Esteri

Ucraina: il negoziato a Mosca fra Usa e Russia è sterile, Putin minaccia l’Europa

03
Dicembre 2025
Di Giampiero Gramaglia

Se è vero che i sogni muoiono all’alba, le illusioni di pace in Ucraina muoiono ogni notte, sotto i missili e i droni russi che attaccano obiettivi militari e industriali e uccidono civili innocenti, e pure al tavolo del negoziato di Mosca, dove russi e americani non trovano un compromesso dopo cinque ore di «utili» – a che? – discussioni. Ed anche al tavolo della riunione del governo alla Casa Bianca, dove Donald Trump, 79 anni portati bene fino a qualche mese fa, si appisola per l’ennesima volta, prima di dichiarare in un sussulto di lucidità che la situazione in Ucraina «non è facile».

La guerra che lui doveva chiudere in 24 ore, dopo essersi insediato alla Casa Bianca, continua 300 giorni dopo ed è «un disastro»: «Stiamo cercando di risolverla», dice, ma senza riuscirci. Se questo è davvero «il finale di partita», come ipotizza sui suoi Appunti Stefano Feltri, l’esito resta incerto fino all’ultimo: «nessun compromesso è stato raggiunto», dice Yuri Ushakov, negoziatore russo, consigliere diplomatico del presidente Vladimir Putin, «ma alcune proposte americane possono essere discusse», quelle che non piacciono agli ucraini e – per quel che conta – agli europei.

Un incontro tra i presidenti Putin e Trump non è stato fissato. Anzi, Putin, prima dei negoziati, si faceva riprendere in tenuta mimetica mentre riceveva dai comandanti militari la notizia – contestata dagli ucraini – della presa della città di Pokrovsk nel Donbass; e – nota Le Monde – «brandiva la minaccia di guerra al resto dell’Europa». In un’intervista al Financial Times, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica, aveva detto che la Nato valuta l’ipotesi di «attacchi preventivi» alla Russia, almeno sui fronti della guerra ibrida.

Nella ricostruzione della Cnn, «l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff e il “primo genero” Jared Kushner sono rimasti seduti per cinque ore al tavolo negoziale con Putin al Cremlino, senza fare progressi decisivi: è stato il momento culminante di giorni di intensa diplomazia – nel fine settimana, americani e ucraini si erano incontrati in Florida, ndr –, perché l’Amministrazione Trump preme per porre fine alla guerra fra Russia e Ucraina».

Alla fine della riunione, il consigliere Ushakov ha detto ai giornalisti che i colloqui sono stati «molto utili, costruttivi e sostanziali», ma che «un compromesso non è stato raggiunto». «Alcune delle proposte americane ci appaiono più o meno accettabili, anche se devono essere approfondite. Altre opzioni non ci vanno bene».

Per il Wall Street Journal, la maratona negoziale è rimasta incagliata sulla questione dei territori che l’Ucraina dovrebbe cedere alla Russia. Il New York Times sottolinea che non è stata raggiunta «nessuna intesa precisa». E il messaggio di Putin in mimetica che si felicita con i militari per la presa di Pokrovsk viene così interpretato: «Non ha importanza se Kiev dice che la notizia non è vera, che ancora si combatte e che l’annuncio è una smargiassata che non rispecchia la realtà. L’obiettivo è mostrare al mondo che la Russia sta vincendo in Ucraina». L’incontro con i militari sarebbe avvenuto domenica, mentre gli americani incontravano gli ucraini in Florida. Ma è stato reso noto, e le immagini ne sono state mostrate, solo nell’imminenza dei colloqui al Cremlino.

Dal punto di vista ucraino, i generali di Kiev esprimono dubbi che l’accordo prospettato, sia quello del piano originario in 28 punti sia quello nel piano ridotto a 20 punti, metta davvero al riparo l’Ucraina, o quello che ne resterà, da ulteriori attacchi russi e temono che la lasci esposta a ulteriori azioni ostili russe nei prossimi anni.

Ma Kiev è, oggettivamente, in una situazione «complicata»: militarmente, perché i russi sono all’offensiva sul terreno e nei cieli; e diplomaticamente, perché Trump, e il suo uomo Witkoff, paiono gli amici del giaguaro, anzi dell’orso, cioè di Putin, mentre gli europei non fanno il peso e faticano a prendere decisioni. E, poi, c’è il fronte interno: le inchieste sulla corruzione che hanno appena privato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky del suo braccio destro Andrij Yermak e che minano la credibilità della leadership.

I 27 dell’Ue hanno appena deciso di mettere al bando progressivamente, ma definitivamente entro il 2027, le importazioni di gas dalla Russia per «un’Europa energeticamente sicura e indipendente», ma non riescono a trovare un’intesa sul ricorso agli asset russi confiscati per finanziare gli aiuti all’Ucraina e, in prospettiva, la ricostruzione del Paese.

Un effetto della mossa europea dovrebbe essere la riduzione degli introiti russi. E, su questo punto, il Wall Street Journal s’interroga sulla scelta di Kiev di colpire, in acque internazionali, la flotta delle petroliere fantasma con cui Mosca aggira le sanzioni sull’export energetico: «Gli attacchi – scrive il giornale – colpiscono al cuore l’economia russa, ma il loro impatto resta incerto e controverso». Insomma, ci si chiede se il gioco dei rischi valga la candela degli effetti.