Esteri

Spinta per la pace in Ucraina, tregua a rischio a Gaza, fermenti sul Venezuela

01
Dicembre 2025
Di Giampiero Gramaglia

Donald Trump divide lo scarso tempo di lavoro del suo week-end del Ringraziamento tra il cercare di fare la pace in Ucraina – ieri, americani e ucraini si sono visti in Florida; oggi il negoziatore Usa Steve Witkoff va a Mosca – e il minacciare la guerra al Venezuela. Intanto, si succedono le rotture della fragile tregua fra Israele e Hamas, in vigore da quasi due mesi ma sempre a rischio.

Venezuela: Trump “ordina” chiusura spazio aereo, poi fa passo indietro

Il conflitto con il Venezuela è di fatto già aperto, con gli affondamenti in serie nei Caraibi di barche di presunti narco-trafficanti – un centinaio già le vittime, condannati a morte senza processo e fuori di ogni giurisdizione – e con l’ordine, dato da Trump via post su Truth alle compagnie aeree di tutto il mondo, di considerare chiuso lo spazio aereo venezuelano (quasi che il suo social sia una sorta di gazzetta ufficiale universale).

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro replica accusando gli Stati Uniti di «minacce coloniali», nell’intento d’intaccare la sovranità del Paese. E Trump, ieri, tornando a Washington dal lungo fine settimana a Mar-a-Lago in Florida, invita i giornalisti «a non leggere nulla» nell’ordine di chiusura dello spazio aereo venezuelano: l’ha dato perché ritiene «il Venezuela un Paese non molto amico».

Una commissione del Congresso indaga sulle uccisioni nei Caraibi, la cui legalità è contestata, mentre i media s’interrogano sulla contraddizione tra la guerra ai narcotrafficanti venezuelani e la grazia appena concessa all’ex presidente dell’Honduras condannato per traffico di droga.

Ucraina: trattative avanzano, ma resta ancora “molto da fare”

Resta «molto da fare» per arrivare a una fine del conflitto in Ucraina, anche se i colloqui di Miami tra il segretario di Stato Usa Marco Rubio e una delegazione di Kiev guidata da Rustem Umerov sono stati «positivi». Rubio era accompagnato da Witkoff e dal “primo genero” Jared Kushner; Umerov esordiva al posto del dimissionario Andriy Yermak, travolto dallo scandalo di corruzione che scuote la compagine del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La Cnn parla di colloqui «tosti, ma costruttivi».

Sono state affrontate alcune delle «questioni più delicate» rimaste aperte a Ginevra, una settimana fa: territori e sicurezza. Rubio definisce «produttivi» i colloqui, durati oltre cinque ore. Umerov parla di «un successo» e insiste per avere «garanzie affidabili e a lungo termine». Rubio assicura che gli Usa vogliono «porre fine al conflitto e creare un meccanismo che consenta all’Ucraina di essere indipendente e sovrana, di non avere mai più una guerra e di dare enorme prosperità al suo popolo».

Tra i temi discussi, anche un calendario per le elezioni in Ucraina. Il piano in 28 punti inizialmente presentato dagli Stati Uniti prevede che Zelensky si dimetta e indica le elezioni entro 100 giorni dalla fine del conflitto. Ma il punto resta controverso.

Washington spera che portare sul tavolo una serie di intese con Kiev consenta progressi con Mosca. Ma il Cremlino non si sbilancia sulla possibilità di accettare i termini dell’accordo e, anzi, rincara le pretese territoriali, mentre continua a condurre combattimenti sulla linea del fronte e bombardamenti notturni.

Nel fine settimana, Zelensky ha sentito il segretario generale della Nato Mark Rutte e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Dopo una visita a Mosca, il premier ungherese Viktor Orbán lo ha sollecitato a fare concessioni territoriali alla Russia, considerate «inevitabili»: «Più si ritarda la pace, più persone e territori l’Ucraina perderà». Per Orbán, è l’ora di abbandonare le illusioni e di affrontare la realtà, come – a suo giudizio – avveniva nel piano in Usa in 28 punti.

Netanyahu chiede grazia, coloni sempre più violenti in Cisgiordania, Papa in Libano

In Medio Oriente, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al presidente Isaac Herzog la grazia per le accuse di corruzione rivoltegli (e per cui non è stato ancora condannato). Trump aveva già sollecitato Herzog a graziare Netanyahu, ma Herzog aveva spiegato di non poterlo fare senza una richiesta di Netanyahu. L’opposizione israeliana dice che la grazia può essere concessa solo se il richiedente mostra pentimento per i propri misfatti.

Intanto, nella Striscia di Gaza si succedono le violazioni della tregua, con uno stillicidio di vittime, mentre in Cisgiordania i coloni israeliani intensificano le azioni violente contro i palestinesi. Ieri, nella comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, sono stati presi di mira dei cooperanti, fra cui tre italiani, malmenati e insultati. Le loro condizioni non destano preoccupazioni.

Papa Leone XIV, che ha celebrato in Turchia il 1.700° anniversario del Concilio di Nicea, è da ieri in Libanoa