Esteri

Guerra Israele – Hamas: tregua prorogata di due giorni, Onu e Ue fuori dai giochi

28
Novembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

50 giorni di guerra nella Striscia di Gaza, con quasi 15 mila vittime, dopo le incursioni terroristiche di Hamas in Israele che il 7 ottobre avevano fatto 1200 vittime. Poi, una tregua: quattro giorni, per lo scambio di una cinquantina di ostaggi israeliani – oltre a una ventina tra thailandesi e filippini – con 150 detenuti palestinesi e aiuti umanitari, viveri, medicinali, energia. Ieri, un’estensione della tregua di due giorni: significa altre decine di donne e bambini ostaggi liberati, sempre in cambio di palestinesi scarcerati e aiuti umanitari.

Accordi ottenuti con la mediazione di Qatar ed Egitto, con il concorso degli Stati Uniti che fanno pressioni su Israele. Invece, le grandi organizzazioni internazionali, l’Onu principalmente e l’Ue, restano ai margini: faticano a formulare una posizione, non riescono a recitare un ruolo – l’Ue, almeno, fornisce aiuti -.

La tregua, in vigore dalle 7 del mattino di venerdì 24 novembre, ha sostanzialmente tenuto e i patti sono stati sostanzialmente rispettati, anche se il secondo giorno, c’era stato qualche intoppo, che aveva innescato ritardi e allarmi – tutto rapidamente rientrato -. I combattimenti e i bombardamenti sono stati effettivamente sospesi, il conto degli ostaggi liberati e dei detenuti rilasciati fin qui torna e il flusso degli aiuti è continuo. Fra i liberati, Abigail, una bambina americana di quattro anni i cui genitori sono stati entrambi uccisi, e un cittadino russo.

Guerra Israele – Hamas: diplomazia in movimento
Ma, se la tregua scadrà giovedì mattina, resteranno oltre 150 ostaggi – 8 o 9 di essi sono cittadini anche statunitensi -. Lavoro da fare, per la diplomazia, ne resta molto. Il presidente Usa Joe Biden ringrazia il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’emiro del Qatar Tamim Bin Hamad Al-Thani e il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi “per avere raggiunto l’accordo per una proroga”; e dice: “Stiamo sfruttando la pausa nei combattimenti per aumentare la quantità di aiuti umanitari inviati a Gaza e continuiamo gli sforzi per costruire un futuro di pace e dignità al popolo palestinese … Non ci fermeremo finché tutti gli ostaggi dei terroristi di Hamas non saranno liberati…”.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken sarà in Israele e in Cisgiordania questa settimana, dopo aver partecipato al summit della Nato in Belgio e a quello dell’Osce in Macedonia del Nord. Blinken – si legge in una nota del Dipartimento di Stato – discuterà del diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario internazionale, nonché dei continui sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi, proteggere i civili nelle operazioni israeliane a Gaza e accelerare gli aiuti umanitari”.

Fonti del Qatar esprimono “la speranza di tramutare la tregua in un cessate-il-fuoco”, per “fermare lo spargimento di sangue”.

Guerra Israele – Hamas: l’impotenza di Onu e Ue, paralizzate dalle loro regole
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres definisce il prolungamento della tregua “un raggio di speranza e di umanità in mezzo all’oscurità della guerra”: “Spero che ci permetterà di aumentare ulteriormente gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza che sta soffrendo così tanto, sapendo che anche con questo tempo aggiuntivo sarà impossibile soddisfarne tutti gli immensi bisogni”.

Guterres parlava dopo l’ennesima riunione inconcludente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ieri, al Palazzo di Vetro a New York: un consulto a porte chiuse, che preparava l’incontro pubblico di alto livello sul conflitto tra Israele e Hamas convocato per domani dalla presidenza di turno cinese.

‘Vittima’ del diritto di veto esercitato dai cinque Grandi membri permanenti – Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia -, così come l’Ue è ‘vittima’ del vincolo dell’unanimità in politica estera, l’Onu sulla guerra non ha finora prodotto nulla, né in termini di mozioni approvate, né in termini d’azioni intraprese.

Il 24 ottobre, un’affermazione di Guterres, secondo cui “gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto” e “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, aveva anzi scatenato un putiferio diplomatico: Israele ne aveva persino chiesto le dimissioni.

L’atto principale delle Nazioni Unite è stata, il 27 ottobre, una risoluzione dell’Assemblea generale, che non è però vincolante, che chiedeva una tregua umanitaria. L’Assemblea s’è spaccata, perché il testo non includeva la condanna degli attacchi terroristici di Hamas il 7 ottobre: 121 voti favorevoli, 44 astenuti (tra cui l’Italia) e 14 contrari, tra cui Israele e Stati Uniti.

Contemporaneamente, a Bruxelles, il Vertice europeo, più cauto, chiedeva “tregue” e lanciava l’idea di una conferenza di pace internazionale sulla questione palestinese.

Ieri, all’Onu, il Qatar s’è mostrato ottimista su un’ulteriore proroga della tregua, che potrebbe fare da prologo a un accordo che ponga fine al conflitto.

Guerra Israele – Hamas: gli altri fronti
Se è tregua nella Striscia di Gaza, la guerra continua a bassa intensità su altri fronti, in CisGiordania o al confine tra Libano e Israele, e il rischio di allargamento del conflitto non è ancora sventato. Nel Golfo Persico e nel Golfo di Aden si registrano sequestri di imbarcazioni, le cui proprietà, a torto o a ragione, sono collegate a Israele. L’ultimo caso segnalato è quello della petroliera Central Park della Zodiac Maritime.

L’esercito israeliano ha nel frattempo comunicato che i cinque comandanti militari di Hamas uccisi a Gaza nei giorni scorsi ”erano tutti figure chiave … al centro delle attività terroristiche condotte contro Israele e avevano avuto un ruolo determinante nelle stragi del 7 ottobre”. Il riferimento era ad Ahmed Randour (o Ghandour), Aiman Siam, Wael Rajeb, Farsan Khalifa e Rafat Salman.

Di fronte alla Casa Bianca, attivisti di sinistra, tra cui l’attrice Cynthia Nixon, la Miranda della serie ‘Sex and the City’, fanno uno sciopero della fame per indurre Biden a chiedere un cessate-il-fuoco definitivo. Zohran Mamadani , deputato democratico di New York, osserva: “In sette settimane, Israele ha ucciso, su una piccola striscia di terra, più civili di quanti ne siano stati uccisi in 20 anni di guerra in Afghanistan”. Nixon è “stufa e stanca delle persone che spiegano che le vittime civili sono un normale effetto collaterale della guerra. Non c’è nulla di normale in queste morti”.