Economia

Made in Italy: Confcommercio, per crescere Italia punti sul “Sofi”

17
Aprile 2024
Di Ilaria Donatio

Guerra e pace, intelligenza artificiale e crescita economica, competitività e futuro dell’Unione europea, Made in Italy: sono stati i principali temi al centro della ventitreesima edizione del Forum internazionale di Confcommercio “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”, organizzato in collaborazione con Ambrosetti, ieri e oggi, mercoledì 17 aprile, a Roma. 

Metsola: abbiamo bisogno di un’Italia forte in Europa 
Un messaggio della Presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, ha avviato i lavori: “Un’Unione europea allargata basata su obiettivi, criteri e meriti chiari, sarà sempre il nostro migliore investimento in termini di pace, sicurezza, stabilità e prosperità. Ma sappiamo, ha chiosato Metsola, “che una pace senza dignità, responsabilità e giustizia non è una vera pace”.

 “Siamo all’alba di una nuova era” in cui “l’Europa può essere protagonista, creando lavoro con più investimenti, e contribuire alla stabilità e alla pace, con una vera politica estera e di sicurezza, difendendo gli interessi europei nel mondo globale”. È il messaggio della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al Forum Confcommercio. “Mancano poco più di cinquanta giorni alle elezioni europee: mai come oggi abbiamo bisogno di un’Italia forte in Europa, e forte deve essere la vostra voce il prossimo 8 e 9 giugno”, ha aggiunto.

Confcommercio lancia il SofI, oltre il made in Italy
Andare oltre il concetto di ‘Made in Italy‘ per valorizzare la “contaminazione reciproca fra i prodotti e servizi”, come l’acquisto di prodotti italiani a seguito di un viaggio in Italia o viceversa. È il ‘Sense of Italy, abbreviato ‘SofI‘, un indicatore creato da Confcommercio per misurare beni e servizi caratterizzati dal generare emozione, ricordo, desiderio di prodotti italiani, presso il consumatore finale.

Un volano economico che secondo i conteggi illustrati da Mariano Bella, responsabile dell’ufficio studi di Confcommercio, ha creato export per 213,6 miliardi di euro nel 2022 con un saldo commerciale positivo i 123 miliardi. Numeri che si raffrontano con 713 miliardi di export totale di beni e servizi, e un saldo negativo di 29,5 miliardi.

“Senza il ‘Sense of Italy’ saremmo veramente nei guai”, ha spiegato Bella al Forum Confcommercio descrivendo l’indicatore come un ‘super-brand‘. Un indicatore che raccoglie la “parte più desiderata e pregiata della nostra economia”, peraltro caratterizzata da “parametri che la rendono resistente al ciclo economico e non troppo soggetta a insidie di prezzo”.

Quale strategia per la competitività dell’Unione europea?
Nell’ambito del panel dedicato a “Quale strategia per la competitività dell’Unione europea?”, è intervenuto il vicepresidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Misiani: Dobbiamo decidere come affrontare le sfide future e l’Italia deve incidere in queste scelte”, ha detto. Servono “una politica industriale più competitiva a livello europeo, una politica energetica più forte, una vera semplificazione delle norme burocratiche che pesano sulle piccole e medie imprese e una politica sul nostro sistema produttivo che guardi a quello europeo”. Per Misiani, “la nostra è un’economia che ha dimostrato una resilienza al di sopra delle aspettative nella fase post pandemica, con un sistema imprese più forte di quanto fosse prima della crisi del 2008. Non possiamo però cullarci su questi risultati: dobbiamo definire strategie efficaci per il futuro”.

Bagnai: non siamo più noi i “malati” d’Europa
Anche Alberto Bagnai, presidente della Commissione parlamentare di Controllo sull’Attività degli Enti Gestori di Forme Obbligatorie di Previdenza e Assistenza Sociale, ha sottolineato che “l’economia italiana sta attraversando un periodo di relativa resistenza e stabilità, diversamente dalla Francia e dalla Germania. In questo momento si parla di competitività non tanto perché serve a noi, ma perché serve ad altri: avendo risanato con un percorso doloroso la nostra economia, non siamo più noi i ‘malati’ d’Europa. Il nostro interesse è la crescita”, ora “occorre ripartire da un recupero di una sana flessibilità di bilancio. Le nuove regole vanno nella direzione giusta”, ha sottolineato. “Come possiamo conciliare gli investimenti al raggiungimento degli obiettivi europei con una politica monetaria e fiscale restrittiva? Se segui una politica di alti tassi non puoi avere alti investimenti”, ha concluso Bagnai. 

Moscianese (Intesa), l’unione dei mercati Ue è essenziale
Perché l’Unione Europa sia veramente competitiva “è essenziale rivitalizzare il progetto dell’unione dei mercati dei capitali ed integrare i mercati finanziari nazionali”. Lo ha affermato il responsabile degli affari istituzionali di Intesa Sanpaolo, Jacques Moscianese, intervenendo al Forum. Secondo il rappresentante del gruppo bancario “è essenziale che la finanza, al servizio dell’economia reale, torni al centro dell’azione pubblica e venga posta la dovuta attenzione alla sua competitività. È infatti necessario ripensare l’approccio regolatorio adottato negli ultimi 15 anni, dove si era posto l’accento unicamente sulla sua stabilità, e considerarla invece come un settore che offre soluzioni abilitanti all’economia”.

Il manager ha spiegato che, se guardiamo all’ammontare degli investimenti necessari per il perseguimento degli obiettivi europei (e parliamo di 700 miliardi/anno solo per quello climatico e non includiamo quelli per la parte digitale e la difesa), “essi non potranno essere finanziati unicamente tramite prestiti bancari”.

Si dovrà allora fare ricorso ad “altre forme di finanziamento di mercato”. Moscianese ha sottolineato l’importanza del ruolo che la presidente della Commissione europea ha affidato a Mario Draghi per redigere un rapporto sulla competitività europea,” nel quale ci aspettiamo che vengano presentate proposte su obiettivi strategici europei, i mezzi necessari e le relative modalità di raggiungimento. 

Elezioni: per la prima volta con una guerra in corso in Europa
Lo sguardo è rivolto soprattutto alle prossime elezioni europee. “Per la prima volta si voterà mentre c’è una guerra in Europa: quali saranno le conseguenze della guerra sul piano dei comportamenti elettorali è un elemento su cui riflettere. La pandemia, la crisi dei debiti sovrani, la guerra e le sue implicazioni energetiche hanno creato una paura del futuro e la priorità dei cittadini europei è diventata la difesa”, ha spiegato Sergio Fabbrini, professore di Scienza Politica e Relazioni Internazionali alla Luiss Guido Carli.

Queste elezioni saranno “le più certe sul piano dei risultati elettorali e le più incerte sugli esiti politici. Sul piano nazionale è probabile un successo significativo della destra-destra o della destra-centro”. Anche per Alessandro Campi, professore ordinario di Scienza Politica e Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Perugia “se il tema difesa diventa prioritario, è automatico che i partiti favoriti” alle europee saranno “quelli di destra”. Ad oggi, le elezioni europee “non sono nient’altro che la ‘sommatoria’ delle elezioni nazionali. Come se ne esce? Innovando sul lato dell’offerta e della domanda, proponendo una competizione autenticamente transnazionale e ponendosi il problema di quali sono le motivazioni che portano i cittadini a votare”.