Ambiente

Case green, ancora confronto. La paura dei costi e il no al divieto di vendita

30
Marzo 2023
Di Giuliana Mastri

La direttiva europea sull’efficientamento energetico abitativo (case green) può essere vista come un opportunità o uno svantaggio. Di certo è un costo. Il 55% delle abitazioni residenziali rientra ancora nelle due peggiori classi energetiche, F e G. Si dovrebbe raggiungere la classe energetiche E entro il 2030, la classe D entro il 2033. Nei prossimi anni quindi è stimato che gli edifici su cui intervenire siano almeno 1,8 milioni. Tra 3,1 e 3,7 milioni quando il passaggio sarà ultimato anche alle classi D.

Tra gli addetti ai lavori ovviamente non mancano le opinioni nettamente scettiche, vista la mole dell’opera, e Unioncasa sostiene che le emissioni delle case italiane siano molto meno impattanti di quelle di Stati Uniti, Russia, India e Cina, dunque una deroga e un adattamento secondo l’associazione sarebbero non solo necessari ma giusti. Sempre secondo Unioncasa, mediamente dei lavori di adeguamento possono arrivare a costare tra i 30.000 e i 65.000 euro, ma in molte zone d’Italia, come ad esempio le piccole province del sud e i borghi, i valori degli immobili sono già abbastanza bassi e un loro guadagno di valore non sarebbe conveniente visto il tipo di mercato di riferimento. Mentre per case come ad esempio villette da 200 metri quadrati i costi per installazioni di pannelli e sostituzione di caldaie possono triplicare.

Gli investimenti faranno invece gola a chi vive in città percepite di maggior interesse e che attraggono parecchie persone anche temporaneamente. Nelle tre città prese come campione da uno studio dell’Università Iuav di Venezia per conto dell’osservatorio Rebuild – Padova, Mestre e Bergamo – si osservano incrementi del 14-18% quando si passa dalla classe G alla D, del 30-40% se si passa dalla alla (a seconda dei mercati locali).

Tutto questo genererebbe una serie di ripercussioni sul mercato immobiliare, con banche che probabilmente saranno più restie a concedere prestiti perfino per case in classi alte, siccome in prospettiva ci sarebbero lavori da fare e il valori sarebbero quindi troppi variabili. Al contrario molti proprietari subirebbero grandi ribassi dei loro asset. Va detto però che il provvedimento non è ancora entrato in vigore e ci sarà ulteriore confronto tra Parlamento, Commissione e Consiglio prima del via libera definitivo della Plenaria. Il nodo principale sarà quello del divieto di vendita o affitto degli edifici non più a norma, che è stato eliminato dall’ultima bozza e che l’Italia difenderà.

Il Ministro della transizione ecologica Gilberto Pichetto Fratin anche oggi non a nascosto la sua diffidenza intervenendo pubblicamente ad un evento di Rcs: «Il nostro percorso vede la neutralità entro il 2050, considerando che il 40% delle emissioni è da parte di immobili è chiaro che si debba intervenire. Ma per il 2033 date le condizioni del nostro paese non ce lo rende possibile. Serietà vuole che la valutazione venga fatta con numeri, e venga definito un percorso in base alle condizioni immobiliari paese per paese. L’Europa non é uno stato unico e la commissione e il Consiglio europeo sono somma di interessi dei singoli paesi e noi abbiamo il dovere di difendere l’interesse degli italiani», ha affermato.