Politica

Draghi all’UE: “Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie”

16
Settembre 2025
Di Paolo Bozzacchi

«Non ci fermeremo finché non avremo portato a termine tutto il lavoro. Sono assolutamente convinta che l’Europa possa unirsi attorno a questo programma. Ogni singolo Stato membro ha approvato il rapporto Draghi. E così ha fatto il Parlamento europeo. Sappiamo tutti cosa bisogna fare». Così Ursula von der Leyen, in apertura della conferenza per un anno dalla presentazione del Rapporto Draghi sulla competitività UE.

Modello UE di crescita in dissolvimento
«A un anno di distanza, l’Europa si trova in una situazione più difficile. Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. Ci è stato dolorosamente ricordato che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra stessa sovranità». Così Draghi in apertura del suo discorso.

Dazi USA: ci vorrà pazienza per cambiare destinazione export
«Irrealistico a breve diversificare dagli USA» sentenzia Draghi sui dazi al 15% imposti dall’amministrazione Trump ai prodotti europei destinati oltreoceano. Poi aggiunge: «L’Europa ha iniziato a reagire. poiché gli USA assorbono circa i tre quarti del deficit globale delle partite correnti, la diversificazione dal loro mercato non è realistica nel breve termine. Ma l’accordo Mercosur con l’America Latina puo’ offrire un po’ di sollievo agli esportatori».

Conti UE in peggioramento
«La Bce stima il fabbisogno annuo di investimenti per il periodo 2025-2031 a quasi 1200 miliardi di euro, rispetto agli 800 di un anno fa. La quota pubblica è quasi raddoppiata, passando dal 24 al 43%, con un aumento di 510 miliardi l’anno, dato che la difesa è principalmente finanziata da fondi pubblici. Lo spazio fiscale è scarso. Anche senza questa nuova spesa, il debito pubblico UE è destinato ad aumentare di 10 punti nel prossimo decennio, raggiungendo il 93% del Pil. A distanza di un anno l’Europa si trova in una situazione più difficile».

Accelerare i tempi della burocrazia europea
«I cittadini sono delusi dalla lentezza con cui si muove l’UE. Vedono che non riusciamo ad eguagliare la velocità del cambiamento altrove. Sono pronti ad agire, ma temono che i governi non abbiano colto la gravità del momento. Troppo spesso si cerca di giustificare questa lentezza. A volte l’inerzia viene addirittura presentata come rispetto dello Stato di diritto. Questo è compiacimento. i concorrenti negli Stati Uniti e in Cina sono molto meno vincolati, anche quando agiscono nel rispetto della legge. Un percorso diverso richiede nuova velocità, scala e intensità. Occorre agire insieme e non frammentare gli sforzi, concentrare le risorse dove l’impatto è maggiore, e ottenere risultati in pochi mesi, non in anni».

Sospendere IA Act e capire meglio
«L’AI Act è un’altra fonte di incertezza. Le prime norme che includono il divieto dei sistemi a rischio inaccettabile sono state introdotte senza grandi complicazioni. I codici di condotta firmati dalla maggior parte degli sviluppatori, insieme alle linee guida della Commissione di agosto, hanno chiarito le responsabilità. Ma la prossima fase che riguarda i sistemi di AI ad alto rischio in settori come le infrastrutture critiche e la sanità deve essere proporzionata e favorire innovazione e sviluppo. A mio avviso l’attuazione di questa fase dovrebbe essere sospesa finché non comprendiamo meglio gli svantaggi e l’applicazione dovrebbe basarsi su una valutazione ex post giudicando i modelli in base alle loro capacità reali e ai rischi dimostrati».

Energia: prezzi alti mettono a rischio transizione tech
«I prezzi del gas naturale nell’UE sono ancora quattro volte superiori a quelli USA. I prezzi dell’energia industriale sono in media più del doppio. Se questo divario non si riduce, la transizione verso un’economia ad alta tecnologia si bloccherà. L’energia è fondamentale quanto la tecnologia nel guidare l’intelligenza artificiale. La domanda di elettricità dei data center in Europa aumenterà del 70% entro il 2030. L’energia rappresenta già fino al 40% dei loro costi operativi. Il Clean Industrial Deal e il Piano d’azione per un’energia accessibile hanno allentato le regole sugli aiuti di Stato, in modo che gli Stati sovvenzionino i prezzi, ma questo offre un sollievo temporaneo e non risolve le ragioni strutturali per cui l’energia è così costosa. Tra queste i prezzi del gas che dopo l’invasione dell’Ucraina sono ancora circa il doppio dei livelli pre-Covid. E’ un sistema di prezzi in cui il gas continua a fissare il prezzo di mercato dell’elettricità per la maggior parte del tempo, anche se le rinnovabili si stanno espandendo, con oneri e tasse elevati». Poi sulla decarbonizzazione: «E’ il miglior percorso a lungo termine per l’Europa per raggiungere l’indipendenza energetica, nonostante la mancanza di risorse naturali. Ma richiede investimenti molto più rapidi per far funzionare un sistema basato sulle rinnovabili: nelle reti, nelle interconnessioni e nella generazione pulita del carico di base, come il nucleare. Oggi metà della capacità transfrontaliera necessaria entro il 2030 non ha un piano di investimento. Anche i progetti approvati richiedono più di 10 anni, metà dei quali persi per le autorizzazioni. Il sistema attuale, il coordinamento nazionale delle autorizzazioni e dei finanziamenti non sono adatti a un mercato europeo dell’energia. I progetti transfrontalieri necessitano di una pianificazione ed esecuzione a livello europeo».

Difesa e Spazio: urgono fusioni per player più competitivi
«Nella difesa, nello spazio e nelle tecnologie a duplice uso che ne sono alla base le dinamiche di mercato sono molto diverse da quelle dei mercati consumer. Qui la concentrazione non è necessariamente una minaccia per i consumatori. Puo’ essere un modo per ridurre la duplicazione di ricerca e sviluppo, abbassare i costi, accelerare innovazione e concentrare bilanci destinati agli appalti. I concorrenti negli USA e in Asia beneficiano di sostegno statale, vasti mercati di approvvigionamento e concentrazione in questi settori. L’Europa, invece, resta frammentata tra campioni nazionali e basi industriali sovrapposte. L’UE dovrebbe essere in grado di tutelare la concorrenza promuovendo concentrazione e innovazione. Resilienza e innovazione devono essere integrate nella politica della concorrenza fin da ora. Come minimo va istituita una procedura accelerata».

Più unità e urgenza
«Abbiamo bisogno di date e risultati concreti, e di essere ritenuti responsabili per essi. Le scadenza dovrebbero essere abbastanza ambiziose da richiedere una reale concentrazione e uno sforzo collettivo. Questa è stata la formula alla base dei progetti di maggior successo dell’Europa: il mercato unico e l’euro. Entrambi hanno compiuto progressi attraverso fasi chiare, traguardi precisi e un impegno politico costante. I cittadini europei chiedono ai loro leader di alzare lo sguardo dalle preoccupazioni quotidiane e rivolgere lo sguardo al loro destino comune europeo, comprendendo la portata della sfida. Solo l’unità di intenti e l’urgenza della risposta dimostreranno che sono pronti ad affrontare tempi straordinari con azioni straordinarie», ha concluso Draghi.