Esteri

Aiuti di Stato in Europa, mano larga fino al 2025

10
Marzo 2023
Di Giampiero Cinelli

Il tempo del rigore sugli aiuti di Stato in Ue sembra solo un ricordo. Con l’accordo appena trovato in sede comunitaria, l’allentamento rimarrà in vigore fino alla fine del 2025. Ma non è perché l’Unione abbia riscoperto i modelli dirigisti del dopoguerra. Alla base c’è la necessità di rispondere a scenari internazionali inaspettati e alle politiche iper-energiche degli Stati Uniti proprio in materia di aiuti pubblici.

Sullo sfondo, anche ovviamente il traguardo di una transizione ecologica da tagliare, per il quale gli aiuti statali potrebbero essere molto funzionali. Da vedere, infatti, come saranno inglobati nel potenziamento del programma RePowerEU, che adesso andrà a intrecciarsi con il Pnrr. Non a caso, a breve il governo comunicherà in che modo vuole sfruttare l’ampliamento del RePowerEU, chiaramente in ottica green e appunto attraverso il Piano di Ripresa e Resilienza.

Ma veniamo alla deroga sugli aiuti di Stato. La Commissione si è mossa su due direttrici. La prima, prolunga fino al 31 dicembre del 2025 la possibilità per i governi di aiutare l’industria a zero emissioni. “Ciò riguarda in particolare i programmi per accelerare l’uso di fonti energetiche rinnovabili così come lo stoccaggio energetico, nonché i programmi per la decarbonizzazione dei processi di produzione industriale”. Inoltre, vengono semplificate le condizioni per la concessione di aiuti pubblici a progetti di piccole dimensioni e a tecnologie meno mature, come l’idrogeno rinnovabile. In ultimo la Commissione ha deciso di “introdurre massimali di aiuti pubblici più elevati con calcoli semplificati”. Tutte le decisioni verranno esplicate in passaggi tecnici che saranno divulgati in seguito.

Matching clause, la sfida agli Usa

La seconda direttrice riguarda le contromisure al rischio delocalizzazioni. Infatti, oltre a consentire ai Paesi membri di sostenere gli investimenti nella produzione di attrezzature strategiche (batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e sistemi di cattura del carbonio), le piccole e medie imprese nonché le aziende situate in regioni svantaggiate potranno beneficiare di un sostegno più elevato, in modo che non siano attratte dalle sovvenzioni di economie extra-europee: “In casi eccezionali, i paesi membri potranno fornire un sostegno più elevato a singole imprese, laddove esista un rischio reale che gli investimenti vengano dirottati fuori dall’Europa. In tali situazioni, gli Stati membri potranno fornire l’importo del sostegno che il beneficiario potrebbe ricevere per un investimento equivalente in una località alternativa oppure l’importo necessario per incentivare l’impresa a effettuare l’investimento in Europa”, ha spiegato Bruxelles. La clausola potrà essere utilizzata solo per gli investimenti realizzati in aree assistite, oppure per gli investimenti transfrontalieri che coinvolgano almeno tre Stati membri, con una parte significativa dell’investimento complessivo in almeno due regioni assistite. E sempre per beneficiari in linea con gli standard ambientali.

E von der Leyen va da Biden

Proprio la questione commerciale sarà la più importante sul tavolo, nell’incontro in programma oggi tra la presidente della Commissione Ue Ursula von der Layen e il presidente Usa Joe Biden. Si parlerà dell’Ira, l’Inflation Reduction Act, il piano americano di incentivi da 370 miliardi, e von der Leyen chiederà agli Usa di concedere le stesse esenzioni per le imprese situate sul suolo europeo che esportano in Usa, così come viene concesso a Canada e Messico. Sul tema dei rapporti di mercato si erano già fatti dei passi avanti: a fine dicembre sono stati concessi i sussidi anche per i veicoli commerciali elettrici prodotti in Europa e venduti in leasing negli Stati Uniti (tra il 30 e il 70% dell’intero parco europeo negli Usa) e per le batterie prodotte in Europa ma solo per la quota dei minerali.

L’Italia si è dichiarata contraria a un’ulteriore allentamento sugli aiuti di Stato perché sa di avere meno margine rispetto ad esempio alla Germania, che invece è stata favorevole, con la consapevolezza che presto tornerà comunque in vigore la disciplina sui parametri di bilancio europei. Altra paura del governo è la frammentazione del mercato unico. Ora però l’esecutivo si concentrerà su come sfruttare ugualmente la situazione.

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