Cultura
Navigare tra stelle bronzee, l’eredità di Arnaldo Pomodoro
Di Giuliana Mastri
Navigare seguendo quelle stelle bronzee che presidiano i luoghi più disparati del pianeta: il caso di Arnaldo Pomodoro non coincide affatto con il cliché dell’artista che viene consacrato solo alla sua dipartita. La costellazione della sua opera icona non si limita all’immaginario di un contesto specifico ma, grazie a una diffusione mondiale, diventa landmark, immaginario planetario, come forse sottolinea la rotondità delle sue celebri sculture.
Ma oltre ai “pianeti” bronzei che lo hanno celebrato e reso visibile nel mondo, esiste senz’altro una galassia formale ed emozionale che attraversa anche le opere meno note, appartenenti ai primissimi lavori che hanno segnato la sua vita-opera. Pomodoro avviò la sua carriera negli anni ’50 a Milano, dove si dedicò alla sperimentazione di rilievi astratti in piombo e bronzo, superfici incise e simboli misteriosi, segnati dall’arte informale e da un’esperienza scenografica che ne influenzò profondamente l’impianto.
Le prime opere, presentate nel 1955 alla Galleria del Naviglio, raccontano già una ricerca intensa sul segno, sulla materia e sulla scrittura, che ne orienterà l’intero percorso. Proprio l’interesse per la scrittura antica e l’architettura, sintomo forse di un’indole riservata e riflessiva, ci ha consegnato una produzione in cui lo scavo materico diventa invito a intrufolarsi nel mistero della memoria, dentro tutto ciò che è recondito: la verità custodita in nuce alle cose della vita.
Un’intensità del genere ha permesso alle sue opere di diffondersi nel mondo, proprio grazie all’universalità che Pomodoro è riuscito a carpire e consegnarci: sensazioni, emozioni, visioni in cui chiunque, ovunque, può riconoscersi. Tra codici misteriosi e macchine del sapere, lo stesso Pomodoro ha spesso ribadito come l’artista debba “lottare contro la superficie” – e le sue sfere bronzee raccontano questo conflitto in maniera esplicita eppure misteriosa che non può lasciare indifferenti.
Ancora, il rapporto con il contesto e lo spazio: le sue opere, con la superficie lucida e le fenditure interne, dialogano con l’ambiente come simboli di armonia e disgregazione, in luoghi simbolici come il Cortile della Pigna nei Musei Vaticani, il quartier generale dell’ONU a New York, la Trinity College di Dublino, il Teatro dell’Opera di Tokyo solo per citarne alcuni. Pomodoro aveva evidentemente edificato un’eredità culturale profonda già mentre le sue opere prendevano forma. Per questo, più che limitarsi a contemplare la perdita di una personalità di questo calibro, possiamo invece accogliere il suo monito: guardare alle cose con l’animo dell’avventuriero riflessivo, scoprire il di dentro delle cose per lasciarci stupire, finalmente, dalla meraviglia del di fuori.
