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Operazioni di palazzo e di laboratorio più che “civiche”

27
Ottobre 2025
Di Daniele Capezzone

Va molto di moda lanciare mediaticamente – direi pompare – presentandole come operazioni “civiche” le riunioni in sale d’albergo di un certo numero di amministratori locali di sinistra: un po’ di sindaci, assessori ad alta visibilità, con relativi paginoni sui giornali amici delle rispettive giunte.

Qui occorre capirsi. È indubbiamente furbo e sensato, dal punto di vista del centrosinistra, cercare di irrobustire la sua parte più carente, quella che per comodità viene chiamata centrista. Anche perché, rispetto al logoramento (in qualche caso) o al sopraggiunto smarcamento (in qualche altro caso) delle formazioni esistenti in quell’area, occorre una novità che provi a recuperare il recuperabile.

Dal punto di vista puramente aritmetico, non c’è dubbio che le cose stiano così: alla costituenda coalizione di centrosinistra mancano almeno 5-6 punti per competere con il centrodestra, e dunque serve un’escogitazione, un prodotto nuovo (o seminuovo) da mettere sullo scaffale del supermercato.

Ma ecco il punto: l’operazione è più di palazzo (e di laboratorio politico) che “civica”, perché dimentica gli elettori. Per quale misteriosa ragione un elettore diffidente verso Schlein-Conte-Bonelli-Fratoianni dovrebbe fare da fornitore di benzina a una macchina in ultima analisi guidata sempre da quei quattro?

C’è un elefante nella stanza, e cioè le politiche ideologiche e massimaliste della sinistra su tasse, sicurezza e immigrazione. Se a dettare la linea su quei temi fondamentali sono gli estremisti di sinistra, a che servono i “carini” decorativi?