Politica

«Fermiamo lo show di Zelensky». Perché Alternativa diserta la Camera

21
Marzo 2022
Di Alessandro Caruso

Domani mattina Zelensky parlerà anche al Parlamento italiano, ma Alternativa ha deciso di lanciare un segnale forte: disertare la Camera per manifestare un dissenso nei confronti di uno degli uomini più popolari del momento. A sentire l’onorevole Pino Cabras, membro del gruppo e della commissione Esteri, il motivo è una presa di posizione per innescare una riflessione e non lasciarsi trascinare in una retorica che rischia di trainarci in una terza guerra mondiale: «Senza contraddittorio non vogliamo prestare il fianco allo show di Zelensky».

Onorevole, come mai questa decisione di disertare l’Aula?
«Innanzitutto c’è una ragione di galateo parlamentare: perché veniamo convocati in modo non ufficiale, si tratta di un evento e non di lavori parlamentari, quindi non si potrà interloquire. Non siamo disposti a fare la quinta teatrale di questo show architettato da un apparato di comunicazione che muove Zelensky e che ha creato questo format da adattare ad ogni Stato. Non ci vogliamo prestare all’estremizzazione che viene fatta da una delle parti coinvolte in una guerra di tale portata. Questo chiaramente non significa prestare il fianco alla Russia, di cui condanniamo fermamente l’aggressione a uno stato sovrano».

Pino Cabras, di Alternativa

Se aveste la possibilità di interloquire, cosa vi piacerebbe chiedere a Zelensky?
«Gli chiederei una valutazione sugli ultimi otto anni di guerra a bassa intensità in Ucraina. Gli chiederei perché ha sospeso ben 11 formazioni politiche negli ultimi mesi, con la giustificazione che fossero filorusse, anche se in realtà si trattava di fazioni meno nazionaliste della sua. Gli chiederei, soprattutto, dove intende portare questa democrazia sotto attacco, che in realtà è molto carente sotto il profilo della rappresentatività».

Eppure Zelensky gode di un alto indice di gradimento in questo momento. Come se lo spiega?
«Ho dubbi sul fatto del consenso così ampio. Non sono in grado di misurarlo, quando è stato eletto ha votato solo il 40% degli aventi diritto. Ho l’impressione che Zelensky stia nascondendo qualcosa. La sua strategia è molto spregiudicata, rischia di trascinarci verso una terza guerra mondiale».

Tuttavia come comunicatore sta riscrivendo i criteri della propaganda politica in tempo di guerra. La sua strategia lo ha fatto approdare addirittura al Congresso USA.
«Questo gli va riconosciuto, non solo ha compreso che conquistare il cielo e fare la “no fly zone” degli argomenti è una tattica per dominare le percezioni sulla guerra. Ma sa anche come farlo. Ha un apparato di pubbliche relazioni formidabile, che riesce a gestire il meccanismo emozionale delle persone esattamente come succede nei reality show».

Del resto Zelensky viene da quella scuola, quella dello show biz.
«È una creatura di questo modello di politica spettacolare. Da attore recitava in una fiction in cui interpretava un cittadino comune che diventava presidente, una serie finanziata da Ihor Kolomojs’kyj, l’oligarca ucraino che gli ha sostenuto anche la campagna elettorale. Insomma, quello della spettacolarizzazione è un modello di “fare politica” che gli appartiene da tempo. Ora sta continuando il suo show e noi ci ribelliamo all’idea di fare da palcoscenico a questo spettacolo».

Questa posizione che avete assunto sarà difficile da fare comprendere a tutti. Non temete un calo di consenso?
«Non abbiamo paura dei contraccolpi di domani, gran parte dei media metterà Alternativa tra gli amici di Putin, ma non è la verità. C’è una verità più profonda che prevarrà tra molti italiani».

Siete allineati con qualche forza politica estera su queste vostre posizioni?
«Ci sono stati scambi di comunicazioni con singoli parlamentari di alcuni paesi. Ma non sono sfociati in una posizione politica ufficiale. Tuttavia sono convinto che i tentativi di Jeremy Corbyn o di Podemos siano interessanti per avanzare una proposta diplomatica comune e transnazionale».

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