Innovazione

Digitalizzazione, come si muovono i comuni. Intervista con Michele Pianetta

02
Febbraio 2023
Di Alessandro Caruso

Facciamo chiarezza «non sono i comuni a rallentare i processi di digitalizzazione». Ci tiene a ribadirlo Michele Pianetta, membro della Commissione nazionale innovazione di Anci, vicepresidente di Anci Piemonte e vicesindaco di Villanova Mondovì (Cn). Insomma, se si parla di digitalizzazione e comuni è sicuramente un interlocutore che può aggiungere competenza e contenuto. Per implementare il raggiungimento dei traguardi sulla digitalizzazione del paese previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, a suo giudizio, possono essere migliorate alcune procedure, sia a livello nazionale sia, soprattutto, sovralocale. Con una speranza: che la sensibilizzazione alla cultura digitale «si mantenga alta anche oltre il Pnrr».

Pianetta, di recente lei ha ribadito che il Pnrr è una straordinaria opportunità, specialmente sotto il profilo dell’innovazione e della digitalizzazione. Dal suo punto di osservazione, i comuni italiani sono pronti?
«Il Pnrr è una grande opportunità, innanzitutto sotto il profilo della cultura digitale, perché ha sensibilizzato molto l’intero sistema paese, dal nazionale fino agli enti locali, sulle tematiche dell’innovazione e sulla necessità della digitalizzazione. E poi ci sono le risorse, il 27% delle quali riguardano il digitale. A livello comunale ci si sta dando molto da fare, nelle attribuzioni delle deleghe si è cominciato da tempo ad assegnare anche quella all’innovazione. I comuni italiani, in generale, ed in particolare i piccoli comuni, stanno facendo un gran lavoro per tenere il passo, talvolta dando vita a vere e proprie best practice in ambiti sperimentali, come l’intelligenza artificiale e l’utilizzo di chatbot. L’importante, secondo me, è non perdere di vista l’obiettivo dell’innovazione, soprattutto quando non ci saranno più le risorse del Pnrr, quando, cioè, si passerà dalla fase “emergenziale” all’ordinaria amministrazione».

Tuttavia, i problemi non mancano. I dati di Asstel ci dicono che le lentezze burocratiche stanno ostacolando lo sviluppo infrastrutturale dei territori. In particolare, ci vogliono fino a 250 giorni per avviare i lavori per le reti ultraveloci. Quali soluzioni sono al vaglio di Anci per risolvere questo problema?

«Asstel ci ha affiancato nel far comprendere che i ritardi della digitalizzazione non sono dovuti a inadempienze dei comuni, ma a quelle degli enti sovraordinati che devono fare da cerniera tra il decisore pubblico e la messa a terra dei progetti».

A chi si riferisce?
«A enti come Anas, Ferrovie, le soprintendenze, ecc».

Dove si annida il problema?
«La realizzazione delle infrastrutture di rete a livello locale ha tempistiche abbastanza veloci. Sul piano nazionale, poi, Infratel sta facendo un gran lavoro. Ma quando le pratiche arrivano a livello sovralocale spesso si arenano, per l’incapacità di comprendere l’importanza dell’urgenza. Gli operatori hanno bisogno di sapere se i territori sono coperti da connettività e di che tipo, ma visto che i comuni danno risposte veloci ci aspettiamo la stessa rapidità da tutta la filiera».

Inoltre, i tempi per il rilascio dei permessi e delle autorizzazioni non è uguale per tutti i comuni. Secondo lei, non sarebbe auspicabile che l’Anci dettasse una linea comune in tema di semplificazione amministrativa? Si è mai discusso di questa eventualità?
«Il decreto “scavi” ha dato indicazioni precise e i comuni le stanno seguendo. È giusto semplificare ma non possiamo togliere dalla potestà dei comuni la capacità di esercitare un controllo. Quello che serve è un’operazione di soft law per aiutare i comuni a capire perché è importante essere più rapidi. Semplificazione significa anche affrontare in maniera giusta investimenti diversi. Serve un maggior coordinamento e, dal nostro punto di vista, una maggior attenzione e scrupolosità rispetto ai ripristini stradali che, in molti casi, sono inadeguati».

In che modo la politica a livello centrale potrebbe essere di supporto?
«Sicuramente sarebbero d’aiuto campagne di informazione di carattere nazionale dirette agli operatori o l’emissione di nuovi voucher per incentivare la domanda. Altrimenti nei piccoli comuni sarà difficile l’accensione della fibra. Inoltre, sarebbe opportuno che il legislatore comprenda che in Italia ci sono aree dove non è possibile arrivare con la connettività via cavo, ma solo con onde radio, quindi l’infrastrutturazione dovrebbe prevedere una duplice linea d’azione».

Implementare le competenze digitali all’interno delle pubbliche amministrazioni può essere una soluzione?
«È fondamentale. Come emerso dal Pnrr le competenze digitali sono utilissime sia per formare il cittadino sia per aggiornare le pubbliche amministrazioni».

Le difficoltà sopraggiunte negli ultimi mesi (crisi energetica e inflattiva) hanno complicato la situazione?
«Purtroppo sì, sono cambiate alcune priorità. Gli enti locali devono finanziare con fondi propri l’aumento delle bollette in questo momento. La crisi inflattiva poi ha determinato nuovi poveri, di conseguenza sono aumentate le richieste di sussidio agli enti locali. Tutto questo ovviamente toglie energie ad altre tematiche, tra cui i processi di digitalizzazione».