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Non farsi coinvolgere da un congresso allargato del Pd chiamato “referendum”

19
Maggio 2025
Di Daniele Capezzone

Ma perché dovremmo farci coinvolgere da una forma anomala di congresso allargato del Pd a cui stavolta si è dato il nome di “referendum”?

E qui la lingua va a battere dove il dente duole, e cioè su una campagna referendaria scombiccheratissima e il cui esito appare segnato, perché portare al voto il 50% più uno degli italiani l’8-9 giugno è una missione impossibile. 

Eppure Schlein e Landini negano l’evidenza: “Non è testimonianza, il quorum si può raggiungere”,  dicono da quelle parti. 

E si capisce che lo dicano, anche se il loro obiettivo reale è tutto diverso, e cioè imporre una loro egemonia su chiunque voglia stare la prossima volta nel tendone del centrosinistra. Come dire: o si aderisce a questa piattaforma oppure non c’è spazio, con i poveri “riformisti” chiamati a una via di mezzo tra un’abiura e una sottomissione.

Tirando le somme, sgomenta il fatto che a sinistra nemmeno si rendano conto di quanto tutto questo giovi al centrodestra, a cui tutto sommato basterà sbagliare poco nei prossimi mesi per rendersi incomparabilmente preferibile, anzi per recitare la parte degli adulti nella stanza, mentre i bambini (progressisti) fanno chiasso su posizioni massimaliste e in ultima analisi minoritarie . 

Pensare – in queste condizioni – di battere il centrodestra è utopia. Ma ancora più irrealistico è ipotizzare che una quota rilevante di italiani (di quelli, diciamo, meno schierati politicamente, con un minore senso di appartenenza partitica, con scarsi o nulli vincoli ideologici) possa anche solo prendere in considerazione un’offerta politica del genere.