Cultura

Opere d’arte, sulla cessione l’iva scende al 5%, il settore ora freme

20
Giugno 2025
Di Giampiero Cinelli

Il Consiglio dei Ministri ha approvato ufficialmente il decreto legge che introduce un’aliquota IVA agevolata al 5% per la cessione di opere d’arte. Si tratta di un passaggio storico per il mercato artistico italiano, a lungo atteso da operatori del settore, galleristi, case d’asta e collezionisti, e frutto di un lavoro congiunto tra il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Economia.

L’intervento fiscale mira a rilanciare la competitività dell’Italia nel panorama internazionale dell’arte, ponendo il nostro Paese in linea con gli standard fiscali più favorevoli adottati in altri Stati europei. Finora, infatti, il regime IVA italiano è stato considerato tra i più penalizzanti, contribuendo a frenare sia le transazioni interne che l’importazione di opere dall’estero.

La misura è stata fortemente sostenuta dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, che oggi ha dedicato una conferenza stampa al tema, ricordando nell’evento il contributo fondamentale del viceministro dell’Economia Maurizio Leo. La riduzione si inserisce in una strategia più ampia di valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. Secondo quanto dichiarato da Leo, l’obiettivo è non solo incentivare gli scambi commerciali, ma anche attrarre collezionisti stranieri, trasformando l’Italia in un hub centrale per il mercato culturale globale.

L’impatto economico complessivo è di 3,86 miliardi di euro. Secondo le stime di Nomisma, mantenendo l’aliquota attuale del 22%, il settore potrebbe perdere fino al 28% del fatturato complessivo. Per le piccole gallerie le perdite sono stimate fino al 50%. Stando alle simulazioni effettuate da Nomisma, nel regime con aliquota per le cessioni al 5%, invece, in un solo triennio il fatturato complessivo generato da gallerie, antiquari e case d’asta crescerebbe fino a raggiungere circa 1,5 miliardi di euro, con un effetto positivo sull’economia italiana stimato fino a 4,2 miliardi di euro.

Adesso si gioca ad armi pari
In tal modo l’Italia va in linea con Paesi come Francia e Germania per quanto riguarda l’applicazione di un aliquota agevolata sulle cessioni d’opera d’arte. 5,5% per Parigi e 7% Berlino. In realtà, come ricordato in conferenza stampa da Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura alla Camera, l’Italia era stata la prima a votare il forte taglio dell’iva sulle cessione delle opere d’arte, ma il provvedimento si è concretizzato adesso dopo il percorso della delega al governo. Nel frattempo Francia e Germania, intimorite dalla politica dell’Italia sulla questione, si erano mosse d’anticipo.

Giuli festeggia
Alessandro Giuli non ha moderato l’entusiasmo ed è stato esplicito: «Vengo adesso dal Consiglio dei Ministri con una notizia che aspettavamo da tempo. La situazione era oggettivamente innaturale, perché ci svantaggiava nella competizione internazionale. Voi avete idea di cosa voglia dire in Italia trovare le coperture per una riduzione di iva così massiccia? Eppure ci abbiamo creduto, lo volevamo fortemente e ci siamo riusciti. Ora l’Italia compete ad armi pari. E competere ad armi pari per il nostro Paese significa primeggiare. La misura aiuterà moltissimo gli operatori dell’arte, i commercianti, chi si occupa di fiere».

Le riforme non sono finite
Mollicone ha poi spiegato che «A luglio arriverà in Aula, è già incardinata, l’altra grande riforma del Codice dei beni culturali ‘Italia scena’, che consta di tre assi: uno è l’innovazione e la digitalizzazione, il secondo è la valorizzazione, il terzo riguarda la semplificazione normative sulla notifica, la libera circolazione delle opere e l’allineamento della normativa nazionale alla disciplina europea sull’esportazione dei beni culturali. Quindi completeremo anche questa parte proprio perché far diffondere arte in Europa sia facile ma in Italia sia conveniente. Grande soddisfazione per questo lavoro di squadra».