Esteri

L’Europa prende posizione. Sanzioni contro il petrolio russo

06
Aprile 2022
Di Carmine Nino

Chi scrive lo fa oggi da Strasburgo, sede della Plenaria del Parlamento europeo, ritornata il centro delle decisioni europee dopo la lunga e dolorosa pausa legata alla pandemia di Covid19.

Quando vennero formate le primissime istituzioni europee, poco dopo la Seconda guerra mondiale, fu proprio questa meravigliosa città francese che venne simbolicamente indicata come capitale europea.
Strasburgo, simbolo della riconciliazione post-bellica, fra il 1870 e il 1945 contesa molte volte tra Francia e Germania, venne riconosciuta alla Francia alla fine della guerra. Non a caso oggi è proprio Strasburgo a ospitare la sede del Consiglio d’Europa, una organizzazione internazionale che promuove il rispetto dei diritti umani.
E fa specie raccontare nel 2022 la discussione di oggi in Parlamento europeo che ha visto protagonisti i Parlamentari di tutti gli schieramenti e i vertici della Commissione.

Le immagini della devastazione di Bucha e quei corpi distesi a terra, legati mani e piedi, barbaramente uccisi dalla follia revisionista di un sanguinario nostalgico, ci riportano a un clima che non pensavamo potesse più manifestarsi nel nostro continente dopo la tragedia delle due guerre mondiali.

E nonostante in questi palazzi sia percepibile un umano senso di smarrimento e la paura per il volgere degli eventi, la barra è dritta come mai lo era stata finora. Il vociare fastidioso dei negazionismi di turno non devia il percorso scelto dal primo minuto, senza se e senza ma con l’Ucraina. Un’aggressione ingiustificata e di inaudita violenza, che ha unito tutti in Europa. Cosa non accaduta nemmeno per la risposta all’emergenza globale della pandemia.

La voce ferma e determinata della Presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, si diffonde nell’emiciclo e non ha tremore quando annuncia un quinto pacchetto di sanzioni, che di certo non sarà l’ultimo.
E stavolta si infrange pure il tabù energia. Il quinto pacchetto di restrizioni messo sul tavolo ieri dalla Commissione – in coordinamento con gli Usa e i Paesi del G7, che oggi formalizzeranno il nuovo affondo – oltre a bloccare scambi commerciali per un volume d’affari di circa 20 miliardi di euro e l’accesso a navi e tir, inizia a colpire l’import degli idrocarburi russi.
“Separate” le fonti fossili, si comincia con lo stop al carbone: vale quattro miliardi di euro l’anno – ed è più semplice da sostituire rispetto a petrolio e gas – ma la presidente ha assicurato che questa misura «non è l’ultima» e il prossimo obiettivo è il greggio: «Non abbiamo finito. Stiamo lavorando a sanzioni ulteriori che includano il petrolio e stiamo riflettendo su alcune proposte presentate dai Paesi membri» come «la tassazione dell’importazione di energia dalla Russia», avanzata dalla Polonia, «o l’apertura di canali di pagamento specifici» per le forniture in corso, «ad esempio attraverso dei depositi bloccati».

Le fa eco l’alto Commissario per la Politica Estera Borrell che svela il perno della strategia su cui si basa l’azione di queste settimane; La priorità è far finire questa guerra il prima possibile. Ma non possiamo accettare qualsiasi epilogo del conflitto.
Non possiamo accettare un’Ucraina non democratica sotto il controllo di Mosca.
Con buona pace dei commentatori Tv italici e non, che per cinque minuti di notorietà cancellano decenni di storia e di lotte per la libertà.
 
L’Ue deve continuare a «fare pressione sulla Russia e ad armare l’Ucraina. Abbiamo dato a Kiev un miliardo di euro, che può sembrare tanto, ma mille milioni di euro sono quello che paghiamo a Putin ogni giorno per l’energia che ci fornisce. Dall’inizio della guerra gli abbiamo dato 35 miliardi di euro: confrontatelo con i mille milioni che abbiamo dato agli ucraini perché si armino».

In queste ore i gruppi politici stanno negoziando il testo della risoluzione che verrà votata giovedì 7 aprile.
Numerosi emendamenti sono stati presentati perché ci sono sensibilità diverse di ogni fazione politica su un tema complesso com’è l’energia.
Nonostante questo però giovedì verrà adottata una risoluzione ambiziosa che mostrerà un Parlamento europeo unito e coeso, che spinge verso una soluzione del conflitto che consegni alla storia l’unica verità possibile: la libertà e la democrazia non sono e non saranno mai valori negoziabili.