di veicoli in locazione, di cui 220mila furgoni. Con un fatturato complessivo superiore a 12 miliardi di euro, il noleggio è il più moderno canale dell’industria e dei servizi automobilistici, immatricolando il 25% del mercato nazionale (dati 2019 ante pandemia, a fronte del 5% nel 2000) e costituendone oltre il 30% in termini di valore. La crisi della domanda indotta dalla pandemia non ha risparmiato nessuno. Anche il noleggio veicoli è stato fortemente coinvolto e dopo un calo verticale del 33% registrato lo scorso anno il comparto è ritornato ad essere leader nella filiera automotive con numeri che, soprattutto sui prodotti elettrici, hanno fatto registrare tutti parametri positivi. L’arma vincente del settore è stata da sempre la capacità adattarsi ai tempi e di anticipare le esigenze della clientela, in termini di flessibilità e di professionalità nell’offerta. Il nostro è ormai un mercato di sostituzione di autoveicoli, dove il noleggio ha spazi di crescita amplissimi. Non solo di business, ma specialmente con prospettive di valore aggiunto sul sociale, favorendo la transizione verso veicoli con standard di sicurezza sempre più alti e di emissioni sempre più basse. Ed il noleggio ha la possibilità di sostenere la transizione ecologica attraverso la transizione tecnologica, intercettando in anticipo i cambiamenti in atto nella mobilità cittadina, turistica e aziendale».

Giuseppe Benincasa

Da chi è composta soprattutto l’utenza dell’autonoleggio? E quanto può incidere il vostro settore nella transizione ecologica?
«I servizi di noleggio garantiscono la mobilità di 85mila aziende e 2.900 Pubbliche amministrazioni, oltre a svolgere un ruolo primario per il turismo nazionale ed estero con 5 milioni di contratti/anno. E poi ci sono i privati, arrivati a oltre 150mila contratti a fine 2021. È questo uno dei mega trend della mobilità a livello internazionale, con il graduale passaggio dalla proprietà all’uso dell’auto. Oggi un’ulteriore spinta alla scelta di questa formula arriva dall’avvento dell’elettrico. Il noleggio consente di sposare questa alimentazione, venendo sollevati dalle incognite relative al passaggio tecnologico, alla manutenzione del veicolo e infine alla sua rivendita e attraverso un più sostenibile canone mensile che evita di investire ingenti somme (non a tutti accessibili) al momento dell’acquisto. Il noleggio costituisce lo strumento più diretto ed economicamente sostenibile per la transizione ecologica del nostro parco circolante. Nei volumi il noleggio è protagonista negli acquisti di vetture ecocompatibili, rappresentando il 47% ed il 30% di vetture auto elettriche ed ibride del mercato, con un ruolo guida nel processo di transizione ecologica e tecnologica. Inoltre, attraverso il continuo rinnovo del parco circolante e l’immissione in circolazione di vetture usate di ultima generazione, contribuisce allo svecchiamento del parco auto nazionale».

In Italia l’approccio fiscale a questo mercato non è sempre favorevole. Secondo lei perché? Ad esempio, sulle detrazioni Iva ci sono alcune incongruenze rispetto alla posizione europea. Quali sono le vostre proposte?
«Persiste in vari ambienti un approccio culturale negativo sull’auto aziendale in generale, visto come sistema per eludere il fisco. È vero il contrario: è proprio il noleggio che certificando fiscalmente ogni passaggio sulla gestione del veicolo garantisce e contribuisce alla correttezza tributaria sull’auto. C’è in effetti un disallineamento, con la conseguente situazione di minor competitività delle aziende nazionali (in particolare per l’export) rispetto alle concorrenti del continente su un asset così rilevante come l’auto aziendale. Oggi qualcosa sembra stia cambiando su diversi fronti: all’interno della filiera automotive la battaglia sulla fiscalità dell’auto aziendale è ora condivisa anche da case costruttrici, dealer e mondo della componentistica. E, seppur più lentamente, anche la politica mostra maggiore attenzione verso questi temi tanto che nella scorsa legislatura ha generato una proposta di legge di allineamento della fiscalità nazionale sull’auto aziendale a quella europea. Un segnale impensabile solo fino a pochi anni fa. Proprio per il ruolo svolto nella transizione ecologica dalle flotte aziendali, questa è la nostra proposta, sarebbe opportuno intervenire sull’Iva, aumentando la detraibilità dell’Iva al 100% per le auto elettriche e al 90% per quelle ibride».

