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Via libera al Farm to Fork, ma resta il nodo produttività

21
Ottobre 2021
Di Alessandro Caruso

Cosa cambierà con l’approvazione in Parlamento europeo della strategia Farm to Fork? Sicuramente nei paesi europei si adotteranno provvedimenti per rendere i processi agricoli più ecosostenibili, l’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti dovrà ridursi drasticamente nell’agricoltura intensiva, e la filosofia bio si estenderà al 25% dei terreni agricoli Ue.

I PUNTI CHIAVE
Con il voto di ieri, a larga maggioranza (452 favorevoli, 170 contrari e 45 astenuti), Strasburgo ha infatti definito la linea che l’Europa dovrà rispettare nella definizione delle politiche agricole del futuro, con l’obiettivo, innanzitutto, di ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi, ma anche di invertire la perdita di biodiversità, garantire la sicurezza alimentare, la nutrizione pubblica, preservare l’accessibilità dei prodotti alimentari, generando ritorni economici più equi, promuovendo la competitività del settore e un commercio più equo. A fare da sfondo, ovviamente, c’è il macrotema del cambiamento climatico, che questa strategia punta a mitigare.

Il voto di ieri ha certamente una notevole rilevanza politica, perché, come sottolineato dalla stessa  relatrice della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI), l’olandese Anja Hazekamp, ha rappresentato «un cambiamento di paradigma, perché fino ad ora le critiche all’allevamento e all’agricoltura intensivi erano tabù a Bruxelles».

IL NODO PRODUTTIVITÀ
Tuttavia sono rimasti alcuni nodi, primo tra tutti quello dell’incremento della produttività, in vista dell’inevitabile aumento della popolazione nei prossimi anni. Le associazioni agricole Ue, in una nota congiunta, hanno infatti sollevato più di una perplessità, perché non vengono date risposte, ad esempio, sugli effetti del carbon leakage in agricoltura, sull’autonomia strategica europea, fino ai prezzi al consumo: «Ciò che attualmente ci manca – hanno spiegato – sono nuovi strumenti e una tabella di marcia più chiara. La scadenza del 2030 si avvicina e i cambiamenti non possono essere assimilati dall’oggi al domani. Siamo ora in attesa di proposte concrete da parte della Commissione».

In sostanza, il tema è molto delicato: sui temi della sostenibilità tutti gli stakeholder sono d’accordo, ma da qualche parte bisogna pure intervenire per garantire il raggiungimento di alti standard di produttività, altrimenti le imprese agricole europee rischiano di dover affrontare serie difficoltà di gestione economica.

LA SOLUZIONE INNOVATIVA
Su queste colonne il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti il mese scorso aveva parlato della necessità di investire in innovazione, l’unica soluzione possibile per trovare il giusto equilibrio tra la necessità di aumentare la produttività e quella di ridurre le emissioni. E ieri, commentando il voto del Parlamento europeo, è tornato sulle stesse posizioni: «Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica – ha detto – ma non servono divieti. La strada da seguire è quella dell’innovazione e degli investimenti».

Le associazioni di categoria si aspettano che in sede di Commissione venga tenuto conto del documento da loro presentato sul’impatto che avrebbero le misure contenute nella nuova normativa, di cui non sarebbe stato tenuto conto in sede di approvazione del testo in aula.

IL PROBLEMA NUTRISCORE
Resta poi irrisolto il problema dell’etichettatura Nutriscore, già adottata in Francia, il sistema di etichettatura che semplifica la descrizione degli alimenti con una semplice tabella a colori sulla base dei valori nutrizionali, trascurando le provenienze. Il testo su questo punto non prende particolare posizione, limitandosi a stabilire che non vi sia nessuna discriminazione né di settore né di prodotto e a condannare il consumo eccessivo di cibo. Ma, di fatto, non è stato definito alcun indirizzo e la responsabilità viene scaricata sulla Commissione europea e sulle decisioni che adotterà in merito. Una nota stonata, anche secondo Paolo De Castro, coordinatore S&D della commissione Agricoltura: «Non siamo soddisfatti sul fronte dell’etichettatura nutrizionale – ha sottolineato – pur avendo contrastato molti attacchi alle nostre eccellenze, ottenendo che eventuali sistemi di etichettatura nutrizionale non influenzino i consumatori tramite sistemi a colori e siano basati su differenti porzioni per i vari prodotti, la natura obbligatoria richiesta nel testo non va nella direzione da noi auspicata». Tuttavia ha plaudito all’approvazione a larga maggioranza: «Adesso possiamo dirlo, il Parlamento rimette al centro della Strategia Farm to Fork anche la dimensione sociale ed economica dei nostri sistemi alimentari, dando ai nostri produttori una prospettiva più positiva, che dovrà basarsi su una valutazione ex-ante dell’impatto combinato di tutti i target individuati, e su proposte proporzionali al loro raggiungimento, che salvaguardino la competitività dei produttori europei».