Cultura

Giuseppe Conte: “L’educazione alla parità di genere è essenziale”

25
Novembre 2020
Di Flavia Iannilli

Il 25 novembre del 1960 a Santo Domingo tre sorelle vennero intercettate per strada mentre stavano andando a trovare i mariti in carcere. Vennero picchiate e buttate giù da un burrone, il mandante era il dittatore Rafael Trujillo, le vittime erano attiviste del Movimento 14 giugno, un gruppo clandestino. Cercarono di far passare l’omicidio per un incidente ma la messa in scena non durò molto. Non verrà creata nessuna suspense, perché non serve, non si tratta di un romanzo di Agatha Christie e tantomeno una partita di Cluedo. Questa è la storia per cui oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, per questo mi correggerò: questa è storia. Non entreremo nel merito dell’assassinio de Las Mariposas, ma il fatto che serva un funerale, in questo caso tre, per far emergere un problema è “semplicemente” emblematico. Il mondo va avanti, tutto si evolve, tranne la concezione e il ruolo della donna. Il fatto che una donna sia vice presidente degli Stati Uniti d’America fa più notizia della vittoria del Presidente stesso. Il video di Kamala Harris in tuta da jogging che risponde al telefono urlando “We did it, Joe” fa il giro del mondo e se la sua vicepresidenza non fosse una cosa incredibile da immaginare allora non dovrebbe fare scalpore. Si punta a questo, che una donna in una posizione di potere non faccia notizia e non perché debba passare in sordina, ma perché dovrebbe essere “normale”. Invece abbiamo bisogno di summit, di traguardi, di formazione, di convenzioni come quella di Istanbul redatta da un gruppo di esperti responsabile del monitoraggio dell’attuazione della stessa Convenzione; così importante da essere citata spesso nella Commissione d’inchiesta sul femminicidio durante l’evento “Dalla parte delle donne: il ruolo fondamentale dei centri antiviolenza” sia dalle presidentesse dei centri che dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.   

Questo è l’evento che The Watcher Post ha scelto di raccontarvi in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Durante l’iniziativa svolta in Senato sono intervenuti in collegamento video il Presidente del Consiglio, la Ministra Bonetti e con un videomessaggio la Presidente del Senato insieme alle rappresentanti dei centri e delle reti antiviolenza.

In apertura il videomessaggio della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberta Casellati: “Ringrazio il presidente Valente e i membri del Partito. Vorrei che quest’anno la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne non fosse solo un momento di riflessione, ma un impegno concreto ad immedesimarsi per capire e per agire. Immedesimarsi nel senso di violazione, di solitudine, di vergogna, che segna il destino di tante, troppe, donne il tutto il mondo. Immedesimarsi in quella condizione di abbandono, marginalizzazione, discriminazione che inibisce il loro autentico potenziale”. La Presidentessa ha tenuto a precisare che: “La storia di questa giornata parla del sacrificio di donne che hanno pagato con la propria vita la fedeltà a sé stesse. Non c’è nulla che spaventi di più della forza, del coraggio, delle capacità multiformi di una donna. Troppo spesso, per comodità, debolezza, vigliaccheria, opportunismo, chi ha paura delle donne finisce per relegarle ai margini. Un sottile e perverso gioco dove la violenza fisica si accompagna a quella psicologica ed emotiva. La violenza contro le donne ci riguarda tutti. Siamo tutti insieme vittime di una degenerazione che offende i diritti umani e mortifica una crescita sociale costruita faticosamente in decenni di lotta contro le diseguaglianze e le discriminazioni”.

“Il 25 novembre è un tempo di bilanci e sono giorni non felici. Noi abbiamo costruito un impianto normativo robusto e solido. Ma le donne continuano ad essere uccise e violentate”. Inizia così l’intervento della Senatrice Valente che ha continuato: “Bisogna garantire continuità al sistema dei servizi antiviolenza come è indilazionabile lo sviluppo e l’implementazione di una programmazione di ampio respiro, a partire dalla necessità di finanziamenti strutturali, secondo un criterio di sostenibilità per gli Enti del privato sociale specializzati”. Essendo a conoscenza dei dati, la Senatrice riconosce che l’unica strada è quella della cultura nonostante sia la più lunga, inoltre ha dichiarato: “Inasprire una pena è più semplice, si capisce, ma pensare di inserire in tutti i corsi di studi il rispetto alla cultura della differenza, il rispetto dell’altro e che ciascuno ha diritto di vivere la propria vita secondo le proprie scelte è più profondo, più lungo, richiede un impegno maggiore, ma è la strada maestra”. Valente non nasconde la preoccupazione per l’assenza di un controllo ed il timore che le assegnazioni vengano date “a organizzazioni che non producono propriamente quel sistema di valori mirato al rispetto dei principi fondamentali, come la parità tra uomo e donna e i diritti umani”. Quindi riconoscendo la dimensione sistematica del fenomeno conclude: “Si suggerisce l’istituzione di un osservatorio permanente, che vada oltre i limitati orizzonti temporali dei piani antiviolenza e dei mandati governativi, con compiti di valutazione dell’efficienza e efficacia del sistema delle azioni di contrasto, nonchè di monitoraggio delle prestazioni erogate dai servizi antiviolenza”.

