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Silvio Berlusconi? L’ho visto sorridere, sempre

12
Giugno 2023
Di Piero Tatafiore

Mi ero illuso che non sarebbe mai accaduto. La mente umana attua dei meccanismi di difesa attraverso la rimozione o la convinzione: è istinto di sopravvivenza.

Avevo voluto convincermi che l’affermazione di un medico del calibro di Umberto Scapagnini fosse assoluta: “Berlusconi è tecnicamente immortale”. Il genetista siciliano lo disse circa 20 anni fa in un’intervista ad Aldo Cazzullo. Forse nell’avverbio sta l’errore.

Sta di fatto che Silvio Berlusconi è morto, in modo quasi inaspettato almeno fino a pochi giorni fa. Sabato avrebbe dovuto incontrare i ministri di Forza Italia ad Arcore, per riprendere il filo del partito e del governo dopo la pausa forzata del lungo ricovero al San Raffaele. E invece un nuovo ricovero e poi l’epilogo.

Stupore, spaesamento, vuoto. Tutto ciò traspare dalle chat di chi lo ha conosciuto, di chi ha collaborato con lui o semplicemente ne ha seguito la vita incredibile che ha condotto.

Se ne va un grandissimo innovatore, un vero fenomeno, capace di creare poli residenziali come Milano Due, vendendoli al 30% in più rispetto al mercato grazie all’intuizione di dotare ogni palazzina di terrazzi affacciati nel verde. E in quei complessi portò la televisione privata, che poi sarebbe diventata Mediaset. Rilevò il Milan, che era appena retrocesso in serie B, e lo fece arrivare sul tetto del mondo, più e più volte.

E poi la politica, con la discesa in campo. Innovando profondamente il modo di fare politica, dalla comunicazione alla squadra di governo, arrivando a guidare ben tre G7. È stato il più grande venditore che si sia mai visto, capace di convincerti di qualunque cosa- “Mi faccio concavo e convesso” è una frase che disse e che riassume in maniera mirabile le sue doti di venditore.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo da vicino, nella sua dimensione politica. Ho visto delle trasfigurazioni incredibili: quando ti riceveva era in grado di convincerti che eri tu Silvio Berlusconi, non lui! Un animale da palcoscenico come nessun altro, in grado di catalizzare le attenzioni e di spiazzare tutti, riusciva a sparigliare sempre, risultando imprevedibile. Anche i giornalisti che lo attaccavano quotidianamente professionalmente lo adoravano perché riusciva sempre a dare una notizia, a creare un titolo.

L’ho visto colloquiare coi grandi della Terra con la stessa naturalezza con cui parlava con un passante qualsiasi che aveva la fortuna di incrociarlo. L’ho visto parlare al Congresso americano con la stessa emozione ed entusiasmo con cui l’ho visto scherzare con le scolaresche davanti al portone di Palazzo Chigi. L’ho visto scambiarsi una cravatta di Marinella con uno studente universitario, dopo averlo incoraggiato negli studi. L’ho visto lottare come un leone, tante volte, in innumerevoli processi e in infinite battaglie politiche. L’ho visto, durante una campagna elettorale, prediligere un gruppo di ragazzi di sinistra a quelli di Forza Italia, perché doveva convincerli a votare per lui. L’ho visto non arrendersi quando tutti i sondaggi gli avrebbero consigliato il contrario. L’ho visto svenire sul palco di Montecatini nel 2006 e poi uscire sorridendo. L’ho visto colpito da una statuina di ferro in faccia in piazza Duomo a Milano e poi alzarsi sul predellino dell’auto per mostrarsi sì ferito, ma ancora forte e combattente. L’ho visto sorridere, sempre.

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