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CdA aziende quotate: come cambierebbe la governance con il ddl Capitali

24
Ottobre 2023
Di Paolo Bozzacchi

Premiare l’attaccamento alla maglia degli azionisti. È questo uno degli obiettivi degli emendamenti al ddl competitività dei Capitali, che intendono innovare le modalità di governance delle aziende quotate. Se il ddl Capitali supererà indenne la discussione in prima lettura di oggi al Senato e la seconda lettura alla Camera, le aziende quotate potranno introdurre negli statuti il voto maggiorato, cioè la possibilità di moltiplicare fino a 10 (dagli attuali 2) i voti per azione per l’elezione del Consiglio di Amministrazione. Il moltiplicatore di voto per azione potrà essere inserito gradualmente, fino a poter toccare quota 10 in 10 anni di tempo. In questo modo saranno favoriti gli azionisti che perseverano nell’investimento, un po’ come le bandiere nel calcio di una volta che sceglievano di non abbandonare la città di nascita e la squadra del cuore. Paolo Maldini al Milan e Francesco Totti alla Roma, per intenderci.

Il dibattito sulla governance delle quotate è in una fase calda.  Gli emendamenti di cui parliamo sono stati riformulati dai relatori della Commissione Finanze del Senato, Dario Damiani (FI) e Fausto Orsomarso (FdI), che hanno recepito i correttivi richiesti dalla Lega, nella persona del presidente della Commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia.

Intanto sabato verrà rinnovato il CdA di Mediobanca, con tre liste in competizione e due di fatto in lizza per spuntarla. La lista 1 presentata dal CdA che include 15 membri tra cui Roberto Pagliaro e Alberto Nagel (attuali Presidente e Ad), appoggiata da Mediolanum e Ferrero, e la Lista 2 presentata da Delfin (famiglia Del Vecchio) e composta da 5 membri, col supporto di Francesco Caltagirone. Con le norme attuali le due liste nettamente favorite sono impegnate in una “campagna elettorale” serrata, alla conquista dei piccoli azionisti. Anche molto piccoli.

Ecco perché l’introduzione per legge del moltiplicatore di voti per azione più alto potrebbe cambiare la strategia in vista di rinnovi molto importanti, in primis quello del CdA di Generali, previsto a maggio del 2025. Questo perché l’emendamento sul moltiplicatore di voto prevede (nella sua riformulazione) che le società quotate provvedano ad adeguare gli statuti in modo da poterlo introdurre a decorrere dalla prima assemblea, convocata per una data successiva al primo gennaio 2025. 

Sarà interessante capire per chi il 2025 rappresenterà un Giubileo anche aziendale e per chi molto meno.

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