Ambiente

Energia green, secondo Confindustria la svolta sta in un piano da 182 miliardi di euro

17
Gennaio 2023
Di Giuliana Mastri

La svolta per l’energia green: 182 miliardi di euro da qui al 2030, per un potenziale valore aggiunto totale di 320 miliardi di euro, in 380mila unità di lavoro annue e in una riduzione di emissioni pari a 127 milioni di tonnellate di CO2 all’anno nel 2030. Questi i numeri dello studio intitolato “Infrastrutture energetiche per una transizione sicura e sostenibile”, redatto da Confindustria Energia con la partecipazione delle sue associazioni, H2IT e di Snam e Terna, con il supporto analitico di PwC Strategy &. Il documento è stato presentato oggi a Roma alla presenza del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Secondo lo studio, il gas manterrà in Italia un ruolo indispensabile nel medio termine, nonostante il consistente sviluppo previsto per le fonti rinnovabili elettriche, e non sarà completamente sostituibile dal biometano e dall’idrogeno. Indispensabile quindi anche la realizzazione di sistemi di stoccaggio e di utilizzo della CO2 per accelerare i processi di decarbonizzazione in alcuni settori industriali. Va da sé quindi che gli investimenti si debbano accelerare. E per far questo il governo sta lavorando a decreti grazie a cui le autorizzazioni ambientali siano più facili da ottenere.

Tutte le potenzialità

Il vicepresidente e coordinatore dello studio Roberto Potì ha sottolineato che i progetti individuati «potrebbero consentire entro il 2026 l’avviamento dei cantieri per 62 miliardi di euro, un segnale concreto per l’accelerazione della transizione energetica, nel quadro di una strategia proiettata oltre l’attuale fase emergenziale e con una visione geopolitica per il nostro Paese anche di maggiore collaborazione con i Paesi del Mediterraneo, area di tradizionale presenza degli operatori italiani, al fine diversificare gli approvvigionamenti energetici e di incentivare lo sviluppo di infrastrutture sostenibili e integrabili».

«Evoluzione delle infrastrutture di energia green da un lato, sostenibilità economica e sociale dall’altro, sono due facce della stessa medaglia», ha spiegato il presidente di Confindustria Energia Giuseppe Ricci. «Solo costruendo una traiettoria di decarbonizzazione che ricerchi per ogni ambito e settore la massima efficacia ed efficienza, gestendo attentamente la transizione e che non lasci indietro nessuno, stimolando la ricerca e lo sviluppo e valorizzando tutte le tecnologie disponibili e il loro reale potenziale, sarà possibile traguardare tutti gli ambiziosi obiettivi del Fit for 55 e RepowerEu al 2030 e del Net Zero Carbon al 2050», ha rimarcato Ricci.

Lo snodo del Pnrr

Ma come si fa con il cronoprogramma rigido e prestabilito del Pnrr? Secondo lo studio «l’aggiornamento del Pniec e la revisione del Pnrr offrono l’occasione per un confronto con il Governo su programmi coordinati di realizzazione delle infrastrutture energetiche, che siano di riferimento per le decisioni di investimento nel medio-lungo periodo, sostenute dalla definizione di un articolato quadro di fattori abilitanti di carattere normativo, autorizzativo e finanziario. La condivisione con le comunità locali delle priorità strategiche, dei criteri progettuali adottati per minimizzare l’impatto ambientale, la definizione ex ante delle ricadute economiche e occupazionali anche attraverso confronti sindacali e uno stretto coordinamento tra Enti autorizzativi nazionali e regionali, sono i presupposti per la definizione nei tempi previsti delle iniziative proposte». 

L’intervento del ministro

Il governo di Giorgia Meloni nel suo manifesto ha detto di credere nell’opportunità della transizione energetica, ma ha chiaro che questa debba essere armonizzata con la sicurezza e l’interesse nazionale. Dunque scelte consapevoli, non troppo affrettate e neppure palesemente ideologiche. Pichetto Fratin si è ricollegato a questi concetti, dicendo che «La dipendenza energetica in Italia ha rappresentato un freno a mano alla crescita della nostra economia. Abbiamo avuto condizionamenti sul nucleare, poi posizioni ideologiche sull’estrazione (di idrocarburi)». Il ministro ha proseguito rimarcando che «l’energia francese che importiamo viene prodotta dal nucleare. In Italia c’è stata una spinta verso le rinnovabili e anche in questo caso abbiamo avuto opposizioni. Ad oggi si scontano accresciute opposizioni da parte di enti e comitati locali e soprintendenze che hanno bloccato centinaia di progetti che avrebbero potuto contribuire a soddisfare una quota del nostro fabbisogno energetico». Per questo il membro dell’esecutivo ha chiarito che si andrà avanti sul Green Deal, ma senza paletti ai rigassificatori, alle altre forme di energia, come anche l’idrogeno, e semplificando le norme.