Politica

Caso Cospito, informativa Nordio: “le rivelazioni citate da Donzelli non erano secretate”, si accende il dibattito

15
Febbraio 2023
Di Simone Zivillica

«Gli eventi critici mi hanno determinato a rendere immutata, anzi aumentata, la valutazione sulla pericolosità sociale del Cospito» – così ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella sua informativa urgente alla Camera sul caso Cospito. Il guardasigilli ha chiuso così il suo intervento alla Camera, definendo i perché di questa decisione. Il caso Cospito aveva fatto parlare, però, anche per le parole usate dall’onorevole Donzelli in aula con cui aveva attaccato suoi colleghi dell’opposizione, utilizzando frasi di documenti riservati e non divulgabili. In merito, Nordio ha risposto che questi documenti erano a limitata divulgazione, ovvero «una formulazione che esula dal segreto di stato e da classificazioni di segretezza e non è idonea a connotare il documento trasmesso come classificato, una mera prassi amministrativa».

Sul rifiuto della revoca del 41bis, invece, Nordio ha apportato come motivazione l’immutata, se non aumentata, pericolosità del detenuto in regime speciale, motivata dalle molte attività anarchiche e violente che si sono susseguite negli ultimi mesi proprio con l’obiettivo di forzare l’esclusione di Cospito dal regime di 41bis. Inoltre, le migliorate condizioni di salute dell’anarco-insurrezionalista che ieri ha ricominciato ad assumere gli integratori necessari dopo essere stato trasferito, proprio per motivi di salute, dal carcere di Opera all’ospedale San Paolo, sempre a Milano, dov’è stato seguito dal punto di vista sanitario. Infine la situazione, secondo Nordio, non è cambiata nella sostanza affinché si possa considerare una differente considerazione del regime carcerario: «dopo aver acquisito i pareri ho firmato il decreto con cui è stata respinta la richiesta di revoca del 41 bis per Alfredo Cospito. Gli elementi di novità addotti dalla difesa non sono dotati dalla necessaria portata demolitoria dei presupposti per il mantenimento di questo regione. Questa valutazione trova riscontro nel parere del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha ritenuto non fondate le ragioni giuridiche che erano state portate dal difensore di Cospito» – ha concluso il ministro.

La discussione seguita in aula subito dopo l’informativa del ministro ha rivelato la non soddisfazione dell’opposizione, mentre per la maggioranza, ça va sans dire, è tutto chiarito e «rimane scolpito che nessuno da questi banchi ha violato una qualsiasi norma di legge» – ha detto il capogruppo per Fratelli d’Italia Tommaso Foti. La deputata e capogruppo dei democratici, invece, ha pregato il ministro di non offendere la loro intelligenza giustificando la divulgazione degli atti citati da Delmastro e Donzelli con «l’arzigogolo giuridico» secondo cui gli atti sono riservati «ma se le richiede un parlamentare allora rientrano dell’attività di sindacato ispettivo». L’assurdo, però, sta nel fatto, sempre secondo la ricostruzione fattuale della Serracchiani, che «non sono attività di sindacato ispettivo l’accesso agli atti e che, soprattutto, non c’è stata nessuna attività di accesso agli atti da parte del deputato Donzelli. Inoltre, prima del 31 gennaio [ovvero quando l’onorevole Donzelli pronunciò l’intervento in questione, ndr] non c’è nessun atto di sindacato ispettivo è mai stato fatto dal gruppo di Fratelli d’Italia».

In base a queste motivazioni, quindi, il Pd rimane fermo sulle sue richieste di dimissioni sia di Donzelli da vice del Copasir che di Delmastro dal suo ruolo di sottosegretario alla Giustizia con delega al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (dap). A rinfrancare questa posizione, interviene anche l’onorevole in forze al Movimento 5 Stelle Cafiero De Raho, secondo cui «si trattava di atti segreti e non divulgabili. Non capiamo perché Donzelli vi abbia avuto accesso. Si deve dimettere da vicepresidente del Copasir». Dello stesso avviso, per l’altro protagonista della vicenda, anche l’onorevole dem Matteo Richetti, convinto che «le informazioni rivelate in Aula da Donzelli non erano divulgabili e il sottosegretario Delmastro forse non doveva neanche riceverle né darle a Donzelli, il quale le ha usate per un vile attacco in un’Aula parlamentare. Delmastro non può continuare ad occuparsi del Dap».