Da Bruxelles

Eurozona: Bulgaria dentro. Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria ancora lontane

05
Giugno 2025
Di Paolo Bozzacchi

Sarà Sofia la prossima capitale europea ad adottare l’Euro. Superato l’ultimo scoglio inflazione, la Bulgaria ha soddisfatto tutti i criteri ed entrerà nell’Eurozona a partire dal 1 gennaio 2026. Lo ha deciso la Commissione europea, che ha così decretato la parola fine ad un’attesa lunga tre anni. L’ultimo paese ad adottare la moneta unica era stato la Croazia, nel 2023.

Secondo Bruxelles la Bulgaria  «gode di solida posizione esterna»  come sistema Paese: i mercati dei prodotti, dei servizi e finanziari “ben integrati” con quelli dell’area euro e i cicli economici «ben sincronizzati» con quelli dell’Eurozona. Molto ha fatto gioco per l’esito positivo l’adesione di Sofia nel 2020 all’Unione bancaria, che ha portato alla supervisione diretta da parte della Banca Centrale Europea di cinque banche commerciali in Bulgaria, che detengono oltre il 75% delle attività locali delle banche. «La Bulgaria ha soddisfatto tutti i criteri di convergenza per diventare il 21esimo membro dell’Eurozona», conferma un soddisfatto Valdis Dombrovskis, commissario UE per l’Economia.

Ecco cosa manca ai Paesi in procinto di entrare nell’Eurozona:

Repubblica Ceca: volontà politica cercasi

La scusa tecnica è la mancata partecipazione al meccanismo ERM II, che accompagnerebbe l’ingresso di Praga. La partecipazione deve durare almeno due anni, senza forti tensioni valutarie nel frattempo. Ma per Praga la mancata partecipazione è una scelta politica, non tecnica. La popolazione è largamente contraria alla moneta unica, e gli scettici Cechi temono perdita di sovranità monetaria e aumenti dei prezzi. Senza ERM II l’Euro a Praga resta nel freezer.

Polonia: stessa musica di Praga

Malgrado Chopin, a Varsavia suona la stessa musica di Praga. Nessuna partecipazione a ERM II, opinione pubblica in prevalenza contraria, inflazione troppo alta. Con l’aggravante che la Costituzione polacca dovrebbe essere modificata per consentire alla Banca centrale di entrare nel sistema dell’Eurozona. Rispetto al freezer di Praga, qui trattasi di serio congelamento per la moneta unica.

Romania e Ungheria: i conti non tornano

Deficit pubblico doppio rispetto ai parametri (richiesto sotto il 3%), inflazione sopra i limiti, mancata adesione al meccanismo ERM II. I conti romeni e ungheresi per entrare nell’Euro non tornano. Anche le leggi di Bucarest e Budapest, soprattutto quelle che regolano le rispettive Banche centrali nazionali, dovrebbero essere allineate allo statuto della BCE. Salita ripidissima per entrambe.