Politica

Crisi di governo, giovedì il giorno della verità. I cittadini osservano indifferenti

13
Luglio 2022
Di Piero Tatafiore

Il mancato raggiungimento del quorum all’ultimo referendum sulla Giustizia e la scarsissima affluenza alle ultime elezioni amministrative, evidentemente non hanno insegnato nulla. La disaffezione mostrata dagli Italiani verso la politica è destinata ad aumentare, con un gigantesco “chissenefrega” esclamato dai politici di governo. Deve essere per forza così, altrimenti questa paventata crisi di governo (la “quasi crisi”, come viene chiamata nelle redazioni) non avrebbe avuto ragion d’essere. Perché, nella sostanza, non è cambiato nulla: Draghi fa il Premier e lo fa a modo suo. Non si capisce (basterebbe andare in giro, sui mezzi pubblici o nei bar per toccare con mano lo stupore) perché Giuseppe Conte lanci ultimatum, usi formule di distanza dal governo, pur non volendo uscirne. Almeno non lo capisce la gente che qualche domanda se la fa, pur senza avere risposte coerenti.

Con un’inflazione alta come mai negli ultimi 40 anni; con una guerra sempre più complessa; con una crisi energetica; con un’emergenza sanitaria che sembra rialzare la testa, in questa situazione il M5S sembra voler aprire la crisi di governo, di fatto aprendo a possibili elezioni prima della scadenza naturale di primavera 2023. Che Draghi non intenda vivacchiare con i 5S fuori dal governo, è chiaro, al di là di ciò che dicono i numeri. E, sinceramente, non potrebbe fare altro che andare al voto il prima possibile, piuttosto che affrontare un autunno caldissimo e una legge di bilancio lacrime e sangue, tirandosi fuori e lasciando i partiti a prendersi le proprie responsabilità. Anche perché, se i 5S escono dal governo, la Lega farebbe altrettanto, temendo di restare schiacciata da un’opposizione già oggi elettoralmente forte come quella di Fratelli d’Italia. Un effetto a catena che nelle prossime ore si chiarirà, se ci sarà, o verrà nuovamente scongiurato, magari con qualche concessione politica.

Ciò che appare certo è che l’esperienza grillina al governo sembra essersi oramai esaurita, anche per la prossima legislatura, con il Movimento che fatica a trovare una collocazione chiara, oltre che una leadership riconosciuta. E così l’Italia si trova a dover fare i conti con un partito che ha subito scissioni e addii, dando vita a due ulteriori gruppi parlamentari. Dopo aver attraversato crisi di governo come fossero il congresso del PD, dopo aver attraversato crisi di governo per effetto di leadership indebolite da fattori principalmente esterni (Berlusconi), dopo aver subito crisi di governo effetto di insolazioni agostane da spiaggia (o da stabilimento balneare), oggi l’Italia rischia l’ennesima crisi “tafazziani”. E così, tra una martellata e l’altra sulle parti intime i cittadini non capiscono e preferiscono non andare a votare. Come dargli torto…

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