Esteri

UE-Cina: summit per i 50 anni delle relazioni in punta di piedi

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Luglio 2025
Di Paolo Bozzacchi

Mezzo secolo di rapporto sempre a caccia di una svolta. Può essere sintetizzato così il 50esimo Anniversario delle relazioni diplomatiche tra Unione Europea e Cina, che viene celebrato oggi a Pechino con un Summit carico di significati. Parole d’ordine: pragmatismo e cautela.

Il punto di vista europeo
Dalle pagine del Financial Times la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata chiara. Obiettivo del vertice è «far progredire e riequilibrare le relazioni» dopo decenni di profonda cooperazione. D’altronde il momento è catartico e il tempo scorre molto velocemente. Siamo nel pieno del conto alla rovescia per l’esito finale della trattativa UE-USA sui dazi. Si moltiplicano le voci di un possibile accordo al 15% che ovviamente sposta l’ago della bilancia del vertice di Pechino. Inizialmente programmato per essere una due giorni, il summit è stato accorciato ad una sola giornata. Diverse fonti stampa (AP e The Straits Times) interpretano questo shortcut come un segnale di cautela.

Il consiglio cinese all’UE
Il presidente Xi Jinping ha esortato entrambe le parti a «fare scelte strategiche corrette», sostenendo la necessità di gestire le differenze, approfondire la cooperazione ed evitare il disaccoppiamento della catena di approvvigionamento. Facile interpretare le sue parole come un’esortazione all’UE a non allinearsi agli imperativi strategici dell’amministrazione Trump e a non rincorrere quella che Pechino considera un mito: l’autonomia strategica. Il consiglio cinese sottinteso per Bruxelles è quello di non abbandonare l’interdipendenza economica col Dragone. «Le sfide che sta affrontando l’Europa non hanno origine in Cina» la precisazione di Jinping. Seguita dalla narrativa cinese sul percorso immaginato per il prosieguo dei rapporti col Vecchio Continente: la cooperazione va approfondita per «fornire maggiore stabilità e certezza al mondo, attraverso relazioni stabili e solide tra Cina e UE».

Il punto sugli scambi commerciali
Il disaccoppiamento europeo eventuale delle catene di approvvigionamento non è gradito alla Cina. «Porterebbe solo all’auto isolamento» ha spiegato Xi. La richiesta all’UE è di mantenere i mercati aperti ed «esercitare moderazione» nell’uso di strumenti commerciali. Il pensiero va alle oltre 25 indagini di difesa commerciale aperte da Bruxelles sui prodotti cinesi nell’ultimo anno. Mentre la mente europea corre ai controlli che regolarmente Pechino esercita sull’export di tutti i minerali critici. Intanto i numeri parlano chiaro. Mentre le esportazioni cinesi verso l’UE hanno fatto segnare +7% nei primi 6 mesi di quest’anno (toccata quota 267 miliardi di $), le importazioni del Dragone dal blocco si sono ridotte del 6% a 125 miliardi di $. Un trend e uno squilibrio indigesti all’UE. Von der Leyen: «Per essere sostenibili le relazioni devono essere reciprocamente vantaggiose». Come a dire: la tendenza andrebbe in qualche modo attenuata, se non invertita.

Mosca: l’elefante nella stanza
Il sostegno di Pechino a Mosca unito al persistente rifiuto cinese di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina sono il vero elefante nella stanza del summit. Von der Leyen ha perciò definito lo stato delle relazioni UE-Cina come su «un punto di inflessione». E’ per questo che insieme al Presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, la Presidente ha aperto l’incontro chiedendo a Xi Jinping «soluzioni reali» per le annose controversie: eccessivo surplus commerciale cinese e sostegno a Putin. Per questo l’UE considera il ribilanciamento delle relazioni con la Cina non più un’opzione, ma «essenziale». Pechino appena ieri ha criticato le recenti sanzioni europee imposte a due banche cinesi che stanno facilitando il commercio con la Russia.