Esteri

La Cina mette un cuneo fra Usa e Ue e gioca a dividere gli europei, ma la pace in Ucraina resta una chimera

11
Aprile 2023
Di Giampiero Gramaglia

La missione semi-congiunta a Pechino del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (di seguito UvdL) ha aperto una breccia nella compattezza atlantica sull’Ucraina, ma ha anche creato fessure nello schieramento europeo. Senza peraltro riuscire, almeno apparentemente, a indicare un percorso di pace, viste le reazioni di Mosca e di Kiev e l’impennata di tensione su Taiwan tra Pechino e Washington.

Al ritorno in patria, dove avere ricevuto in Cina un trattamento privilegiato rispetto a UvdL, Macron dice che l’Europa deve resistere alle pressioni di chi vuole farne un ‘follower’ degli Stati Uniti: “C’è il rischio che ci troviamo presi dentro crisi che non sono le nostre”, un riferimento a Taiwan.

In una dichiarazione congiunta, il presidente della Cina Xi Jinping e Macron hanno lanciati un appello per la pace in Ucraina e hanno auspicato un dialogo militare “più approfondito” fra le due parti, ribadendo, inoltre, l’invito a rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina e la sicurezza nucleare. Macron ha però macchiato la sua prestazione mostrando in qualche caso insensibilità diplomatica (nella conferenza stampa congiunta con Xi, ha parlato molto più a lungo del padrone di casa).

 Invece, von der Leyen ha intavolato una sorta di “partita a scacchi” – la definizione è di Eunews – con Xi: sono in gioco le relazioni economiche euro-cinesi e la pace in Ucraina. La ‘numero uno’ europea vede la necessità di riequilibrare i rapporti commerciale e di stabilizzare la scena globale, cercando “soluzioni attraverso il dialogo e la diplomazia”; Xi, invece, d’intesa con Putin, ma anche con India, Brasile, SudAfrica, i Brics, punta a un ‘nuovo ordine mondiale’.

Secondo Politico.eu, la missione semi-congiunta ha approfondito le divisioni europee: se Macron voleva trasmettere un messaggio di unità dell’Ue, invitando UvdL ad accompagnarlo, il risultato non è stato quello auspicato. Macron ha ricevuto dai cinesi il trattamento da visita di Stato con tanto di tappeto rosso, compreso un banchetto di Stato, mentre UvdL ha solo avuto un incontro con Xi (più breve) ed è stata criticata dai commentatori di Pechino come un pupazzo nelle mani degli Usa. Viene da pensare che Pechino applichi la vecchia tattica, per altro romana, del ‘divide et impera’.

Sull’Ucraina, Macron spinge Xi a fare da mediatore per una “soluzione politica al conflitto”, ma lo sollecita anche a non inviare armi alla Russia. Nella nota ufficiale cinese dopo l’incontro, la parola “guerra” non compare: si parla di “crisi Ucraina”, una scelta lessicale che mette Pechino in sintonia con Mosca.

Se la Cina manda messaggi di dialogo all’Europa e si dice pronta a parlare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “al momento opportuno” e quando ci saranno “le giuste condizioni”, non fa altrettanto con gli Usa su Taiwan. Appena partiti Macron e UvdL, le forze armate cinesi conducono tre giorni di manovre aero-navali intorno all’isola, concluse lunedì, simulandone l’accerchiamento con l’impiego di almeno 12 navi da guerra e 91 aerei da combattimento. Nel dichiarare le manovre terminate, Pechino s’è definita “pronta a combattere”: analisti occidentali vedono nelle esercitazioni una risposta alla visita della presidente taiwanese Tsai Ing-wen negli Stati Uniti la scorsa settimana.

Se Washington s’è limitata a osservare i magheggi europei con la Cina, dissimulando l’irritazione nei confronti di Macron, Mosca e Kiev bloccano le speranze negoziali. L’Ucraina dice alla Russia che la pace passa attraverso il ritiro delle truppe sui confini del 24 febbraio 2022 e l’abbandono della Crimea; e Zelensky ‘bacchetta’ il suo funzionario che in un’intervista al Financial Times apre all’ipotesi di negoziati sulla Crimea dopo l’annunciata controffensiva di primavera.

La Russia non vede spiragli per trattative e ritiene l’ ’operazione militare speciale’ l’unica opzione. Il presidente russo Vladimir Putin lo dice ricevendo il vassallo bielorusso Aleksander Lukashenko: l’obiettivo, adesso, è spingere le truppe di Kiev a distanza di sicurezza, così che non possano più colpire il Donbass.

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