Politica

Def, Camera approva risoluzione di maggioranza con 197 sì

24
Aprile 2024
Di Ilaria Donatio

L’Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Def con 197 voti a favore, 126 voti contrari e 3 astenuti. Nel documento si impegna l’Esecutivo a «presentare quanto prima il quadro programmatico, nell’ambito del Piano fiscale e strutturale di medio periodo». Il Governo si era espresso negativamente sulle risoluzioni delle opposizioni.

Nella risoluzione si evidenzia, tra l’altro, che “i dati presentanti nel Documento mostrano il rispetto delle indicazioni delle Autorità europee per il 2024 relativamente all’evoluzione della spesa primaria netta; le previsioni macroeconomiche tendenziali del Documento di economia e finanza 2024 sono state validate dall’Ufficio parlamentare di bilancio”.

Ambrogio (Fdi), più sintetico in vista nuove regole Ue
Stamane è iniziato, in contemporanea, nelle Aule di Camera e Senato, l’esame del principale documento di programmazione della politica economica nazionale, con l’intervento del relatore Giovanni Luca Cannata (Fdl) a Montecitorio e quello della relatrice Paola Ambrogio (FDI) che ha illustrato il provvedimento, a Palazzo Madama. Subito dopo si è svolta la discussione generale, quindi, sono stati messi ai voti le risoluzioni presentate dai gruppi. 

“Il Def 2024 presenta una struttura più sintetica rispetto ai precedenti Documenti di economia e finanza, in considerazione dell’attuale fase di transizione verso le nuove regole della governance economica europea e quindi della predisposizione di un quadro programmatico coerente con le nuove regole europee”. A sottolinearlo nell’Aula del Senato è stata la relatrice del Def Paola Ambrogio (Fdi). “Il Governo – ha aggiunto – ha quindi annunciato che gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel Piano strutturale di bilancio di medio periodo. che l’Italia dovrà presentare entro il 20 settembre”. 

“Per quanto riguarda il contesto macroeconomico italiano – ha proseguito Ambrogio – il Def 2024 espone l’analisi relativa all’anno 2023 e le previsioni tendenziali per il 2024 e per il triennio successivo. Richiamando le stime ufficiali dell’Istat, il Documento evidenzia come il PIL nel 2023 sia cresciuto dello 0,9%, un tasso di crescita in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell’area euro, che era +0,4%”. 

“La crescita tendenziale del PIL per il 2024 – afferma la relatrice – è attesa all’1%, con una marginale revisione al ribasso dello 0,2% rispetto allo scenario programmatico della NADEF, che era +1,2%, legata – e questo lo si spiega nel Def – ad una scelta prudenziale, dato l’elevato grado di incertezza che caratterizza il contesto internazionale e il protrarsi di tensioni geopolitiche”.

Braga (Pd): Def mostra scarsa lungimiranza e incompetenza
“Questo Def atipico, leggerissimo, mostra scarsa lungimiranza e incompetenza. Dopo il 9 giugno, il prezzo lo farete pagare al Paese”. Lo ha detto la capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga, nelle dichiarazioni di voto sul Def. “Questo governo presentato come del fare è diventato quello del rimandare, dal Pnrr alla riforma delle pensioni. Che fine hanno fatto le vostre proposte agli italiani? Vi siete rimangiati tutto”. “L’operazione del Def è la riprova di un governo in difficoltà, che sceglie la via della reticenza. Il Pd oggi voterà contro questo vostro vuoto documento di economia e finanza”.

Giorgetti replica sul Def: si è scelto Superbonus a danno di scuola e sanità
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha presenziato in Aula alla Camera prima alla discussione del Def e poi al voto. Giorgetti, subito dopo la votazione a Montecitorio, si è recato al Senato, assicurando così la presenza al momento del voto in entrambe le Camere.

“I bonus edilizi”, ha detto il ministro nella replica sul Def, “esistono almeno dal ’96, hanno contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio e anche alla crescita. Ma nella misura abnorme e ingiustificata del 110% con sconto e cessione hanno creato un mostro che ha distrutto la finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire. Chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di metterli sul Superbonus e in qualche modo toglierli a scuola e sanità”.

E sul nuovo Patto di stabilità Ue approvato ieri, ha detto: “È sicuramente un compromesso, non è la proposta che il sottoscritto aveva portato avanti in sede europea”, ma rappresenta comunque “un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero tornate in vigore nel 2025”. Infine, Giorgetti ha indicato le tre direzioni in cui si muove il governo: lavoro, natalità e redditi bassi.

Sottosegretario Freni: il governo non scrive numeri sull’acqua
In Senato, il governo con il sottosegretario Federico Freni – dopo la conclusione della discussione generale – ha dato parere favorevole alla sola risoluzione della maggioranza, esprimendo invece un parere negativo alle cinque presentate da Pd, M5s, Avs, Iv e Azione.

“Non si tratta di non aver una visione, o di giocare a carte coperte, o di agire come un governo balneare o di non sapere che pesci pigliare. Si tratta di evitare di scrivere sull’acqua un programmatico che non avrebbe una sua corrispondenza”. Lo ha detto il sottosegretario all’Economia Federico Freni intervenendo in Senato in replica alla fine della discussione generale sul Def.

Freni è poi ricorso ad un’immagine per descrive l’approccio del governo sulla politica finanziaria: “È come una passeggiata in montagna: ci sono fattori prevedibili, ci si può vestire in modo corretto, poi fattori moderatamente ponderabili, e infine fattori del tutto imponderabili, come un improvviso acquazzone. La politica economica è composta da vari fattori: prevedibili, altri moderatamente ponderabili e altri imprevedibili.

Ci siamo tutti trovati davanti a dinamiche macroeconomiche non decise da nessuno e il governo ha scelto una politica responsabile, nonostante avesse cominciato a piovere, e la pioggia vale l’8% del Pil, cioè i bonus edilizi che valgono 219 miliardi. Pensate, 219 miliardi a fronte di 196 miliardi di Pnrr. Di fronte a questo acquazzone il governo ha scelto coerentemente insieme all’Europa di non presentare il programmatico, per evitare di scrivere numeri che in assenza di un quadro programmatico non possono essere scritti”.