Esteri

Lula vince su Bolsonaro, questo cosa vuol dire per l’ambiente?

09
Novembre 2022
Di Daniele Bernardi

Lo scorso 30 ottobre, il Brasile ha eletto il suo nuovo Presidente: il candidato ed ex Capo di Stato Lula ha battuto per un soffio (50.9% contro 49.1%) il Presidente uscente Jair Bolsonaro. Come si è spesso sentito dire, quella tra i due candidati è stata una battaglia su tutto: sui diritti, sull’economia, sul tipo di diplomazia che si intende perseguire e, forse più importante di tutti, sull’ambiente. Il Brasile, per via della Foresta Amazzonica, conta la più ampia superficie forestale del mondo ed è dunque responsabile di uno dei principali polmoni verdi dell’umanità.

Jair Bolsonaro lascia il suo incarico con un’eredità pesante in termini di ambiente: l’ex Presidente del Brasile è da sempre un negazionista dei cambiamenti climatici e non stupisce dunque che abbia perseguito una politica interna poco a tutela del patrimonio ambientale e più orientata al profitto e al mantenimento del potere della lobby agro-forestale brasiliana. Nel corso del suo mandato da presidente, è stata deforestata un’area grande quanto nove volte la superficie della città di Sao Paolo, un record di oltre un milione di ettari solo nel 2019, il 73% in più rispetto agli anni precedenti e addirittura il 120% rispetto al recente minimo storico raggiunto sotto la presidenza di Dilma Rousseff.

Non solo la deforestazione dell’Amazzonia, Bolsonaro ha progressivamente deregolamentato, e talvolta favorito, i settori dell’agricoltura e silvicoltura garantendo lo sfruttamento del territorio e ha dato il via a un boom di estrazioni illegali dal suolo brasiliano. Il tutto spesso depotenziando le organizzazioni che si occupano di tutela dell’ambiente: a partire dal Ministério do Meio Ambiente (MMA), fino ad organizzazioni di supporto che tutelano l’ambiente, come l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama), e chi vi abita, Fundação Nacional do Índio (Funai), a tutela delle popolazioni indigene. Si pensi che solo tra il 2020 e il 2022, oltre seimila metri quadrati di foresta amazzonica sono stati sottratti alle comunità autoctone. Queste organizzazioni sono state smantellate o commissariate dall’esercito che le ha rese impotenti.

Thais Bannwart, portavoce delle politiche pubbliche di Greenpeace Brasil, ha così commentato l’operato dell’ex Presidente: «Un modello di distruzione come quello di Bolsonaro ci sta già costando caro e abbiamo un percorso arduo da fare, che richiederà molta volontà politica e sociale per invertirlo, ma abbiamo tutte le capacità per percorrere questa strada».

Ora, con Lula, si cerca di invertire la rotta. Gran parte della campagna elettorale del nuovo Presidente è stata focalizzata sull’ambiente e sulla tutela delle comunità indigene che vivono in Amazzonia e non solo. Tra le promesse fatte durante la corsa al voto, ci sono quelle di porre fine all’estrazione illegale di risorsecombattere la deforestazione e ridare autorità ad organizzazioni come l’Ibama.

«È necessario che abbiamo una nuova discussione sulla questione climatica, sulla nuova governance mondiale, perché, soprattutto sulla questione climatica, è necessario che decidiamo a livello internazionale e che questa decisione sia valida per tutti i paesi del pianeta Terra» ha affermato il Presidente Lula dopo aver vinto le elezioni. «Ricominceremo a fare della questione climatica una priorità».

Il primo step è la COP27 (Conference of the Parties), ovvero la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a cui prendono parte circa 197 paesi nel mondo tra cui i Brasile. Lula si è recentemente impegnato a partecipare di persona alla Conferenza che, per quest’anno, si tiene a Sharm el-Sheikh, in Egitto, e terminerà il prossimo 18 novembre. Al di là dell’utilità limitata che la COP ha notoriamente sulla lotta ai cambiamenti climatici e la tutela dell’ambiente, la partecipazione attiva del nuovo Presidente del Brasile potrebbe costituire un buon segno per il futuro di questo paese e, col suo patrimonio ambientale, di tutto il mondo.