Politica

I vincitori social della campagna elettorale

30
Settembre 2022
Di Davide Violante e Axel Donzelli

La campagna elettorale è oramai alle nostre spalle, con risultati netti, ma provando a guardare quanto accaduto nel corso degli ultimi mesi prima del voto, chi, tra i politici e i partiti, è riuscito ad acquisire maggiore consenso anche sui social? Possiamo affermare che ci sono delle analogie tra il consenso reale e quello avvenuto nella “social-sfera”?

L’analisi, che ovviamente non ha pretese scientifiche ma comparative, si concentrerà su Twitter per via della maggiore disponibilità di dati e anche perché quest’ultimo rappresenta ancora il social nel quale la politica resta più vocale e assidua, sia in Italia che all’estero.

Misureremo la crescita di consenso tramite i nuovi follower acquisiti durante questi mesi, ipotizzando che chi ha iniziato a seguire un politico o un partito, prima delle elezioni, ne sia interessato, ne condivida le idee o semplicemente abbia curiosità a comprendere meglio i temi aderenti a quel polo. 

Sono stati registrati ogni settimana i follower dei principali partiti e relativi leader nel corso degli ultimi tre mesi, quindi a partire da fine giugno fino al giorno del voto.

Analisi degli account dei partiti

Nel seguente grafico viene mostrato, per gli ultimi tre mesi, il guadagno settimanale di nuovi follower per ciascuno dei principali partiti:

La prima cosa che colpisce, in controtendenza rispetto ad una crescita più o meno costante da parte di tutti i partiti, è che il M5S sia l’unico ad avere una leggera flessione nella settimana antecedente il 3 luglio, poco dopo le dichiarazioni di Luigi di Maio di voler lasciare il movimento. Come se quella minoranza di suoi sostenitori si sia tradotta plasticamente in un calo di follower su Twitter del M5S.

Costante ma non strabiliante l’aumento di follower dei vari partiti fino alla penultima settimana di luglio, ossia prima della caduta del governo Draghi. Trend che però si interrompe immediatamente a partire dalla settimana successiva al 21 luglio appunto.

Qui si iniziano a vedere i primi segnali che danno inizio alle singole campagne elettorali. La curva dei follower di M5S, Lega e FI, ossia i partiti che hanno negato la fiducia al Governo Draghi, non cresce granché, a differenza invece di FdI, PD e Azione i quali invece acquisiscono due volte e mezzo più follower dei loro rivali. 

Segnali di forte crescita nelle prime due settimane di agosto per FdI, PD e IV e dove proprio IV si avvicina ad Azione in concomitanza con le dichiarazioni di alleanza. Nelle ultime due settimane di agosto emergono nettamente i due principali antagonisti della campagna elettorale: FdI e PD, i quali guadagnano in questa fase circa 2500 follower a settimana, con un picco per entrambi di 2800 follower. Nella settimana dal 28 agosto al 4 settembre è curioso notare che solo il M5S continua a mantenere una tendenza positiva, cioè a guadagnare più follower delle settimane precedenti, mentre tutti gli altri partiti per qualche ragione diminuiscono la velocità di guadagno. Questo dato è in linea con quanto dicevano gli ultimi sondaggi, i quali davano il M5S in forte aumento. Nella settimana che include il 25 settembre vediamo invece un incremento generale di tutti i partiti, ma l’account di FdI, probabilmente influenzato dagli exit poll e dall’interesse generale di seguire il primo partito in Italia, arriva a guadagnare circa 7000 follower (il dato è fuori grafico per permettere una migliore lettura degli altri dati).

Guadagno complessivo di follower – Partiti

Un’altra analisi che si può effettuare con i medesimi dati è tanto semplice quanto interessante. Andando banalmente a sommare tutti i follower guadagnati dai partiti durante la campagna elettorale si va ad ottenere la seguente classifica:

Fratelli d’Italia26.377
Partito Democratico21.295
Azione15.132
Movimento 5 Stelle11.733
Lega11.032
Italia Viva10.874
Forza Italia5.340

FdI è il partito che ha guadagnato più follower e quindi è verosimile desumere che sia quello che abbia saputo comunicare meglio durante la campagna, almeno su Twitter. Contrariamente FI è rimasto fanalino di coda, ottenendo cinque volte meno follower di FdI e la metà anche di IV. Notare inoltre che la somma di IV e Azione, che alle elezioni erano lista unica, sia comunque inferiore al totale di FdI.

