Esteri

Ucraina: i 27 decidono di prestare a Kiev 90 miliardi, senza toccare asset russi

19
Dicembre 2025
Di Giampiero Gramaglia

L’Unione europea raccoglierà sui mercati e presterà all’Ucraina 90 miliardi di euro nei prossimi due anni, offrendo in garanzie porzioni non utilizzate del suo bilancio. La decisione è scaturita nella notte a Bruxelles, dopo che i leader dei 27 non erano riusciti a trovare un accordo sull’utilizzo dei 250 miliardi di beni russi sul territorio europeo ‘congelati’ dopo l’invasione dell’Ucraina.

La decisione dei 27 viene commentata con toni diversi dai protagonisti dell’intesa, che la giudicano in generale positiva, e dai media. Le Monde spiega che l’aiuto a Kiev assumerà la forma d’un prestito a tasso zero. Con un’ottica molto americana, insolitamente ‘trumpiana’, Politico.eu sostiene che l’accordo mostra che “gli europei non vogliono ancora pagare per salvare l’Ucraina”: “Alcuni Paesi del Nord Europa mandano soldi a Kiev da anni, ma molti europei non vedono perché dovrebbero farlo”.
Fra le altre decisioni del Consiglio europeo, il rinvio a gennaio della firma del Trattato di libero scambio con il Mercosur, il mercato comune sud-americano, su pressione in particolare di Francia e Italia. A ciontestare il Trattato, sono soprattutto gli agricoltori, che giovedì hanno invaso Bruxelles con i loro mezzi, mentre gli industriali vi sono piuttosto favorevoli.

La stampa Usa ha seguito con maggiore attenzione del solito il Consiglio europeo, ovviamente interessandosi soprattutto delle decisioni sull’Ucraina. Politico, nella sua versione europea, ha raccontato gli sviluppi del Vertice di Bruxelles con una successione di breaking news: poco dopo le due di notte, ha annunciato che i leader dei 27 non erano riusciti a trovare un accordo sull’utilizzo dei 250 miliardi di beni russi congelati sul loro territorio, in particolare in Belgio, e che stavano ora lavorando sull’ipotesi di un prestito; poco più di un’ora, ha fatto squillare i campanelli con la notizia dell’accordo raggiunto sulla raccolta di un prestito da 90 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina.

L’opposizione del Belgio è stato l’ostacolo maggiore all’utilizzo del beni russi congelati nel timore, condiviso da altre delegazioni, fra cui l’Italia, di contestazioni giudiziarie e di ritorsioni da parte della Russia,m che ha già avviato azioni legali in tal senso. Senza contare l’opposizione di fondo, ma aggirabile, di Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia, che hanno invece aderito alla soluzione finale, sia pure lasciando aperta l’ipotesi di un opting out.

Axios ipotizza che la decisione europea possa entrare nei colloqui che i negoziatori americani avranno, oggi e domani, a Miami, separatamente, con quelli russi e ucraini, dopo il giro di incontri tra americani, ucraini ed europei di domenica e lunedì a Berlino.
Sempre a Miami, il team negoziale Usa formato dall’inviato Steve Witkoff e dal ‘primo genero’ Jared Kushner incontra oggi interlocutori di Qatar, Egitto e Turchia per continuare a discutere, dopo i colloqui nel Golfo in settimana, della seconda fase degli accordi conclusi a inizio ottobre, che hanno creato le condizioni per la tregua in atto nella Striscia di Gaza, che tiene, nonostante mille violazioni.

I titoli dei media Usa sul Consiglio europeo sono tutti fattuali e sostanzialmente positivi. Per il New York Times, “L’Europa vara un piano per dare all’Ucraina 90 miliari di euro, dopo non essere riuscita a trovare un accordo sull’0utilizzo dei beniu russi conmgelati”. Il Wall Street Journal titola: “L’Ue s’impegna a un prestito da 80 miliardi di euro all’Ucraina, senza usare i beni russi”. Il Washington Post scrive: “Il blocco – cioè i 27, ndr – è in corsa contro il tempo per aiutare l’Ucraina”: una corsa che appare vinta e che lo sarebbe stata prima se Commissione europea e Germania non avessero ostinatamente puntato sulla via del ricorso ai fondi congelati, molto fragile dal punto di vista del diritto internazionale, piuttosto che su quella, alla fine praticata, del prestito con garanzie europee, come già avvenuto per il Pnr – una soluzione ideologicamente indigesta a Berlino -.

Alla fine, notano sull’ANSA Michele Esposito e Valentina Brini, ha prevalso “il buon senso” – giudizio condiviso da molti leader e dalla premier italiana Giorgia Meloni, oltre che “pragmatismo” e ricerca della “stabilità” finanziaria, sulla tela di fondo della volontà, confermata, di sostenere l’Ucraina. Gli sconfitti di giornata, anzi di nottata, sono Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Friedrich Merz, cancelliere tedesco, alfieri dell’utilizzo dei fondi russi congelati, ma, alla fine, acquisiti alla soluzione del prestito, adottata all’unanimità (mentre l’altra avrebbe sicuramente registrato le defezioni di Ungbheria, rep. Ceca e Slovacchia).

Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i capi di Stato e di governo dei 27 discutevano dei temi considerati attualmente meno centrali, le trattative sull’uso degli asset andavano avanti tra la Commissione europea e il Belgio per cercare di trovare un punto di caduta sul nodo delle garanzie.
Al momento della cena, tuttavia, è cominciato a emergere con chiarezza che la via degli asset russi era un binario morto. Il premier belga Bart De Wever non dava segni di cedimentoe le perplessità di Paesi come Italia, Bulgaria e Malta restavano intatte, mentre i leader venuti da Budapest, Praga e Bratislava puntavano a fare saltare la soluzione che avrebbe scatenato l’ira di Mosca.

A quel punto, Merz e von der Leyen hanno capito che la partita era persa e si sono rapidamente convertiti al piano B, un prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con la garanzia del bilancio pluriennale comunitario. Ci voleva, però, l’unanimità. E, tra la sorpresa generale, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia hanno datio il loro assenso, riservandosi, però, l’opting-out. cioè di non partecipare al prestito per Kiev. Trionfante, e ammiccante, il belga De Wever. I beni russi congelati rimarranno bloccati fino a quando la Russia non avrà pagato i risarcimenti all’Ucraina. E, se non lo farà, l’Ue si dice pronta a ricorrere, a quel punto, nel rispetto del diritto internazionale, agli asset per rimborsarsi il prestito.