Esteri

Trump arrivato in Arabia Saudita, nel Golfo Persico follow the money

13
Maggio 2025
Di Giuliana Mastri

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è giunto questa mattina in Arabia Saudita, dando ufficialmente il via al suo primo viaggio internazionale del secondo mandato. Il tour, della durata di quattro giorni e incentrato sul Golfo Persico, ha come obiettivo principale la promozione di nuovi accordi economici e l’attrazione di investimenti nella regione. Dopo l’Arabia Saudita, il presidente visiterà anche il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, ma non farà tappa in Israele — una scelta che a Tel Aviv è stata interpretata come un segnale di raffreddamento nei rapporti con Washington.

Per la prima volta, nessuna agenzia di stampa ha accompagnato la delegazione presidenziale sull’Air Force One. A bordo, invece, erano presenti figure di spicco come il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, e l’imprenditore Elon Musk, insieme al segretario di Stato Marco Rubio e al segretario alla Difesa Pete Hegseth. L’aereo è atterrato presso il Royal Terminal dell’aeroporto di Riad, un’area riservata agli ospiti di alto livello, dove Trump è stato accolto personalmente dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Il tappeto lavanda steso sulla pista ha sottolineato la considerazione speciale riservata al presidente americano.

Questa accoglienza contrasta nettamente con quella riservata a Joe Biden nel 2022, quando, dopo aver definito l’Arabia Saudita uno “stato paria”, fu accolto da una delegazione di basso profilo. Oggi, invece, bin Salman ha previsto un’intera giornata di incontri con Trump, che si concluderà con una cena ufficiale. I sauditi sembrano intenzionati a riprendere il tono caloroso del 2017, quando, durante la prima visita presidenziale di Trump, il suo volto fu proiettato in grande sulla facciata del Ritz-Carlton di Riad.

Durante la tappa in Qatar, l’amministrazione Trump è pronta ad accettare in dono un Boeing 747-8 ultra-lusso dalla famiglia reale al Thani. Il presidente ha chiesto che l’aereo venga adattato temporaneamente come Air Force One, in attesa della consegna dei nuovi velivoli ufficiali da parte della Boeing. Si tratterebbe del dono più costoso mai ricevuto dal governo statunitense.

“Affari, affari, affari”. Così un funzionario arabo ha riassunto il senso della missione nel Golfo del presidente degli Stati Uniti, con l’ambizioso obiettivo, indicato ad Axios da ex funzionari statunitensi e due funzionari arabi, di tornare a casa con accordi e promesse di investimento per un valore di mille miliardi di dollari. Tutti i media internazionali concordano sul fatto che il viaggio di Trump in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, prima visita ufficiale nella regione dal suo ritorno alla Casa Bianca e seconda all’estero se si considera quella breve a Roma per i funerali di Papa Francesco, abbia prettamente una dimensione economica.

«Ci andrò se pagherete mille miliardi di dollari alle aziende americane in quattro anni, e loro hanno accettato». In Arabia Saudita si terrà un business forum con le imprese locali e statunitensi incentrato su tecnologia, intelligenza artificiale ed energia al quale, stando al Financial Times, potrebbero partecipare molti dei ceo più potenti d’America, da Elon Musk a Sam Altman, da Mark Zuckerberg a Larry Fink. Nell’occasione saranno firmati accordi che includeranno almeno 100 miliardi di dollari di forniture militari per missili, sistemi radar e aerei da trasporto (non a caso il mese scorso Trump ha firmato un ordine esecutivo per allentare le restrizioni sulle vendite di alcune armi), oltre a importanti intese nel settore energetico e minerario. Il fondo sovrano saudita, il Public Investment Fund (Pif), che controlla asset per un valore di 925 miliardi di dollari, vanta già numerosi investimenti negli Stati Uniti. Tra questi Uber, la società di videogiochi Electronic Arts e la società di auto elettriche Lucid.

Anche in Qatar, secondo una fonte a conoscenza della questione, si prevede l’annuncio di investimenti per 200-300 miliardi di dollari, tra cui un accordo enorme per aerei commerciali con Boeing e uno da due miliardi di dollari per l’acquisto di droni MQ-9 Reaper. Gli Emirati Arabi Uniti poi hanno già dichiarato a marzo che investiranno 1.400 milioni di dollari negli Stati Uniti nel prossimo decennio in settori come l’intelligenza artificiale, i semiconduttori, l’energia e la produzione manifatturiera. Gli analisti, sottolinea il Ft, si interrogano tuttavia su come sia possibile per le tre monarchie del Golfo mobilitare una tale quantità di capitali in tempi così rapidi, considerando il calo del prezzo del petrolio e la strategia dell’Arabia Saudita di concentrarsi sul finanziamento di progetti nazionali. “Andare in Medio Oriente in questo momento è più una questione economica che strategica – ha spiegato Dennis Ross, un ex diplomatico americano oggi al Washington Institute for Near East Policy, citato dal New York Times – Evidentemente gli piacciono questi tipi di viaggi in cui si annunciano grandi accordi perché questo è il suo focus, la sua priorità”. Ma alcuni aspetti più geopolitici non potranno essere elusi da Trump.