Analisi degli account dei leader di partito

Nel seguente grafico viene mostrato, per gli ultimi tre mesi, sempre il guadagno settimanale di nuovi follower ma stavolta per i maggiori leader di partito:

Qui la situazione è leggermente diversa. Tra fine giugno e inizio luglio, quindi prima della caduta del governo Draghi, stavolta è Renzi a perdere addirittura follower (quasi 2000), anche se non sembrerebbe ci sia una correlazione diretta con dichiarazioni o prese di posizione specifiche. Dopo le dimissioni di Draghi, i leader che si distinguono sono la Meloni subito seguita da Calenda e Letta, i quali iniziano a guadagnare settimanalmente circa 4000 follower ciascuno. Ma è nel pieno di agosto che si creano i maggiori distacchi. Restano saldamente in testa Meloni e Calenda guadagnando dai 6000 agli 8000 follower a settimana, mentre gli altri si attestano su cifre nettamente inferiori: Letta e Salvini sui 4000, Conte sui 3500, Renzi sui 3000 e Berlusconi sui 2000. 

A partire dalla metà di agosto fino alla settimana prima del voto si nota un crollo vertiginoso dell’account del Carroccio, che si traduce addirittura in una perdita di follower. Dato in linea con i sondaggi che davano la Lega in forte calo. Discesa seguita anche della Meloni, la quale arriva ad allinearsi a Berlusconi con circa 2000 nuovi follower a settimana. In contrapposizione con il calo dei leader della coalizione di centro-destra, Calenda ha invece una forte crescita, la maggiore fino ad ora, riuscendo a guadagnare quasi 10.000 follower nella prima settimana di settembre. Nello stesso periodo invece, Conte, Letta e Renzi guadagnano rispettivamente intorno ai 5000, 4000 e 3000 follower. Nella settimana del 25 settembre, come per i partiti, vediamo un incremento generale di tutti i leader, dove spicca di molte lunghezze la Meloni, che prevedibilmente guadagna molto di più (circa 67000, fuori grafico per favorire la lettura degli altri dati). Come per i partiti, questo è dovuto a diverse variabili in gioco tra cui gli exit poll e l’interesse nazionale e internazionale di iniziare a seguire la futura Presidente del Consiglio d’Italia.

Guadagno complessivo di follower – Leader di partito

Andando a sommare tutti i follower guadagnati invece dai leader di partito durante la campagna elettorale si ottiene la seguente classifica:

Giorgia Meloni115.023
Carlo Calenda74.972
Enrico Letta43.287
Giuseppe Conte39.714
Matteo Renzi24.766
Silvio Berlusconi20.639
Matteo Salvini20.249

Anche qui la Meloni stravince, ma i dati più interessanti sono altri due: il primo è il grande bacino di nuovi follower che è riuscito ad accaparrarsi Calenda; il secondo è il flop di Salvini, finito addirittura ultimo dietro al leader di Forza Italia.

 

Da quanto riscontrato precedentemente, è interessante notare quanto l’andamento dei follower sia piuttosto in linea con le variazioni percentuali dei sondaggi sulle intenzioni di voto. Un incremento di seguaci su Twitter, per quanto sia un social con una sua audience ben precisa e ben diversa alla popolazione media, determina comunque un incremento nel consenso, e viceversa. I due andamenti in linea con i sondaggi sono in particolare quello del calo della Lega e quello dell’incremento del M5S e del Terzo Polo. 

Tali andamenti dimostrano quanto la comunicazione sui social sia indiscutibilmente importante, rientrando a tutti gli effetti in un canale “istituzionalizzato” attraverso il quale si possono percepire gli umori dell’opinione pubblica. Se inefficace, la comunicazione può essere anche controproducente e quindi portare ad una perdita di follower, e quindi di consenso.

Sebbene spesso si noti una certa coerenza e aderenza nei messaggi e nelle modalità tra gli account di partito con quelli dei propri leader, la dimensione personale, cioè dei leader, si conferma molto più appassionante, riuscendo infatti a crescere e attrarre molto di più rispetto a quella di partito.

Ultima considerazione – estremamente rilevante ai fini dell’analisi – è quella per cui ogni account è partito da una base follower differente: c’è chi aveva già milioni di follower come Renzi, Meloni, Salvini e Conte, e chi ne aveva meno della metà come Calenda e Berlusconi. Questo teoricamente influenza il dato dei nuovi follower in quanto gli account con un numero minore di follower hanno maggiore potenziale di crescita, a parità di esposizione mediatica (la campagna elettorale) e a parità di numero di utenti sul social. Ad esempio, Renzi, che già godeva di una base di oltre 3mln di follower, aveva teoricamente meno probabilità di subire un’impennata forte come quella di Calenda, il quale invece partiva da una base ben dieci volte inferiore. Infatti, quest’ultimo ha visto la sua platea di follower incrementarsi notevolmente, secondo solo alla Meloni in termini assoluti, ma primo in termini percentuali. Piccola eccezione, ma che conferma quanto poi avvenuto nelle urne, la stessa Meloni, pur partendo da una base di ben 1mln di follower, sia riuscita a ricevere ancora più consenso social e, alla fine, come sappiamo, non solo social.