La speranza è l’ultima a morire. Mancano appena due settimane per l’introduzione di tariffe al 30% su tutti i prodotti UE che viaggiano verso il mercato USA, ma la trattativa tra l’amministrazione Trump e i vertici europei è ancora molto aperta. «Stiamo parlando con l’Unione Europea e faremo progressi», ha detto Donald Trump ai giornalisti ieri sera alla Casa Bianca. Che ha aggiunto (rassicurando i mercati): «Ci stanno trattando molto meglio, continuiamo a parlare». Intanto il Commissario UE per il Commercio, Maros Sefcovic, volerà oggi pomeriggio a Washington per accelerare la trattativa. Musica per le orecchie delle imprese italiane alla finestra. Nelle stesse ore da Villa Firenze, residenza dell’Ambasciatore italiano a Washington, il vicepremier Antonio Tajani ha chiarito le intenzioni italiane ed europee: «Le posizioni non sono ancora vicinissime, però bisogna continuare il dialogo perché una guerra dei dazi non conviene a noi e non conviene agli Americani. Vogliamo trovare un buon compromesso, bene ha fatto l’Unione Europea a sospendere fino al primo di agosto le contromisure».
Tajani: sogno italiano è mercato unico
Il sogno italiano è chiaro: creare un grande mercato unico che abbracci Europa, USA, Messico e Canada. «Siamo pronti a investire di più negli USA, io ricordo che in ogni Stato americano ci sono imprese italiane che danno lavoro a 300mila americani». Tajani ha avuto un faccia a faccia col Segretario di Stato USA, Marco Rubio, che tuttavia non è il titolare della trattativa sui dazi. Tajani ha auspicato che il ruolo dell’Italia possa essere quello di «agevolare un dialogo tra le due parti, che permetta sia all’economia europea sia all’economia statunitense di poter continuare a crescere».
Giorgetti: trattativa lunga ed estenuante
Dalla Camera il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «La trattativa è lunga ed estenuante: da una parte c’è un negoziatore particolare e dall’altra altri che hanno approcci molto diversi. Non è solo nel quantum, ma nel metodo dell’approccio. L’UE negozi senza mollare di un centimetro. Oggettivamente sta giocando di rincorsa, un po’ in difesa, ma è troppo importante un ragionevole compromesso. Bisogna negoziare senza mollare un centimetro». Secondo Giorgetti le tariffe al 10% «sarebbero un risultato ragionevole, ma credo che in questo momento non sia esattamente nella disponibilità dell’amministrazione USA. Però non si può andare molto lontano da questo numero, altrimenti sarebbe insostenibile».
Foti: parti distanti, servono garanzie
Interviene dalla tv il Ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti: «In questo momento le parti sono molto distanti, e serve una posizione che dia garanzie ad entrambe. Se falliremo tutte le misure sono comunque già pronte. Ogni trattativa in cui ci si presenta con la pistola sul tavolo è fallimentare, servono argomentazioni e soluzioni, lo sbilanciamento con gli Stati Uniti è molto più basso di quanto sembri».
Eurodeputati PDE: Unione europea non si sottometta a Trump
«Stop the bully! Fermiamo il bullo». Questo il claim scelto dagli Europarlamentari del Partito Democratico Europeo in un appello rivolto alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «Sì al dialogo, no alla sottomissione. L’Europa non può restare passiva di fronte ad un’aggressione economica che mette a rischio posti di lavoro, investimenti e il principio del commercio internazionale, basato sulle regole. Il ricatto economico deve avere conseguenze». Tra i firmatari dell’appello online il Segretario generale del PDE, Sandro Gozi, gli eurodeputati Yvan Verougstraete, Oihane Agirregoitia, Laurence Farrendg, Christophe Grudles, Marie-Pierre Vedrenne, Christine Singer e Joachim Streit. Gli europarlamentari del PDE chiedono contromisure immediate: un dazio di ritorsione al 30% su esportazioni sensibili USA, l’attivazione dello strumento anti-coercizione dell’UE e una tassa coordinata sui servizi digitali delle Big Tech americane. Nel lungo periodo propongono di realizzare «una zona di libero scambio tra UE e USA basata su standard condivisi in materia di clima, lavoro, concorrenza digitale e fiscalità. Le relazioni transatlantiche restano strategiche. Ma devono essere fondate sul rispetto reciproco. Le guerre commerciali prosperano sulla paura e la frammentazione, quando agiamo divisi siamo deboli, ma uniti siamo una forza che non può essere ignorata».





