Politica

Le criticità del sistema di bilancio dell’Ue

02
Luglio 2023
Di Gianni Pittella

Lo scorso 20 giugno la Commissione europea ha chiesto agli stati membri di provvedere a un contributo straordinario al quadro finanziario pluriennale dell’Unione per un totale di 65,8 miliardi di euro, dopo che diverse crisi e l’aumento dell’inflazione hanno reso i fondi esistenti insufficienti. Di questi fondi, 17 miliardi di euro sarebbero destinati all’Ucraina, 15 miliardi per la migrazione e la politica di vicinato, fino a 19 miliardi per gli interessi sul debito UE, 10 miliardi per la ricerca, 1,9 miliardi di euro per maggiori costi amministrativi e 3 miliardi per spese impreviste. Questa proposta ha già generato risposte critiche da parte degli stati membri. Ad esempio, il cancelliere austriaco Karl Nehammer, il 23 giugno, ha dichiarato la sua netta contrarietà alla richiesta della Commissione, mentre Germania e Paesi Bassi hanno già affermato che, pur essendo favorevoli a finanziamenti aggiuntivi espressamente per l’Ucraina, hanno evidenziato che anche i bilanci nazionali sono sotto pressione a causa dei medesimi fenomeni: inflazione e incertezze strategiche. Dal lato opposto, nel parlamento europeo si registrano posizioni favorevoli a un incremento ancora maggiore del bilancio europeo, per iniziative sul versante delle nuove tecnologie necessarie alla transizione verde e digitale. Questo episodio dimostra ancora una volta l’inefficacia dell’attuale sistema del bilancio dell’Unione. L’orizzonte temporale di 7 anni è eccessivamente lungo per prevedere le evoluzioni economiche che possono trasformare il mondo. Ad esempio, nel 2021, anno in cui è stato varato l’attuale quadro finanziario pluriennale, i tassi di interesse sui depositi della BCE erano a 0 per cento, mentre al giugno 2023 essi sono stati elevati al 3.50 per cento, il livello più alto dall’agosto del 2001. Di fronte a un tanto grande mutamento della politica monetaria, si comprende la difficoltà della politica di bilancio di farvi fronte. Per tale ragione occorrerebbe modificare radicalmente il modo di funzionamento della politica di bilancio a livello UE. Il modello da adottare è quello federale, basato non solamente su un incremento quantitativo della dimensione del bilancio UE rispetto al PIL dell’Unione, ma anche sulle procedure e sulle fonti di finanziamento. A oggi infatti la maggior parte dei contributi al bilancio deriva da trasferimenti nazionali, laddove sarebbe più efficace introdurre un nuovo sistema di risorse proprie. Sarebbe inoltre utile per la legittimazione democratica dell’UE far coincidere la durata del QFP con quella della legislatura del Parlamento europeo. Rincresce che di questo non si parli nell’ambito della discussione sulle nuove regole europee di bilancio e che la piattaforma che avrebbe potuto essere lo spazio giusto, vale a dire la Conferenza sul Futuro dell’Europa, sia completamente sparita dall’agenda dei governi e delle istituzioni dell’UE. Se non saremo in grado di costruire un’Europa più ambiziosa, come ha ricordato anche di recente Mario Draghi, potremmo non essere in grado di far fronte alle sfide che il mondo ci sta ponendo innanzi.

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