Salute
Sanità, il toto ministro e la linea sul Covid. Meloni archivia il Green Pass
Di Giuliana Mastri
Il cambio di passo che la potenziale presidente Giorgia Meloni è obbligata a esprimere, dopo un così ampio consenso, passa anche per la sanità. Su questo ministero chiave la riserva non è ancora sciolta. L’attenzione però si riserva sull’atteggiamento che l’esecutivo terrà sulla cura del Covid. La cautela non è archiviata, a parte ciò sembra che la “dottrina Speranza” sarà un ricordo. In sostanza, acceleratore su cure e vaccini, fine della massima precauzione per quanto riguarda mascherine e quarantene.
I nomi
Il governo Draghi non ha prorogato la circolare che imponeva i dispositivi di protezione sui mezzi pubblici. Mentre negli ospedali e nelle Rsa i medici dovranno indossare la mascherina per almeno fino alla fine di ottobre. Giorgia Meloni sembra quindi aver raccolto l’istanza sociale di una maggiore libertà individuale, dichiarando che anche in caso di recrudescenza del patogeno «l’Italia non sarà più l’esperimento stile Cina». Emerge l’idea che la linea seguita dai predecessori sia stata dettata non unicamente dalla drammaticità della situazione, ma anche da un’oggettiva negligenza e mancanza di organizzazione. Si prospetta allora l’uscita libera per gli asintomatici, che però saranno tenuti a indossare l’Ffp2 e una quarantena di massimo 5 giorni per i malati lievi. Abbastanza d’accordo su questo la “virostar” Matteo Bassetti, indicato come papabile al ministero della salute. Altro nome in lista tra i tecnici Francesco Rocca della Croce Rossa. Tra i candidati politici invece Forza Italia ha proposto Licia Ronzulli e il non eletto Andrea Mandelli. Tra le file della Lega spunta Massimo Garavaglia, ex ministro del Turismo e già coordinatore regionale degli assessorati alla Sanità.
Green pass in soffitta?
Il partito che ha vinto le elezioni non vuole comunque apparire come la sponda dei no vax. E nelle dichiarazioni di questi giorni l’attenzione all’immunizzazione resta un tema saldo. Ad ogni modo, pare non si verificherà più la situazione per cui il vaccino Covid sarà obbligatorio o obbligato indirettamente. Piuttosto, ha assicurato il coordinatore alla sanità di FdI Marcello Gemmato, verrà chiesto ai medici di base di avere più intraprendenza nel prescrivere gli antivirali e di mettersi al telefono e convincere i restii maggiormente bisognosi del vaccino. Ovvero i fragili e gli over 65, le fasce più coinvolte nei dati di mortalità da Covid. «Le persone credono nei vaccini, ma hanno subito stress vaccinale per via dei continui richiami», ha detto Gemmato. Un punto ora messo in chiaro, tra l’altro, è che l’Italia non può più permettersi di avere significative assenze tra i lavoratori di pubblica utilità solo perché positivi, come si è verificato.
Il nuovo corso sembra solo questione di tempo. A giudicare dai primi elementi. Molto probabile se alla sanità andrà qualcuno del partito di Meloni o della Lega, Forse qualche punto interrogativo si porrebbe se alla guida andasse la Ronzulli, che è stata ferma sostenitrice del Green Pass.