Politica

Successo di Fedriga. Parla Centinaio: «Premiata la serietà ma non è un test di governo»

04
Aprile 2023
Di Alessandro Caruso

Non è servito aspettare molto tempo dopo la chiusura dei seggi per festeggiare la vittoria del leghista Massimiliano Fedriga alle regionali in Friuli, ai primi exit poll il risultato era già chiaro. Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio saluta il vincitore da Verona, dove sta partecipando al Vinitaly. Ma la gioia non offusca la lucidità. E ammette: «Non è un test di governo, è un risultato che premia il buon lavoro di un ottimo amministratore».

Presidente Centinaio, in queste ore si trova al Vinitaly. Come sta andando la manifestazione?
«Molto bene, ci sono tanti visitatori italiani e internazionali, si respira un’aria positiva, nonostante il settore del vino sia sotto attacco. Penso che ancora una volta dimostriamo che i produttori italiani sono all’avanguardia soprattutto per quanto riguarda la qualità. E devo ammettere che fa molto piacere, a livello personale, sentire molti imprenditori che mi parlano di enoturismo e dei benefici che hanno raccolto grazie alla legge sull’ agroturismo per cui mi sono battuto quando ero ministro dell’Agricoltura».

Ma la notizia del giorno è un’altra: Massimiliano Fedriga è riconfermato governatore del Friuli Venezia Giulia. Quali sono gli ingredienti di questo successo?
«Gli stessi che hanno portato Fontana a vincere in Lombardia: serietà, pacatezza, buongoverno. Conosco Massimiliano da tanti anni e non avevo dubbi sulla sua capacità, è una persona molto equilibrata e lo ha confermato nelle decisioni che ha preso in questi cinque anni. Evidentemente questo lo ha portato ad avere un livello di gradimento molto alto, che tra l’altro va oltre i confini della sua regione. Per la Lega il suo nome è uno degli esempi della classe dirigente che “sa fare”».

La Lega è andata bene come lista, ha superato anche Fratelli d’Italia…
«Innanzitutto va detto che il risultato premia il presidente, questo è un dato che va tenuto in considerazione».

In che senso?
«Il nuovo baricentro della politica è la persona, non più il partito».

Resta il fatto che i numeri sembrano premiare anche il partito, in questo caso.
«Sicuramente la Lega è andata meglio rispetto alle politiche e alle regionali in Lombardia, è un premio che gli elettori evidentemente ci hanno riconosciuto».

L’affluenza però non ha raggiunto il 50%.
«Sull’affluenza alle urne bisogna ancora ragionare, i dati sono bassi da molto tempo. Bisogna considerare che alle elezioni regionali l’elettore ha la possibilità di scegliere un candidato e non il partito, come invece succede alle politiche, quindi è ancora più grave che l’affluenza sia bassa. Si tratta di un segnale d’allarme che non deve essere trascurato».

Dopo Lazio e Lombardia, la vittoria in FVG va letta come un nuovo test di governo?
«Francamente penso di no. Credo che le elezioni amministrative vadano distinte da quelle politiche, sono situazioni diverse, come diversi sono i programmi. Penso che gli elettori del Friuli abbiano voluto premiare un candidato che ha lavorato bene, non la compagine politica a cui appartiene. Tra l’altro non succedeva da molto che il FVG riconfermasse lo stesso governatore al secondo mandato».

La vittoria di Fedriga cambierà qualcosa negli equilibri di maggioranza?
«Ci si siederà e si capirà, ma credo che a Roma non cambi nulla».

E nella Lega?
«Penso di no, anzi sono convinto che la campagna elettorale di Fedriga sia stata un segnale di unità: è stata partecipata da tutti i governatori e i ministri della Lega fino a Salvini. Sono convinto che Massimiliano possa continuare a portare anche all’interno della Lega quella onestà intellettuale che lo contraddistingue, anche per aprire dibattiti su argomenti in cui può avere una posizione diversa. In un partito moderno e maturo come quello che stiamo facendo crescere questo non rappresenta un problema ma un’opportunità».

Come vede lei la Lega del futuro? Tornerà a essere diretta emanazione del Nord o continuerà nel suo complesso processo di radicamento nelle altre aree del paese?
«Penso che il processo di nazionalizzazione della Lega sia irreversibile. Però richiede tempo. In molti pensavano che questo processo fosse velocissimo, ma non avevano capito niente. Al nord la Lega la consocono da anni, i nostri elettori sanno il percorso che abbiamo fatto, per un elettore del nord è più semplice votare Lega, ma al sud è più difficile, c’è una classe dirigente nuova che ha bisogno di piu tempo per convincere i cittadini e farsi apprezzare. Non è cosi semplice ma sono convinto che i nostri colleghi al centrosud stiano facendo un grande lavoro da pionieri. E noi che abbiamo storia, tradizione ed elettorato dobbiamo aiutarli».



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