Politica

Onore al merito di Guido Crosetto e Antonio Tajani

24
Luglio 2023
Di Daniele Capezzone

Non è mai facile svolgere le funzioni di Ministro della Difesa e di Ministro degli Esteri. Meno che mai quando il tuo primo ministro è un leader forte, e – per sovrammercato – è un capo di governo che si muove direttamente e in prima persona sui tavoli della politica internazionale. 

In circostanze simili, i titolari degli Esteri e della Difesa possono trovarsi di fronte a un destino ingiusto: sottovalutati nei giorni dei successi (quando in primo piano c’è il premier), e messi nel mirino quando invece le cose non vanno per il verso giusto. 

L’equazione è resa ancora più complicata dal calcolo degli equilibri politici. Se sei dello stesso partito del Presidente del Consiglio, devi certo ritagliarti un tuo ruolo autorevole nell’esercizio delle funzioni che ti sono state affidate, senza però esagerare né nello schiacciarti sul premier – politicamente parlando – né nel fare ombra a chi guida il governo. Se invece sei esponente di un partito alleato, se quindi sei uno junior partner della coalizione, devi essere capace di mostrare una differenza, una sfumatura diversa, una nuance originale, ma sempre in termini complementari e mai conflittuali. 

Ecco, a me pare che a Guido Crosetto e ad Antonio Tajani queste difficili e delicate missioni stiano riuscendo in modo mirabile. Non solo: entrambi hanno garantito al governo, insieme a Giorgia Meloni, un netto e autorevole posizionamento atlantista anche nei mesi in cui non era facile né scontato (considerando alcune spinte nella maggioranza e nelle opposizioni, per non dire nei media) difendere le ragioni di una piena lealtà italiana alla Nato rispetto alla vicenda ucraina. 

Crosetto e Tajani lo hanno fatto sempre, e non hanno fatto mancare un contributo anche di comunicazione e di spiegazione in tv di quelle scelte. E oggi ne raccogliamo i frutti. 

Diciamolo onestamente a quanti (pur in buona fede) chiedevano un diverso atteggiamento italiano sull’Ucraina: se si fosse dato retta a quelle voci (anziché a Meloni-Tajani-Crosetto e a chi li sosteneva), oggi saremmo dei “paria” sul palcoscenico internazionale. Come potremmo rivendicare un nostro ruolo centrale nel Mediterraneo e in Nord Africa, come potremmo parlare di “piano Mattei”, come potremmo rivendicare un ruolo nella grande partita energetica globale, se avessimo scelto di essere ambigui nella scelta di campo?

Per queste ragioni, Giorgia Meloni deve certamente ringraziare se stessa. Ma ha validi motivi per ringraziare anche i suoi ministri della Difesa e degli Esteri, che in modo solido e costante hanno interpretato e contribuito a elaborare una linea politica vincente. E se oggi il governo (che rischia un po’ di immobilismo o per lo meno di lentezza sul versante interno) ha proprio nella politica internazionale il suo fiore all’occhiello, il ruolo di Tajani e Crosetto merita assoluta considerazione. 

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