Anche gli incentivi all’automotive sembrano penalizzare il settore del noleggio. Cosa vi aspettate dal nuovo governo?
«Il recente Dpcm del 4 agosto riconosce espressamente per la prima volta il conferimento dei benefici al settore dell’autonoleggio. E proprio le dichiarazioni ufficiali del Mise, dopo una attenta valutazione dell’andamento del mercato, attestano la necessità di migliorare i meccanismi della politica degli incentivi. Le immatricolazioni di elettrico ed ibrido, infatti, non hanno finora registrato un aumento della tendenza di crescita che si è invece verificata nel 2021, seppure con volumi ancora sottodimensionati rispetto al pre-pandemia. Una decisione indubbiamente saggia, un segnale di maggior avvedutezza nelle politiche industriali, che prendono atto della necessità di valutare la realtà sociale ed economica, senza preconcetti ideologici. L’ampliamento al noleggio è positivo, ma nel limite del 50% degli importi stabiliti. Il settore è rimasto sorpreso da questa scelta, per davvero opinabile. Ma comunque per la prima volta il noleggio entra espressamente nel contesto legislativo ed il nostro obiettivo è di rimarcarne ulteriormente la valenza in ambito politico».

L’Italia ha anche un’altra anomalia: il bollo regionale è diverso da regione a regione. Quanto incide questa particolarità sul mercato dell’autonoleggio?
«Dal 2020 obbligato in via esclusiva al pagamento della tassa in questione non è più il proprietario del veicolo (l’impresa di noleggio), bensì l’utilizzatore dello stesso ed in base alla regione dove costui ha residenza o sede legale. Prescrivendo tale adempimento sono stati generati gravi disagi e maggiori costi specialmente alle imprese ed alle stesse pubbliche amministrazioni, che devono considerare ogni variazione di residenza nonché durata e modifica dei contratti. Una irragionevole complicazione per la gestione di 1,2 milione di veicoli a noleggio distribuiti su oltre 240.000 soggetti contraenti (85.000 aziende, 2.900 PA, 150mila soggetti privati), dislocati in 20 regioni ed ognuna con una specifica normativa. Un sistema che rappresenta, purtroppo, un classico esempio di complicazione amministrativa, che danneggia aziende, clientela e Pa interessate. Aniasa intende proporre un meccanismo semplice, unico ed a livello nazionale, che consideri l’utilizzo dei veicoli in tutto il territorio».

Tra poco si inizierà a lavorare alla legge di bilancio? Quali sono le principali istanze su cui cercherete ascolto?
«La nostra prima proposta è confermare fino al 2030 gli incentivi per i fruitori del comparto aziende e noleggio. Una misura a vantaggio soprattutto dei consumatori privati, che, proprio in questa fase di transizione ecologica, tramite il noleggio si avvicinano, a costi accessibili, ai nuovi veicoli ibridi ed elettrici. In secondo luogo, di identica rilevanza, è il riequilibrio del sistema tributario dell’auto aziendale. Terza area di intervento auspicata è l’interrelazione tra l’uso condiviso del veicolo e la progressiva digitalizzazione della nuova mobilità, parte integrante delle piattaforme di mobility as a service. È necessario un piano organico, che faciliti anche gli aspetti tributari connessi all’intermodalità. Come primo passaggio è doveroso applicare per i servizi di car sharing l’aliquota Iva ridotta al 10% prevista per il trasporto pubblico locale. Per Aniasa è poi improcrastinabile introdurre nel Codice della Strada una definizione di “vehicle sharing”, armonizzando le regole per la gestione e la fruizione dei servizi. Una regolamentazione di reale mobilità integrata, coerente con le diverse operatività del sistema dei trasporti, porterebbe a vantaggi di efficienza, valorizzando l’innovazione tecnologica e riducendo tempi e costi degli spostamenti di persone e merci. Con benefici che si trasferiscono alla produttività dell’economia nazionale».