Si sono susseguiti gli interventi dalle sedi dei centri antiviolenza, è intervenuto il centro le “Maree” gestito dalla cooperativa Befree, la “Casa internazionale dei diritti umani delle donne” gestita da Telefono Rosa. Sempre in collegamento erano presenti le rappresentanti delle Reti dei centri antiviolenza quali D.i.Re –Donne in rete contro la violenza, Casa internazionale delle donne di Roma, Differenza Donna, Pangea Rete Reama, UDI – Unione Donne in Italia, le quali hanno dato uno spaccato delle problematiche esasperate dalla pandemia.

Anche la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, parte attiva del Governo, dichiarando che: “Dobbiamo metterci al servizio delle tante sorelle che in tutto il Paese che ancora oggi purtroppo sono condannate a una dimensione di solitudine, che è l’arma principale della violenza. È nella solitudine che si toglie la speranza, la forza e il coraggio che invece noi vogliamo restituire liberando tutte le donne da questa oppressione che è ancora troppo presente nelle nostre comunità” ecco perchè è importante la costruzione di una rete; non si tratta solo di proteggere dopo la violenza ma occorre puntare alla prevenzione”. Il Ministro parla della promozione del messaggio: “Oggi noi dobbiamo farci carico di questo passaggio culturale ulteriore che promuova il protagonismo femminile come un’esperienza di valore a livello sociale, la centralità della promozione dell’empowerment femminile come elemento di contrasto a quell’elemento di disumanità che è la violenza contro le donne”. La Bonetti conclude: “Ecco perchè sono importanti i temi della governance e delle risorse e nel momento della pandemia ho erogato direttamente 30 milioni alle regioni vista la straordinarietà della situazione, integrando poi con altri 5 milioni il piano. Faremo una convocazione semestrale con le regioni per monitorare e uniformare gli interventi e creare un sistema che sia sempre più efficiente e funzionale. Il Covid ha purtroppo rallentato lo sviluppo del piano ma andiamo avanti. Le Istituzioni non possono infine tacere sulle parole che usiamo nell’approccio culturale sulla violenza che non è mai giustificabile”.

La Senatrice Valente ammette la consapevolezza che una battaglia di queste dimensione non si può combattere da sole. E per questo le rappresentanti dei centri e delle reti antiviolenza hanno avuto l’opportunità di porre delle domande al Presidente del Consiglio.

Maura Cossutta, presidente della Casa internazionale delle Donne ha chiesto al presidente del Consiglio: “Se in questa manovra di bilancio possano essere previste specifiche forme di sostegno, come un fondo per la gestione delle attivita’ o l’utilizzo di beni immobili appartenenti al patrimonio pubblico in comodato d’uso gratuito. Gli emendamenti in questo senso avranno il suo consenso?”.

Il presidente di Differenza Donna, Elisa Ercoli, ha definito la “la legge di bilancio poco decisa” sul fronte del contrasto alla violenza sulle donne, chiedendo se sarà “il Next Generation UE l’occasione”.

Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, ha rivolto un invito “alla ministra Bonetti di avviare un dialogo con il ministro delle autonomie, perchè le Regioni spesso legiferano sulla materia in totale autonomia”.

Il vicepresidente Pangea, Simona Lanzoni, ha messo l’accento sull’importanza della prevenzione per fermare “la trasmissione intergenerazionale della violenza dai padri ai figli e alle figlie” e la necessaria “responsabilizzazione del settore investigativo-giudiziario per evitare la vittimizzazione secondaria”. Infine pone la sua domanda a Conte: “Come garantire percorsi di uscita dalla violenza per le donne che sono più a margine, come migranti, rifugiate, anziane o disabili”.

Infine un appello e un invito arriva da Vittoria Tola, presidente di UDI, affinchè “le Istituzioni tutte, dalle Forze dell’Ordine agli assistenti sociali, siano all’altezza del fenomeno che hanno di fronte”.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, concorda con i loro interventi poiché consapevole che il problema ha radici profonde e si innesta soprattutto nella zona affettiva, quindi prende la parola per rispondere alle domande poste: “La politica ha un ruolo importante deve poter indirizzare la comunità nazionale con la massima fermezza. Solo una politica adeguatamente formata e informata può essere efficace”. Giuseppe Conte la definisce una “sub-cultura” che genera ferite profonde nel tessuto sociale ed ha dichiarato: “I fenomeni di femminicidio sono inquietantemente triplicati durante il lockdown, hanno raggiunto la quota di uno ogni due giorni, in una fase in cui invece gli omicidi sono diminuiti. Di fronte a una situazione così drammatica i centri antiviolenza hanno un ruolo fondamentale, sono come un rifugio ma anche un sostegno perché aiutano anche dal punto di vista legale le donne in condizioni di maggiore difficoltà. Noi nel Cura Italia abbiamo stanziato risorse maggiori per 5,5 milioni per soluzioni abitative”. Il Presidente del Consiglio ha aggiunto la valutazione della modalità di erogazione dei fondi: “Ma qui occorre una interlocuzione con le Regioni e la revisione dei criteri minimi per l’accreditamento dei centri antiviolenza. Sono cosciente che le risorse destinate a questi centri non siano sufficienti”. Infine il premier ha evidenziato l’obiettivo da raggiungere: “L’educazione alla parità di genere deve essere un elemento essenziale di tutta la filiera della nostra istruzione nazionale, dalla scuola primaria fino all’Università: il valore della dignità della persona, il riconoscimento dell’alterità come un arricchimento rispetto al sé”.

Quando noi donne non faremo più notizia, nel bene e nel male, avremo raggiunto tutti insieme (donne e uomini) l’obiettivo comune. Ma siamo ancora molto lontani.

Photo Credits: CaltanissettaLive