Esteri
Trump e Putin di nuovo d’accordo, colpa di Zelensky e degli europei se la pace non c’è
Di Giampiero Gramaglia
«Trump e Putin sono di nuovo d’accordo» titolava questa mattina a grossi caratteri la Cnn. Speranze di pace per l’Ucraina? Tutto il contrario: i leader Usa e russo sono concordi nel biasimare l’Europa e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è colpa loro se il conflitto prosegue.
La Cnn sintetizza così quanto è accaduto ieri: la riunione a Parigi dei cosiddetti Paesi Volenterosi e le successive consultazioni, più lunghe del previsto, tra Donald Trump e i leader europei. Il presidente Usa rimprovera all’Europa di continuare a comprare petrolio della Russia – lo fa solo qualche «amichetto» suo, tipo i leader ungherese Viktor Orbán e slovacco Robert Fico – e di non esercitare sufficiente pressione sulla Cina perché contribuisca a fare finire la guerra.
Nella sintesi della riunione dei Volenterosi fatta dal presidente francese Emmanuel Macron, che, con il premier britannico Keir Starmer, anima l’iniziativa, i 26 sono pronti a dare assistenza militare all’Ucraina, una volta fatta la pace con la Russia: chi è disposto a mandare uomini, chi a fornire mezzi, chi a dare assistenza logistica o d’intelligence. L’Italia è fra quelli che non manderanno truppe, ma farà la sua parte; e insiste perché si riconosca all’Ucraina un impegno equivalente all’articolo 5 del Trattato dell’Atlantico del Nord – tutti reagiranno a un attacco a Kiev.
A Trump, sta bene, purché facciano – e, soprattutto, paghino – tutto gli europei e chi ne condivide l’approccio, tipo Canada e Australia. Lui, invece, per fare capire che aria tira a Washington, riduce il contributo Usa alla difesa dei Paesi baltici e del Fronte Est dell’Alleanza atlantica, la prima linea cioè di un eventuale confronto con la Russia. Ma, ricevendo a Washington il presidente polacco Karol Nawrocki, altro «trumpiano de noantri», gli garantisce che la presenza militare Usa in Europa non verrà meno.
A Putin, invece, non sta bene. E qui sta il punto: i discorsi dei Volenterosi sono scritti sulla sabbia, fin quando le condizioni di sicurezza dell’Ucraina dopo il conflitto non saranno state concordate con Mosca, che per il momento dice no alla presenza sul territorio ucraino di truppe di Paesi Nato, anche se apre a una forza d’interposizione decisa dall’Onu e cui partecipi la Cina.
Secondo Le Monde, i Volontari «sono sempre alla ricerca d’un appoggio americano», mentre Trump «tergiversa, condizionando l’azione degli alleati». Per Politico, il magnate presidente adotta «la strategia dell’inevitabilità»: lasciare che le cose vadano come vanno, massacri nella Striscia di Gaza e conquiste territoriali russe in Ucraina.
È evidente che Trump non sta ora facendo nulla per la pace né in Ucraina né in Medio Oriente: lascia che le cose vadano come Putin, e Netanyahu, vogliono. E lui si trastulla con decisioni come quella che annuncerà ufficialmente oggi: tornare a chiamare il Ministero della Difesa Ministero della Guerra, com’era fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. È la nostalgia della «politica delle cannoniere»: la Ap vi legge «un ennesimo sforzo di proiettare un’immagine più muscolare della potenza militare degli Stati Uniti». Stefano Feltri, sui suoi Appunti, reinterpreta l’antitesi Europa = Venere, Usa = Marte: «L’Ue erbivora deve adattarsi a un mondo di carnivori, Trump, Putin, il cinese Xi». Ma il tentativo può rivelarsi suicida.
La scelta muscolare del magnate presidente è stata all’origine della decisione, questa settimana, d’attaccare e affondare, facendo 11 vittime, un’imbarcazione di presunti trafficanti di droga venezuelani in navigazione nei Caraibi: una condanna a morte pronunciata senza l’avallo di giudici e attuata anche se c’erano alternative, ammesse dal segretario di Stato Marco Rubio, come circondare e arrestare i presunti trafficanti.
Ma – ha aggiunto Rubio – «il presidente ha deciso così» (ed è pronto a farlo ancora), impegnando, una volta di più, le forze armate nel contrasto alla criminalità organizzata, analogamente a quanto avviene nel contrasto all’immigrazione illegale e alle violenze nelle città.
Decisioni forti che, negli ultimi giorni, hanno innescato una raffica di sentenze negative per Trump: i suoi dazi sono illegali, l’invio della Guardia Nazionale in California prima dell’estate era illegale; la deportazione senza processo di immigranti senza documenti è illegale; il taglio dei fondi all’Università di Harvard perché pratica politiche di diversità, equità e inclusione è illegale. Tutti fronti su cui l’Amministrazione Trump 2 prepara ricorsi fino alla Corte Suprema; e, anzi, sollecita i giudici supremi a fare in fretta, per averla vinta una volta per tutte sui magistrati che bloccano i suoi provvedimenti.





